Autore Topic: La voce del Silenzio  (Letto 590 volte)

Steven Joseph

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La voce del Silenzio
« il: Novembre 05, 2013, 18:39:32 »
                                                  La voce del silenzio
Silenzio. Il silenzio più totale era disceso su di me e mi isolava dal mondo.  Di colpo aprii gli occhi e non notai alcuna differenza. Il buio mi circondava e mi avvolgeva nel suo gelido abbraccio.  Cercai di captare un qualsiasi segnale che mi potesse rivelare dove fossi e cosa mi fosse successo. Nella mia mente il buio era addirittura più  nero di quello che i miei occhi percepivano. I ricordi di ciò che mi aveva portato a far parte di quell’immensa oscurità si riducevano ad un indistinto sovrapporsi di suoni e voci. L’unica cosa che riuscii a ricordare fu una tunica rossa. Rossa come il sangue e come l’inferno.  Insieme ad essa uno sguardo. Era diabolico, mi fissava dall’alto e, nei pochi istanti in cui i miei occhi incrociarono quegli occhi sconosciuti, riuscii a leggere nella sua anima un profondo desiderio di vendetta. Capii che non desiderava la mia morte, ma solo osservarmi mentre, soffrente, la vita mi abbandonava.
Improvvisamente le mie mani percepirono una morbida superficie sotto di me. La esplorai a lungo prima di comprendere che fosse un letto.  Continuai ad esplorare il materasso sul quale mi trovavo, speranzoso di trovare un qualche indizio che potesse risolvere tutto questo. Niente. Non riuscii a scovare alcunché di utile, anzi proprio niente.
D’un tratto udii un qualcosa che ancora oggi mi perseguita come quella volta. Un insieme di bisbigli iniziarono a diffondersi per la stanza. Li sentivo ai piedi del letto. Avvertivo che c’era qualcuno con me in quella stanza ma non potevo vederlo. Mai come in quel momento mi sentii vicino alla morte. Mi sembrava persino di avvertire il suo gelido respiro sul collo, ma probabilmente quelli erano brividi di paura. Quella stessa paura che iniziò ad insinuarsi in me, espandendosi velocemente e raggiungendo ogni singolo organo o cellula del mio corpo. Rimasi immobile ad ascoltare per cercare di afferrare anche una sola delle parole che viaggiavano nell’aria, nascoste dai bisbigli. Non riuscii a cogliere altro che suoni confusi, sembrava che quelle persone non si dicessero alcunché, ma che si limitassero a bisbigliare. Diabolico. Chi mai potrebbe fare questo? Sentii che non avrei potuto morire. Chi avrebbe badato a Grace, la mia bambina? Chi l’avrebbe vista crescere? Chi avrebbe camminato accanto a lei nel duro viaggio della vita? Il suo dolce visino mi comparve prontamente davanti agli occhi e allora capii che avevo ancora tante cose da fare. Il libro della mia vita non era ancora arrivato all’epilogo e c’erano ancora molte pagine da scrivere.
L’adrenalina prese a circolarmi in corpo e fui pronto a lottare. Mi alzai di scatto e mi misi seduto sul letto. Quando appoggiai in piedi al pavimento, mi accorsi che i bisbigli si erano zittiti e il silenzio tornò a purificarmi le orecchie da quelle voci che fino a poco fa mi stavano facendo impazzire.
Mi alzai in piedi e imposi le mani per tastare l’ambiente circostante. Avvertii il nulla scivolarmi tra le mani e quindi avanzai. Le mie mani urtarono una superficie fredda e leggermente ruvida. Dopo pochi altri tocchi, capii che si trattava di un muro e presi a percorrerlo fino a che non avvertii un oggetto molto più freddo e di forma sferica che mi si insinuò tra le mani. Lo tastai per qualche secondi e realizzai essere un pomello. La mia mente mi suggeriva che sicuramente la porta non si sarebbe aperta e mi rassegnai al fatto che non sarei potuto uscire da quella stanza né allora, né mai. Come un fulmine a ciel sereno, una nuova idea si fece strada in me e mi spinse  a proseguire. Mi feci quindi coraggio e impressi la mano sul pomello. Lo girai e…
La porta si aprì magicamente. Una gran luce mi invase e penetrò nella stanza. Non volevo conoscere cosa ci fosse nella stanza o se i bisbigliatori esistessero davvero. Volevo solamente andarmene da quel posto maledetto. Un pensiero a quella stanza, però, mi rimase e decisi di chiudere la porta. Così lascai lì dentro ogni paura e ogni esitazione e fui libero di proseguire. Ciò che mi si aprì davanti agli occhi fu un lungo corridoio illuminato da miriadi di candele disposte su entrambi i lati. Presi ad incamminarmi e notai come i quadri che decoravano la parete rappresentassero ambientazioni lugubri e terrificanti. Case spettrali e castelli abbandonati erano il tema principale in quella serie di quadri. D’un tratto avvertì una voce che sembrava avvicinarsi sempre di più e, dopo qualche secondo,  realizzai appartenere a Grace. Mi voltai da ogni parte, cercando di scorgerla, ma niente. La sua voce sembrava prigioniera dell’aria.
All'improvviso mi apparve a qualche metro di distanza la piccola figura di Grace che mi chiamava. La sua mano aperta in un gesto disperato era rivolta verso di me, come per chiedere aiuto. La sua figura si allontanava all’indietro lentamente, come fosse attirata da qualcosa. Io non persi tempo e le corsi incontro più veloce che potei. Man mano che mi avvicinavo a lei, però, questa si allontanava ad una velocità maggiore. L’ansia cresceva e mi rendeva impossibile un aumento della velocità. Mi paralizzava e mi indeboliva come mai mi era successo prima di allora. Temevo che le tenebre l’avrebbero inghiottita per sempre e che io, pur avendo potuto, non fossi riuscito ad impedirlo. Non me lo sarei mai perdonato.  La velocità con cui Grace veniva risucchiata dal buio aumentò e la mia bambina scomparve dalla mia vista. Presi ad accelerare ancora di più di quanto il mio corpo mi permettesse. Non riuscii più a scorgerla, ma, nonostante questo, continuai a correre. Sapevo che se avessi dovuto morire, l’avrei fatto per Grace.
Improvvisamente tutto ciò che avevo intorno sparì e mi ritrovai  a essere catapultato per terra, vicino ad un cassonetto per l’immondizia. Mi trovavo in un vicolo che conoscevo molto bene. Si trovava esattamente dietro casa mia. Mi rialzai e corsi verso casa. Dentro di me sapevo che era tutto finito. Tornato a casa ritrovai tutto così come lo avevo lasciato. Grace corse verso di me e mi strinse forte. Io la abbracciai, consapevole più che mai, che non l’avrei più lasciata.
Cosa successe quel giorno non riuscii mai a capirlo, ma una cosa mi fu chiara. Sapevo per certo che  quel mistero sarebbe rimasto per sempre sigillato nella parte più interna di me, senza possibilità di rivedere la luce.

nihil

  • Mucchine
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Re:La voce del Silenzio
« Risposta #1 il: Novembre 10, 2013, 15:48:58 »
un'andata e ritorno nel proprio io narrante o nel mondo oltre il nostro. Meglio andare a vanti senza domande, le risposte potrebbero essere angosciose.