No, non voglio pensare a ciò che ho fatto, mentire senza pensare oltre. I miei figli piccoli ed io che vado in giro con un altro uomo come se la mia vita non contasse nulla. Cosa me ne faccio della mia faccia tinta, di un paio di tacchi e dei capelli al vento. Loro mi aspettano come se fosse facile, uscita stamattina come per un lavoro e invece sono qui a ridere e mentire.
No, non voglio pensare che la mia testa è stolta, che il cuore non ha orecchie e tutto il corpo mente solo per un bisogno. Ho fatto questo e che sarà del dopo?
Ritorno il pomeriggio, abbraccio i miei bambni e tutto è come prima, ma prima di che cosa? Perché mentire è facile, si è come abituati come se fosse cibo e acqua a mai finire. Mi levo tutto e lavo ogni traccia di trucco, e sotto c'è l'inganno di un tempo malgoduto a danno di chi crede e sente per davvero. Che abbia sbagliato tutto ha forse una via di uscita, ma se sto fuori e mento al tempo che dirò, lui non perdona e avanza e chiederà il suo conto, forte deciso e chiaro e senza che me lo aspetti. Non sono quegli occhi ingenui adesso a farmi piangere, guardarmi dentro senza mentire affatto procura un gran dolore fisico e mortale.
Voglio pensare a ciò che ho fatto, perciò raccolgo i miei vestiti e mi metto a lavare, intanto il volto si riga di lacrime e di tempo, mentre i bambini giocano ignari del mio inferno.
E la menzogna è dura, fa male veramente, voglio pensare ancora e per la prima volta veramente.