Di lei non ho raccontato mai niente, solo adesso me ne sto rendendo conto e dopo anni che la conosco a fondo. Forse per quel suo tono dimesso, e quella dipendenza da tutto quasi fosse una colpa da scontare.
A quel tempo, avrà avuto si e no quattordici anni, la ricordo stretta al suo grembiule nero e con le ballerine ai piedi, l'unico orgoglio della sua discreta esistenza. Stava sempre accartocciata alla sua sedia e durante la ricreazione mangiava il suo panino senza parlare con nessuno. Il padre le era morto solo da qualche mese, e non sapeva niente della vita e dei compagni. Fu in quell'anno che conobbe quello che divenne suo marito.
Si sposarono una mattina di marzo, una leggera pioggerellina aveva bagnato le strade e lei stretta al suo abito bianco, accennando un lieve sorriso al fotografo, senza capire nulla di se stessa e della vita disse il suo sì al prete e poi guardò il marito. Non aveva nemmeno ventanni e dell'amore pensava fosse quell'uomo che per primo si era mosso a compassione e aveva guardato lei piuttosto che le altre tutte a differenza sua più belle.
Eppure accadde anche a lei d'innamorarsi il giorno in cui conobbe un suo collega. Quello era tanto diverso dal marito, finalmente qualcuno l'ascoltava, ciò che lei diceva per lui aveva un valore. Fu il marito a scoprire questa intesa un giorno che per caso cercando spiccioli dentro la borsa della moglie, vide una piccola lettera scritta a mano nella quale con calligrafia tremante lei rivolgeva ad uno sconosciuto parole, quelle di un addio, di una rinuncia all'armonia che non poteva essere sostenuta per lei piccola moglie di tre piccoli figli.
Quella lettera non arrivò mai al suo destinatario che accettò nel tempo un silenzio mai spiegato, mentre al contrario fu portata in giro per lavare la vergogna e trovare un'amara vendetta. Lei chiuse per sempre il cuore scegliendo di rinunciare alla sua vita e vivendo silenziosa quella del marito per espiare così la grande colpa. Oggi le rimane solo la lettura di piccoli romanzi rosa, quelli nei quali ad occhi aperti sogna e s'innamora.
Che rabbia vederla così rassegnata, ma lei continua a cucinare, lavare e far la spesa.
Ogni tanto mi chiede di farle compagnia, andiamo al cinema, mi dice, e io l'accompagno silenziosa, senza dirle nulla, questo è il nostro patto, sa come la penso, sa come viviamo entrambe.
Per lei non provo più rabbia adesso, per questo la racconto come una donna senza la sua storia. Un mondo fatto di pagine e parole, film e poesie lavorate all'uncinetto. Turchese è il suo colore, e un fiocco in ogni dove, ricordo del suo tempo, forse di quello quando bambina il padre le teneva stretta la manina, e lei orgogliosa andava in giro mangiando il suo gelato. Occhi sperduti, rimasti lì a guardare quell'amore, senza mai averlo vissuto e solo col rimpianto d'averlo perso prima del suo tempo. Sogni sfregiati, e infranti sugli scogli, quelli della scogliera nera bagnati dal suo mare quando d'estate torna a vivere solo tra quelle acque.
Non una foto, e nemmeno un autoritratto, niente e poi niente appeso alle pareti. Sul comodino adesso un orologio, la foto delle nozze incorniciata, e una madonna che abbassa il capo in segno di perdono.
Pochi i vestiti, le tinte tutte uguali, qualche collana e un piccolo orologio al collo. Il tempo scorre e niente è più uguale, nemmeno lei che sembra adesso solo aspettare.