Autore Topic: Omicidio colposo  (Letto 570 volte)

ectobius

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Omicidio colposo
« il: Agosto 19, 2013, 09:47:36 »
Un foglio bianco lento ondeggia lungo una scala aerea, gradino dopo gradino, uno di qua uno di là Arriva a posarsi su un costato martoriato Si macchia… rosso sangue.
L’autobus è fermo, vuoto di passeggeri Proveniva dal deposito verso il capolinea.
Il conducente è sceso e se ne sta ritto immobile nell’incerta luce di un’alba livida riflessasulla poca neve caduta nella notte, già grigia di smog. Gli occhi sbarrati fissi al portone dell’elegante condominio dal cui balcone centrale pende un nastro bianco di lenzuola annodate che ondeggia pigro, mosso da una lieve fredda brezza, a sfiorare i battenti del portone del condominio.
Pendolo  che segna un tempo sospeso.
Un ladro in fuga?… Impossibile!
Una improvvisa minaccia?
Forse... ma da chi?
Presente sulla scena una donna stretta in un lungo logoro pastrano dono della Caritas: i lineamenti inespressivi, fermi; i lineamenti che un giorno furono splendenti di bellezza; il volto pallido e magro come succhiato dall’amarezza.
Le trovi sempre in ogni luogo queste vecchie bellezze, disunite e logore, scacciate dalla notte.
A qualsiasi ora, cose abbandonate, svogliate e distratte.
Un altro relitto della notte si muove in lontananza sbandando.
Presenze insignificanti... disinteressate a tutto!
Un nuovo figurante, che non lo si è notato arrivare, è apparso così come dal nulla e cerca il pulsante della portineria. Lo preme, e tiene lontano con l’altra mano il cordone di lenzuola bianche svolazzanti sul suo viso.
Nessun altro sul palcoscenico dell’incidente, oltre il morto; il foglio svolazzante scritto di sangue; il conducente dell’autobus.
La portinaia lo conosceva appena, l’inquilino fuggiasco.
Era ingegnere!
Ha interrotto laggiù la sua pazza corsa in ciabatte nella neve.
Assurdo… a quest’ora correre nella neve.
“Un signore normale Serio tranquillo educato… Salutava sempre!” .
È rientrata in portineria la portinaia grassa, per telefonare alla polizia.
Si fanno avanti sulla scena altri tre uomini infreddoliti.
Uno con una borsa logora in similpelle da impiegato del catasto Apatico per una sorta di deformazione professionale da impiegato modello di sportello che non deve lasciare spazio a emozioni, turbamenti, incazzature Impassibile professionalità da macchina impiegatizia! Gli altri due hanno borse da supermercato, bianche di plastica. Borsine! Gonfie per la pausa pranzo.
Sono molto concentrati i tre, avendo fretta d’andare a timbrare, ma  dalla breve sosta sembra non vogliano lasciarsi sfuggire nessun particolare. Vogliono guardare da vicino l’insolito cadavere che è sui quaranta quarantacinque e giace di traverso sulla strada, il volto pallidissimo e intatto Solo il costato schiacciato. Indossa un accappatoio di buona qualità; una ciabatta di pregiata pelle è lontana, orma isolata nella neve; un’altra ciabatta gli è accanto; i piedi lividi.
Pur in queste condizioni si intuisce che il cadavere appartiene ad una razza diversa sconosciuta ai tre che osservano, e avrà certamente avuto un importante motivo per morire.
Questo pensano soprattutto i due delle borsine… pensano al motivo che quelli della propria razza nemmeno si sognano quando cadono da un’impalcatura senza lenzuola e senza il tempo di un pensiero. Le borsine!, di plastica della pausa pranzo contengono pane, frittata di maccheroni (di quelli avanzati dal giorno prima), vino. Borsine!,  ormai inutili dopo la caduta, restano dimenticate e abbandonate nella polvere.

Il rito della pausa pranzo celebrato in solitudine: un pezzo di pane e uno di frittata di maccheroni avanzati per te… e  uno per me.
“Mangiate, questo è il mio corpo!”.
Un sorso di vino a te… e uno a me.
“Bevete, questo è il mio sangue!”.
E Amen!
“Ite Pausa Est!”…
Affrettarsi all’impalcatura.

Ma questo qui non ha da donare né corpo né sangue Non saprebbe nemmeno a chi donarli.
La sua morte immotivata!
Ha avuto tempo per pensare… a lungo e profondo… pensare ad una morte tutta sua, senza un colpevole.
Nessuno la raccoglierà questa morte.
Solo.
Col petto schiacciato.
Solo e privo di vita.
Se ne impossesseranno del suo corpo, ma non lo mangeranno Lo squarteranno e scopriranno la causa… della morte.
Rottura dell’arteria aorta!… Stop.
In arrivo l’auto della  polizia lampeggiante con sirena dal viale deserto.
Stridono i freni.
Sono in quattro Tre in divisa, uno in abito borghese, il commissario.
“Spenga quel maledetto motore… Non sente che puzzo?”, ha gridato, il commissario E tossisce con violenza e sputa in un fazzoletto.
Raccoglie dal costato il foglio di carta, lo esamina... solo scritto di rosso sangue.
“Coprite questo disgraziato!”.
Lo agita eloquente, il foglio, il commissario spazientito, e fa il gesto come per pulirsene il culo.
“È senza importanza!… lo metta comunque agli atti! E chiami l’autorità giudiziaria.”
Poi, rivolto al conducente dell’autobus che è… come dire?… sotto shock!
“Lei si fermi qui… non si allontani!”
“Io sono innocente!”
“Aspetti a dirlo! Un uomo è morto!… e non si muore mai senza colpe!”.
“Ma…”
“Taccia!!… le conviene! In fragranza di reato potrei arrestarla… quantomeno per omicidio colposo!… Per ora sarà trattenuto!… sotto inchiesta!… Cominci comunque a pensare ad un avvocato…”.
L’autorità giudiziaria tarda ad arrivare.
Il traffico si infittisce e rallenta in corrispondenza dell’autobus fermo per dar tempo agli automobilisti sgasanti sostanze mortifere di vedere la sagoma del morto sotto il lenzuolo.
Chiusi negli abitacoli si affannano a pulire con le mani i vetri appannati Occhi assonnati lacrimosi di fumo di sigarette... una dietro l’altra... Sfatti.
E finalmente arriva, l’autorità giudiziaria.
E c’è già un traffico intenso.
L’aria è densa oleosa e fa tossire il commissario, e la tosse si accentua alla vista di quest’omino piccolo, occhialini rotondi con montatura in oro, borioso e di malumore per l’ora inopportuna.
“Scelgono sempre le ore meno comode!… ‘sti disgraziati!”.
Ha guardato il morto Poi lo sguardo è andato al portone.
Le lenzuola!
Ha considerato i disegni in gesso sull’asfalto.
L’autobus!
Ha capito tutto in un attimo ed ha concluso.
“Certo che se questo stronzo… se quest’autobus fosse arrivato con un minuto di anticipo o meglio di ritardo…”.
Ha firmato alcune carte… fumando lì in piedi. Il commissario tossisce ché il fumo della sigaretta dell’autorità lo insegue… come sempre.
A supporto della penna d’oro dell’autorità viene utilizzata la borsa del cancelliere, che è un ometto modesto sempre un passo indietro, ma che in questa strana rara occasione  si dà il di coraggio di dire la sua:
“Mi permetto di farle osservare… rispettosamente s’intende… che l’incidentato fuggiva… era forse minacciato?… ”, ma gli viene impedito con un gesto brusco di continuare.
“È solo uno squilibrato uno che può scegliere di fuggire così!… Beh, cosa aspettate a sgomberare?”, dice l’omino autorità giudiziaria e se ne va!
Il commissario è colto da un accesso di tosse violento dal timbro quasi asmatico.
Sussurra:
“Coglione!”.
Il carro dell’obitorio è già arrivato.
Messo in un sacco nero della spazzatura il cadavere, lenzuolo e tutto, e via!
Via anche l’autista dell’autobus con l’auto della polizia.
Via l’autobus con conducente di ricambio.
Lo spettacolo è finito! Resta solo il festone delle lenzuola annodate come una decorazione.
E traffico bestiale.
Il commissario e due agenti si avviano verso il condominio.
La portinaia chiede rude che venga eliminato quello sconcio in fretta… le lenzuola penzolanti annodate al balcone.
“È un condominio rispettabile questo Tutte persone a modo Rispettate Con un lavoro onesto di prestigio… medici… ingegneri…  Famiglie serene… Nessun drogato!”
E il festone della fuga è marchio ingiusto! Intollerabile
Il commissario ne conviene.
“Protrarremo al minimo il disagio… Certamente colpevole!… Indegno!… Ma io voglio scoprirlo l’altarino… Ah! Se lo scoprirò!… Succedono di quelle cose nei quartieri alti… ci indichi l’appartamento di ‘sto disgraziato!”.
La porta dell’appartamento è chiusa Una porta di ottima fattura Lucida, e senza un graffio
Uno dei poliziotti propone di forzarla.
Il commissario:
“Coglione!… una bella porta così…! Il balcone è aperto, entreremo per di là!”.
Tenta di arrampicarsi alle lenzuola, il commissario… Non ce la fa!… Tossisce furiosamente.
“Se non fosse per questa dannata asma…”
L’insuccesso lo ha  molto contrariato E tossisce ancora con timbro  asmatico.
Fallisce miseramente anche il tentativo, a turno, degli  agli altri tre, per quanto più giovani del commissario… e senza asma.
Si rincuora il commissario e comanda.
Il tono ora è rude, come di chi ha riacquistato l’autorità messa inopinatamente a rischio da un’impresa impossibile alla sua età, in sovrappeso e con asma.
Ce le ha tutte le scuse buone!
“Telefoni ai pompieri!… Presto!”

L’appartamento è un monolocale, ed è in ordine. Solo il letto è disfatto e contro la porta di ingresso e della cantina sono stati sospinti un cassettone, e una poltrona.
Abbondanza di libri in uno scaffale che occupa una intera parete. Una scrivania ingombra di libri.
“Ecco!… L’avevo sospettato!… È evidente!… qualcuno lo minacciava, ed è fuggito… C’è del losco in questa vicenda… Altro che rispettabili!… Debosciati… E se non ci fosse stato quel maledetto autobus… proprio in quel momento… a complicare l’indagine!… Ma scoprirò lo stesso lo sporco intrigo… A costo di installarmi qui… notte e giorno”.
Non può aver ragione quel giudice coglione.
E a questo pensiero prende a tossire.
Spostano il cassettone e la poltrona, chiudono il balcone e vi pongono i sigilli.
Aprono la porta con la chiave che era nella toppa Escono sul pianerottolo, chiudono a chiave e pongono i sigilli anche alla porta.

Il processo al conducente dell’autobus viene celebrato con rito abbreviato.
Ha riconosciuto la colpa e si affida alla clemenza della corte.
L’accusa ha brevemente esposto i fatti.
“È appurato da scrupolosi calcoli che l’autobus è transitato sulla scena del delitto con ben un minuto di anticipo rispetto all’orario previsto. Chiaro quindi che se fosse transitato in orario giusto non ci sarebbe stato l’omicidio… chiaro anche che per arrivare in anticipo sono stati superati i limiti di velocità. Forse non c’è stata volontarietà… forse. Ma la colpa risulta evidente: Imprudenza Imperizia Negligenza… c’è tutto per omicidio colposo!”.
Scroscia un applauso dal pubblico.
Prima che la difesa prenda la parola, il Presidente invita l’avvocato ad essere conciso.
“… Guardi il mucchio di pratiche ancora da esaminare… etcetera!”.
“Signor Presidente, mi rendo conto di approfittare del suo tempo prezioso, ma nell’interesse del mio assistito dovrò essere preciso… fino allo scrupolo. Mi perdoni e non si spazientisca! Mi occorre un minimo di tempo. Parto direttamente dal nocciolo!, che se il mio cliente fosse giunto sul posto con qualche attimo di... le conseguenze sarebbero state ben più gravi, in quanto, invece che il costato, sarebbero stati ridotti in poltiglia gli arti inferiori con esito probabilmente ugualmente letale, e tra grandi sofferenze... r questa sarebbe stata eventualità peggiore, ché avremmo avuto un invalido in carrozzella da mantenere per una vita… e non consideriamo le spese ospedaliere!… Che se poi il ritardo fosse stato appena più lungo, ci avrebbero pensato le ruote posteriori dell’autobus piuttosto che quelle anteriori!… Tutto evidenzia una fatalità… una necessità!”.
Il Presidente mena colpi terrificanti sulla cattedra col suo martello ché dal pubblico si è  levato un mormorio di disapprovazione… Il pubblico esige un colpevole e una pena esemplare!
Il giudice presidente non si lascia comunque influenzare ed emette il suo verdetto.
Rivolgendosi all’avvocato della difesa
“Apprezzo le sue considerazioni, ma ritengo, ad ogni modo, che il suo cliente sia colpevole di omicidio colposo… per quanto con attenuanti generiche”.
Si alza in piedi Batte il martello e solennemente:
“In nome, etcetera etcetera, si condanna l’imputato all’ammenda massima per l’eccesso di velocità ed alla sospensione della patente per mesi due. La condanna tiene conto delle agevolazioni derivanti dal rito abbreviato… Il caso è concluso!”.
Il pubblico rumoreggia… la pena è ritenuta lieve.
Crucifige! Crucifige!
Il Presidente mena colpi col martello:
“Chi è senza peccato scagli la prima pietra!… Il caso è concluso!… Faccia sgomberare l’aula!”.
« Ultima modifica: Agosto 19, 2013, 18:02:12 da ectobius »

presenza

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Re:Omicidio colposo
« Risposta #1 il: Agosto 20, 2013, 22:16:21 »
Mi piace. Immagini del tutto attraverso quadri di parole. Scritto minimale a sottolineare il massimale di un tragico "a presso porta".

E quel finale... !!!

ectobius

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Re:Omicidio colposo
« Risposta #2 il: Agosto 21, 2013, 07:57:41 »
Grazie Presenza.
Hai colto il significato del racconto:  quando si muore di morte violenta, qualunque e comunque, la colpa non è mai solo privata, la colpa è sempre estesa.
Nel caso l’incidentato fuggiva... ma da chi?
Fuggiva da se stesso, e allora?, è veramente l’unico responsabile?
« Ultima modifica: Agosto 22, 2013, 10:04:28 da ectobius »

nihil

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Re:Omicidio colposo
« Risposta #3 il: Settembre 10, 2013, 19:01:41 »
mi sembra che stai cambiando modo di scrivere, sei più regista della scena e con primi piani precisi e sarcastici. Siamo diventati davvero cos? forse sì, vedo in rete tante notizie nere e la gente non aspetta altro per dire la sua, accusando, condannando, criticando ( quasi mai meditando) e il più delle volte senza capire o sapere cosa è accaduto. Basta avere da dire qualcosa credendo di essere superiori, respingere il colpevole-innocente nella sua casella, per poi continuara a cercare un nuovo colpevole da crocefiggere, perchè sino a che ce ne sarà uno, noi sembreremo innocenti. :(