Al mio mare
bello e vivo, penso
nella brezza della sera
e rimembro quando
un tempo egli era
delle civiltà l’incontro,
dove uomini lontani
diventavano fratelli,
diventavano vicini!
Ora guardo il mio mare,
penso e misuro:
e mi accorgo che di bello
ha perso tutto,
vi è rimasta solo l’acqua
più salata di una volta,
dove gli uomini che si incontrano
sono emeriti estranei,
sono ‘fiere’ d’altri luoghi,
sono rivali da combattere.
Vedo ora nel mio mare
non più gente che festeggia,
non più gioia nel venire;
vedo piangere bambini,
donne gravide morire!
Il mio mare, blu di lapislazzuli,
è ormai un manto rosseggiante,
scarlatto, rosso più del sangue!
Anche i pesci, suoi abitanti,
si sono ormai rifiutati
di sguazzarci e di ballare,
di godersi questo mare.
Ecco il mare di cui andavo fiero:
è ridotto ad un macello,
alla stregua delle bestie,
del più macabro cimitero!
Giuseppe Salvatore Sugamiele