Tutti la guardavano, ma nessuno osava rivolgerle una parola. Le solite voci in piazza dicevano che era spuntata all'improvviso e niente ancora si sapeva di lei, chi fosse, cosa facesse e questo destava non poco sospetto. La donna indifferente a quel cicaleccio di montagna, sorseggiava tranquillamente il suo cappuccino mentre teneva fissi gli occhi alla televisione posta all'angolo tra l'espositore delle paste di mandorla, e il bancone con i gelati. Pagò con fare deciso e uscì godendosi la piazza. Era di maggio e l'aria era di zagara, un gruppo di vecchi, i soliti a sostare ai quattro canti rimasero in silenzio a guardare. E lei guardava, e loro anche. Poi s'incamminò perdendosi di vista e il giorno proseguì con fare usuale. All'incirca un mese dopo comparve nel giornale del paese la foto di quella donna e il suo parlare. E si scoprì così che altri non era che una giornalista esperta di cucina, arrivata lì per caso in cima a quel paese di montagna, richiamata forse dall'eco del miele e dalle foglie da tè, per scrivere di loro e del paese tutto. “Chissà quando capiterà di nuovo che mai qualcuno ci verrà a trovare” disse uno dei vecchi ai suoi compagni con le braccia conserte, “mannaggia a noi e ai nostri sospetti”. “Eppure ci abbiamo guadagnato” rispose un altro col sigaro in mano “, mentre sul viso gli si dipingeva un sorriso.