Robert Walser!
Da leggere soprattutto di questi tempi che sono i tempi della competizione, delle sgomitate, dell’apparire, del voler essere ad ogni costo... insomma del poter dire infine la fatidica frase:
“Lei non sa chi sono io”.
Ed ecco Walser che ha solo voglia di nascondersi, essere nessuno se non se stesso, fuori dall’ingranaggio, per salvarsi l’anima. Eppure la vita la ama, ama il mondo che lo circonda, ma sempre deciso a non dire sì a qualsiasi condizionamento. Cioè capace di amore, ma resistente alle istanze della società conformista e della natura che persegue il suo cieco scopo, che è quello della sopravvivenza della specie, anche ora che siamo sovrappopolati e non ce ne sarebbe più bisogno. E Walser ama guardarsi intorno nelle lunghe passeggiate, anche cento chilometri e con qualsiasi condizione di tempo. Scrittore di altissimo livello (sembra che la sua sia una delle migliori prose in tedesco: peccato non poterlo leggere in originale), e come già detto, anche personaggio affascinante, tanto coerente da infine scegliere di isolarsi in un manicomio senza essere assolutamente malato di mente (ci fu bisogno di una falsa diagnosi di comodo). Morì coerentemente durante una passeggiata nella neve in un giorno di Natale… e da morto, dicono, sembrava sorridere.
“La passeggiata” è da leggere: un piccolo poema.
Adelphi
Ecco!, Walser mi riporta ora alla mente un altro particolare personaggio: Barthleby lo scrivano, di Melville. Lo so! È diverso, ma le associazioni mentali percorrono spesso tragitti misteriosi, fatti di numerosi intimi sentimenti. Io mi sento ora capace di rispondere alla Bartheby ad ogni invito:
“PREFERISCO Di NO!”.