Io non leggo libri da anni, ma ne ho letti tanti quando sono stato il ragazzino originale deriso da quello stesso mondo che considera l'originalità un disagio, da operare attraverso la riduzione agli strati bassi affollati da personalità banali. Sono riuscito a leggere L'essere e il nulla di J.P.Sartre che avevo sedici anni e, almeno per quanto si riferiva al nulla... l'ho capito tutto. Io sarei quello che si dice essere un illetterato, e non per niente faccio il contadino e disprezzo la cultura, quella incapace di riconoscere la necessità di una sintesi che sia in grado di mostrare l'unità attraverso la molteplicità che è suo riflesso capovolto.
L'accumulo nozionistico ingranellato in collane di saperi a cui manca la chiusura è, dal mio punto di vista, adatto a quello che è definito essere il "buon senso comune" e che è, in realtà, il modo che le collettività adottano per ridurre tutto al semplice, perché ciò che non è semplice sfugge alla loro portata di comprensione. Non scrivo per comunicare verità, ma per denudare quelle considerate tali delle vesti che non appartengono all'Essenza la Quale, attraverso di esse, esprime ciò che si può intuire, e più raramente vedere, del Mistero dell'esistenza.