Danzò su un filo
d'argentea luce
l'antico riflesso
d'arzilla luna,
e scaltro allor si perse
il flebile echeggiar
della tua voce;
dolce era il tepore
che l'esile tua mano
seppe quel dì donarmi
nello sfiorarmi il viso.
E mai dimenticar potrei
il fulgido baglior
del volto tuo,
che come astro in cielo
d'un magico splendor s'accese.