Il Cancelliere tedesco Angela Merkel vince, ma non stravince, la sua è una vittoria ottenuta a prezzo della sconfitta del suo principale alleato nel governo uscente: i liberali della Fdp.
La Merkel, in ogni caso, è destinata ad essere ricordata nei libri di storia tedeschi, poiché è riuscita a far superare al suo partito la barriera del 40% dei consensi, che non accadeva da 20 anni, rientrando nella stretta cerchia dei “grandi” cristiano-democratici tedeschi che vantano lo stesso primato: Konrad Adenauer e Helmut kohl.
Un dato, per tutti, va certamente citato: per la prima volta un partito nato solamente la primavera scorsa, l’Afp (Alternativa per la Germania) ha “rischiato” di entrare in parlamento (la Camera bassa) sfiorando il limite del 5% dei voti (il 4,7%), dimostrando così che tra gli elettori tedeschi vi sono molti che pensano che un’alternativa all’Euro c’è e che tale politica non sarebbe nociva alla Germania. E pensare che, sino ad oggi, ne’’Eurozona chi ha tratto i maggiori benefici è stata proprio la Germania, che si è sempre avvantaggiata delle politiche volte a proteggere gli interessi del sistema bancario tedesco.
Il baricentro politico, quindi, si sposta necessariamente a sinistra, attraverso la coalizione con i socialdemocratici o con i verdi, o, in alternativa, è prospettabile una terza via quella della “grande coalizione di centro sinistra, che comprenda tutti i partiti di centro sinistra. Questo, nella considerazione che la Merkel, nella sua corsa verso la conferma al suo terzo cancellierato, ha anemizzato i liberali e, durante gli ultimi quindici giorni di campagna elettorale, è riuscita a far sorgere il dubbio che i sostenitori dell’Alternativa per la Germania, se fossero davvero riusciti a superare la soglia del 5% dei voti, avrebbero condotto la Germania verso una politica anti-europeista ed anti-euro, con grande sconvolgimento per le politiche economiche e sociali. Del resto, la Merkel per convincere il suo elettorato, ancorché sostenuta di malavoglia dal suo stesso partito, ha dovuto ammorbidire i toni dei suoi programmi di governo per i prossimi quattro anni, assicurando che nel corso del nuovo mandato si sarebbe maggiormente preoccupata del welfare, senza tuttavia aumentare le tasse. Un programma, questo, giudicato dai maggiori esperti inattuabile per via dei costi eccessivi che comporterebbe.
Nulla dovrebbe cambiare nell’Eurozona, per quanto concerne una politica più tollerante verso i Paesi più in difficoltà, ovvero la possibilità di emettere gli Eurobond o di superare la fatidica soglia del 3% tra Pil e deficit. Tuttavia, ha già dichiarato la Merkel, un punto di incontro si potrebbe trovare, allo scopo di rilanciare i consumi e l’economia in tutta l’Europa. Un concetto che, opportunamente analizzato, farebbe pensare ad un nuovo indirizzo politico da parte dei singoli paesi dell’Eurozona, volto ad accrescere i poteri delle istituzioni e degli organismi del Governo europeo, a fronte di una minore presenza ed influenza da parte dei singoli stati. Un pensiero, che a dir poco è rivoluzionario, se si pensa a ciò che è stata sino ad ora l’Europa, nella considerazione non solo dei suoi cittadini ma anche degli stessi politici, che hanno operato con miopia senza un progetto a lungo respiro che prevedesse scelte e impegni a favore dell’Ue e non solo dei singoli governi.
Resta ora da capire e da vedere se la Cancelliera vorrà indirizzare la sua azione politica per il mantenimento del consenso tra il suo elettorato, posto che voglia ancora ricandidarsi tra quattro anni, o se, invece, nella considerazione che questo comunque sarà il suo ultimo mandato, porterà avanti quei programmi che sono tanto cari all’ala sinistra del governo che va a formarsi che, in prospettiva, dovrebbe conferirle nuovo prestigio internazionale, da parte dei Paesi del Sud Europa i quali, sino ad oggi, hanno dovuto invece misurarsi con la sua politica di austerità dei conti pubblici.
E’ indubbio che l’elettorato tedesco, ha mostrato di fidarsi ancora una volta di lei, pur manifestando qualche frangia di scollamento che proviene dalla destra politica del Paese, la quale vorrebbe un allontanamento della Germania dall’Eurozona e dalle sue ferree regole.
Nell’immediato futuro, la Cancelliera dovrà decidere se traghettare la Germania definitivamente verso un’Europa sempre più coesa e condivisa, oppure se indirizzare la sua azione di governo nella realizzazione di una politica ancora più attenta alla famiglia, al lavoro e all’impresa, mantenendo le promesse fatte ai suoi sostenitori più fedeli: un welfare efficiente senza ulteriori aggravi per i cittadini.
Un’impresa, questa, sempre promessa e mai realizzata, invece, nel Bel Paese, tenuto conto che i governi Berlusconi, Bersani e Monti, hanno avallato le scelte del governo europeo relative al cosiddetto “fiscal compact”, che prevede nei prossimi venti anni una rapida e automatica riduzione del debito pubblico, che avrà come conseguenza un ulteriore impoverimento delle risorse finanziarie da destinare all’impresa e al welfare.