Ho visto che questa sezione sonnecchiava, allora ho pensato di risvegliarla... Sebbene in prima persona, il contenuto è solo frutto della mia fantasie e creatività e se ho sbagliato sezione, avvisatemi.
Carla “carestia”
Quel mattino, trovammo la comunicazione della imminente riunione sulle nostre scrivanie appena arrivati. Sicuramente l'aveva lasciata il nostro responsabile la sera precedente, era sempre l'ultimo a lasciare l'ufficio. Tra i pochi punti, forse il più importante, era la presentazione della ragazza in sostituzione per la maternità di una collega. Un minimo di curiosità c'è sempre in noi uomini per queste cose, ma quando questa persona si presentò avanti a noi, fummo profondamente delusi. Carla si presentava esile e molto alta, un corpo quasi sproporzionato. Il nostro responsabile arrivava alle sue spalle, dove finivano i suoi lunghi capelli neri. Sotto di questi, due occhi neri, osservavano tutti noi, scrutavano, come si fermarono più volte nella mia direzione. I nostri occhi erano gli unici alla medesima altezza. La sottile bocca emise poche parole di circostanza. Una voce comunque piacevole. Conclusa la riunione, Lei seguì il nostro responsabile verso un altro ufficio, la seguimmo fino alla porta con gli sguardi. Questi ultimi, li meritava al momento solo il sedere, piccolo, alto, ben fatto e proporzionato, poiché il fronte anteriore era alquanto scarno, si e no una seconda. Il tutto su quelle lunghe gambe, esaltate ancor di più, dal colore scuro dei calzoni. Dopo l'uscita, i nostri commenti si sprecarono, sopratutto per la sua magrezza e altezza, Carla fu soprannominata immediatamente "Carestia". Con quel suo corpo appariscente ma imperfetto, poco invitante, al pari della sua riservatezza, "Carestia" non intaccò minimamente fin dai primi giorni, nessun rapporto come relazione clandestina in ditta. Queste non erano poche, ma per precauzione me ne tenevo ben alla larga. Il destino era comunque già in agguato in refettorio. Quest’ultima era la definizione data a una stanza laterale al magazzino, con due tavoli, quattro sedie, frigo e un scaldavivande, dove alcuni di noi, come il sottoscritto consumavano il pasto come pausa di mezzogiorno. Lei vi arrivò due giorni dopo, verso le 13, mentre ero solo. Entrando, Carla si accomodò al tavolo libero, opposto al mio, dove distese sotto quelle lunghe gambe, aprì la sua borsa, estrasse un yogurt e cucchiaino, iniziando lentamente a mangiare. Ogni tanto alzava quegli occhi, neri e lucidi, osservandomi alle prese con la mia insalata mista. "Dieta?" chiesi per rompere il ghiaccio. "Pasto completo" rispose Lei. "Vedo che anche Lei è a dieta..." aggiunse, sorridendo. "No, semplicemente mi piace la verdura." fu la mia replica. Tra domande e risposte, iniziò così a instaurarsi un dialogo sempre più intimo tra noi, in quell'ora di pausa, altrimenti era altra la sua zona d'azione. Nei giorni seguenti, mi parlò anche dei suoi problemi di salute, quei ormoni impazziti che le avevano regalato quel corpo sgraziato, la sua infanzia, la scuola, gli ospedali, le cure, le delusioni...
... Delusioni, sopratutto dagli uomini che non la consideravano donna attraente, seducente o semplicemente solo interessante. Di carattere però lo era, dal mio punto di vista. Feci l'errore di dirlo apertamente a Carla. La nostra conversazione da allora si fece sempre più profonda, come se ci fossimo da sempre conosciuti. Pochi giorni dopo, consumando il pasto, da soli, uno di fronte all'altro, Lei mi chiese diretta:" Sergio, cosa mi manca ai tuoi occhi per essere una vera femmina?" La guardai stupito della richiesta. "Carne Carla, un po’ più di sostanza intorno agli ossi!" Risposi semiserio, anche se era la verità a tutti gli effetti del suo esile corpo. Lei mi guardò e replicò "Anche di questa carne mi manca...." Accompagnò le parole con un'azione che non avevo mai visto in una donna. In un attimo, qualcosa era salito tra le mie gambe sotto il tavolo, insinuandosi tra le mie cosce ed era appoggiato sulla sedia come alla mia patta dei jeans. Guardai sotto e scorsi il suo piede, fasciato dal gambaletto traforato, che iniziava a massaggiare le mie intimità. Ebbi lo slancio di allontanare quella tentazione, ma mi fermai ad accarezzare quel piede così eccitante nel suo movimento e risultato... "Ti piace?" chiese Carla, proseguendo l'opera con noncuranza, accortasi subito dell'erezione in crescita sotto la stoffa."Carla, potrei essere tuo padre. Sono sposato e ho famiglia! Lascia stare." Non mi ascoltò, Io ero oramai ai suoi piedi nel vero senso della parola. Sorrideva, mi guardava impazzire in quella intrigante situazione, con quei occhi scuri che sembravano infiniti. In questo silenzio, la sua lingua intanto percorreva le labbra, sporche di yogurt, sembrando quasi a presentimento di altri piacevoli sviluppi. "Sono solo all'inizio." disse Lei, mentre io salivo con la mano la caviglia, a cercare il polpaccio."Preferisco i collant o le autoreggenti." dissi per risposta a quella sfida " Ti accontenterò." Carla replicò. A interrompere tutto, arrivò un collega, entrando. Carla fu costretta ad abbandonare l'opera, come io, il suo piede...
... Non abbandonò invece nei minuti seguenti, sorriso e sguardo verso me, letteralmente diabolici, lasciando la conversazione altrove da quanto appena accaduto. Anche per non dare nell'occhio a quel sgradito intruso. Finita la pausa, lasciammo uno dopo l'altro il refettorio, diretti ai rispettivi reparti, con un breve saluto tra noi, accompagnato da un rapido occhiolino da parte sua che aveva ben poche intenzioni sconosciute. Guardai la sua lunga figura allontanarsi nel corridoio, il movimento ritmico delle sue natiche che mal si sposava sulle lunghe gambe e strette nei pantaloni attillati. Si, era un bel posteriore, senza accorge mene ci stavo già fantasticando, sul tutto. Ripresi il lavoro. Ero non poco agitato da quanto prima accaduto e visto, al pari di sentirmi in una sottile trappola. Nulla valeva la ragione, l'etica,nella mia vita matrimoniale serena come monotona, all'esterno di questa situazione. Verso l'ora di uscita, mi arrivò una E-mail interna da Carla. Testualmente scriveva: "Prenditi il pomeriggio libero domani, si continua. Mi piacciono gli uomini maturi, dotati, anche di cervello e rispetto." Ebbi un attimo di panico, ma subito presi la decisione di non accettare, come di parlare apertamente a Carla. Dovevo bloccarla, mandarla altrove a cercare soddisfazione al proprio istinto inappagato. La sera come la notte fu popolata dal pensiero di Carla, un doppio pensiero. Da tempo immemorabile infatti, non provavo un simile turbamento. Per fortuna mia moglie non si accorse di questo. L'indomani arrivai al lavoro prima del solito, speravo di non doverla incrociare, quella tentazione fatta femmina, invece la notai subito. Carla mi stava venendo incontro verso la mia auto. Era impeccabile nel suo completo, fatto da giacca e gonna nera. Le sue lunghe gambe al ginocchio erano esaltate ancor di più dai collant, con camicetta bianca aperta al secondo bottone. Sotto, spuntava il pizzo di un top anch’esso chiaro, a nascondere quel minimo di scollatura che aveva. Questo particolare lo scoprii quando le fui vicino, come anche, al solito, non portava il reggiseno. " Ti piaccio cosi? Appago ora le tue voglie e curiosità? "...
... Guardai Carla fisso negl'occhi. Questi erano luminosi nel suo viso, al pari di essere come soddisfatti dell'effetto provocato nella sorpresa. Poi, continuai percorrere quel lungo e slanciato corpo, dall'alto in basso e viceversa, quasi come ipnotizzato. "Ehi, ci sei?" nuovamente mi riportò alla realtà la sua voce, ora più che mai, dolce, sicura, intrigante."Carla, tu sei matta!" replicai immediatamente."Perché,mi credevi capace di questo?" Rispose. “ Ero completamente attonito ma come rispondere nuovamente a questa ennesima sfida? Realizzai allora, immediatamente, la scelta definitiva dentro di me. "Dove e quando ci troviamo dopo?" chiesi. "Alle 13, all'ingresso del supermercato qui avanti" Disse sicura, padrona della vittoria come della sua voglia di possedermi in pieno, voltandosi e dirigendosi verso l'ingresso principale della ditta. La segui poco dopo, non senza riflessioni come scrupoli nell'aver fatto la scelta giusta. Riflessioni e dubbi che non mi abbandonarono nella mattinata, fino all'ora di pausa. Lei non si era fatta più viva. Chiamai il suo interno per cercarla. La collega mi disse che era già uscita in pausa. Raggiunsi quindi la mia auto in un misto tra eccitazione e nervosismo. Altrettanto contrasto mi accompagnò fino al supermercato, finché non la vidi all'ingresso. Mi avvicinai. Senza esitazione, mi riconobbe, salì subito in macchina. " Sei venuto, ti aspettavo" disse aggiustandosi il sedile e la cintura. La gonna salì leggermente, le sue cosce erano così ancor più scoperte, invitanti. "Pensa a guidare" aggiunse. "Quelle te le godi dopo" disse apostrofando il mio interesse. Mi diede subito l'itinerario da percorrere per raggiungere il suo appartamento, nella prima periferia della città. Arrivati, ci fermammo sotto. Scese, elegante quasi a felino, lasciandosi ancora seguire dai miei occhi."Beh, non ti muovi allora?" vedendomi ancora al volante mentre già s'incamminava verso il portone. Scesi, la segui docile, dietro di Lei, lungo le scale, fino alla sua porta. Carla aprì, entrando velocemente e trascinandomi dietro per la manica. Subito, chiuse dietro noi, girandosi, mi abbraccio e pose le sue piccole ma morbide labbra sulle mie senza alcuna difficoltà....
... Mi sentivo aggrappato a un palo, da come sottile, era Carla tra le mie braccia. Attraverso i suoi capelli guardai lo specchio dell'appendiabiti dietro di lei, rifletteva questa immagine, ero in pratica, doppio di Lei in larghezza. Ma non me ne curai, lasciai Carla scorrere con le mani sul mio corpo, come io nel suo. Arrivai subito al mio desiderio, quelle natiche, piccole e ben fatte, che ora erano anche sode, sotto i miei palmi, attraverso la stoffa ed i collant. "Ti da fastidio la gonna?" chiese Carla, aggiungendo" Puoi sfilarmela se vuoi...". Non mi feci attendere, mi staccai da Lei. Subito mi trovai inginocchiato al suo lato, a cercare la cerniera, che subito scese, come altrettanto velocemente sbottonai la chiusura sopra. Tirai leggermente sotto, con calma, per godere di ogni nuova parte di Lei. Carla mi osservava, tra il stupito e compiaciuto. La punta della sua lingua nuovamente a scorrere sulle labbra, prevedeva ancora sorprese. La gonna cadde, Lei se ne liberò velocemente, mandandola a lato con i piedi, già scalzi delle ballerine. Le sue gambe erano fasciate dal nylon nero, che scompariva tra camicetta e il top, lasciando intravedere le mutandine, di pizzo, scure. Ora, lo spettacolo davanti ai miei occhi era particolare, le proporzioni non erano sensuali ma comunque accattivanti. Carla mi aiutò a risollevarmi, riprendendo a baciarmi e nel frattempo, trascinarmi verso il divano. Mi lasciai portare, ritrovandomi subito disteso, Lei sopra, a gambe larghe seduta sulle mie ginocchia, a spogliarmi. Ben presto fui nudo, sotto le sue mani, che scorrevano ovunque sul mio petto e ventre, con rapide puntate delle dita sotto il bordo dei miei pantaloni, a cercare la mia eccitazione oramai evidente, alta, davanti a Lei. Lasciai Carla giocare di me, delle mie reazioni, fin quando non alzai le braccia, con le mani rapide a sbottonare la camicetta, che Lei si tolse subito, d'istinto quasi. I capezzoli facevano leggera pressione sul suo top, ma ben visibili. Li cercai, stuzzicandoli...
... Si sentivano benissimo, duri, si stavano ingrossando sotto le dita. Lei ebbe piacere del contatto, lo intuii dal suo viso. "Lascia fare a me ora" disse, allontanando le mie mani dal suo petto. Riprese l'opera di massaggio, non fermandosi più al ventre. Stavolta la sua curiosità passò sotto, oltre i pantaloni, scivolando sulla mia pelle sotto le mutande a cercare il mio sesso. Con l'altra mano, intanto, sfilava la cintura, apriva il bottone, per abbassare la cerniera come fece altrettanto con i miei slip. Estrasse subito il mio sesso duro, tenendolo con dolcezza in mano, quasi a rispetto. "Non male" sentenziò, scoprendone il glande. Intuivo cosa potesse fare ma fui preceduto dalle sue parole, come dal suo soppesarmi anche il contenuto dello scroto. "Cosa ne pensi Sergio, se riprendiamo l'opera dove l'abbiamo lasciata ieri?" La guardai stupita, non capivo o forse solo l'intuivo. Carla si sollevò da me, rapidamente sfilò le mie scarpe, i calzini, seguiti da pantaloni e mutande. Era veramente eccitante vederla agire così, carica di desiderio. Mi allargò le cosce, si mise seduta di fronte e allungò entrambe quelle infinite gambe verso la mia intimità. Con cura, prese il mio membro tra le piante dei piedi. Questi presero a muovere ritmicamente la pelle del loro prigioniero, con calma, al pari di una masturbazione. Ogni tanto si fermava, scendeva sotto i testicoli con le dita per sollevarli quasi a giocarci, per poi risalire sopra, a proseguire l'intrigante massaggio. Il contatto con il nylon dei piedi sul mio sesso era nuovo per me, come quella strana forma di preliminare, che non durò a lungo. Venni, senza preavviso, schizzando sperma sui suoi piedi e polpacci, ovunque. " Mi dispiace di averti sporcato" dissi, ma Lei non si fece preoccupazione di questo. Si tolse subito i collant sporchi del mio seme, lanciandoli a lato. Seguì il top bianco, sfilato sopra di Lei. Era nuda, le ossa risaltavano sulla pelle del suo corpo. Il seno quasi piatto, era anche distinguibile per i capezzoli oramai alti, turgidi in mezzo alle piccole aureole. "Ora, Le mutandine vorrei togliertele io" proposi...
... Mi alzai, sedendomi a terra ora, a lato del divano. La girai, sempre seduta, dolcemente verso di me e nel contempo, accarezzando quelle gambe così particolari, dai piedi alle anche. Arrivai così alle mutandine, le presi contemporaneamente ai lati tra le dita, facendole scendere quasi a rispetto di quanto andavo a scoprire. Il pube si mostrò. Era ricoperto solo in parte da tanti e bassi riccioli neri, quasi a sembrare tappeto. Un'invitante proposta, da venir accarezzata. Cosa che feci subito, dopo aver completamente sfilato dalle gambe le mutandine, già in parte bagnate, lasciandole a lato. La vagina si proponeva poco più sotto. Piccola, nitida, umida, fin dal mio primo tocco. Infatti i suoi umori, già abbondanti, erano presenti sulle grandi labbra. Percepii quel particolare odore di femmina eccitata presente sulle mie dita. Le portai sui suoi capezzoli, li bagnai del suo stesso piacere, per poi avvicinarmi con la bocca, iniziare ad assaporare piano, a piccoli colpi di lingua come baci, quella particolare pietanza. La mia mano intanto faceva la spola. Le dita si infilavano veloci in vagina per raccogliere quei umori e portarli rapidamente, ancora caldi sopra, a ungere le aureole. Carla era abbandonata al piacere. Sottili e flebili lamenti uscivano dalla bocca, al pari di percepibili convulsioni, mentre mi stringeva la faccia al suo petto, fino a togliermi quasi il respiro. Mi staccai piano, per portare alle sue labbra con le mie, il gusto, quel piacere. Carla sussultò nuovamente, nello stesso tempo, le mie dita si stavano facendo strada sempre più in profondità nella sua piccola ma e fradicia intimità. “ Penetrami ora...” chiese, quasi a supplica, staccandosi e alzandosi sopra di me. Carla mi assestò una spinta improvvisa sul torace, barcollai, cadendo indietro sul tappeto. Immediata la ritrovai sopra di me, appoggiata col pube sul mio basso ventre, sul membro nuovamente eretto. “ Lascia fare a me, sono particolare” disse. Che nulla fosse normale in quella femmina ne ebbi conferma subito. Spostandosi si portò il mio sesso all’ingresso della vagina. Subito, lentamente, ogni mio centimetro che entrava in Lei, era quasi dolore prima che piacere, l’impressione di averlo in una morsa particolare …
… Era stretta, decisamente stretta. Non volevo farle male, come notavo l’attenzione che Carla poneva nel far entrare in Lei il mio membro, scendendo con calma su di me, tenendolo con la mano, con piccoli assestamenti, a collocarselo al meglio. Completamente dentro, chiesi a Carla, eventuali precauzioni.”Prendo la pillola da tempo per i miei ormoni.” Rispose, iniziando a salire e scendere, prima con calma poi, aumentando il ritmo. Lasciai fare a Lei, oramai capivo di aver per le mani una strana ma comunque magnifica donna, in tutti i sensi e sesso. Le smorfie del suo viso al pari dei brividi che percorrevano oramai il suo corpo, erano chiara manifestazione di appagamento. Le sue gambe erano distese a lato del mio torace, io a tenerle sotto le braccia, quasi a contrappeso, Lei si sorreggeva con le braccia. Una posizione strana, ero quasi scomparso sotto di Lei, guardavo questo spettacolo in tutto, dal mio pene circondato dalle sue grandi labbra, al suoi occhi, oramai come carboni in fiamme. Allungai le mani dietro di Lei, a serrare tra i palmi quel posteriore che così mi aveva eccitato. I suoi glutei erano piccoli, duri al tatto. Strinsi ancora, tirando ancor di più verso di me Carla come io dentro di Lei, oramai vicina all’apice. Venne, inarcandosi e gridando il suo piacere, per poi lasciandosi cadere stremata sopra di me, allungandosi nel suo corpo, a coprirmi. I suoi lunghi capelli erano sudati, attaccavano al mio viso, al pari delle sue labbra, nuovamente sulle mie. Ora, il peso di Carla sopra me non gravava, al pari di quel minimo rimorso che potevo avere, di uomo maturo, padre come marito… Nel tempo, facemmo l’amore ogni qualvolta ne avevamo possibilità come stuzzicando sempre quel particolare appetito di entrambi. Questo fino al rientro dalla maternità della mia collega… Un solo SMS con cui Carla sparì improvvisamente dalla mia ditta, dalla mia vita, dal mio desiderio…