Crocifissi
Loro ci crocifiggono, sulla nostra terra arsa, tra i nostri sassi, sui nostri legni, sotto un cielo cupo che inghiotte l’aria amara. Anche il mio popolo prevede che si punisca con la morte chi viola le leggi del dio di Abramo e Mosè, leggi che sacerdoti ci ricordano puntualmente nel tempio del Signore, ma la lapidazione al confronto è un atto di pietà per il peccatore.
Sono qui su questo cumulo di sterco e fango maleodorante privo anche di un arbusto secco, evitato anche delle serpi e dagli scorpioni. Un solo filo d’erba sembrerebbe un fiore.
Soldati dell’imperatore sorvegliano annoiati che le condanne a morte siano eseguite lasciando ai servi del posto i lavori più sporchi. Chiodi che profanano membra e urla strazianti squarciano questo silenzio gelido ed io vedo tutto, da tutti i lati , da ogni altezza. Assassini, stupratori ma anche pezzenti ladri per di un tozzo di pane o annunciatori di messia o nuove divinità che porteranno pace e amore su questo inferno o paradiso profanato.
Non so perché mi trovo qui, non appartengo a nessun giustiziato né ho altri compiti che giustifichino la mia presenza. Non so come sono arrivato in questo tempo e luogo lontano, non so come andarmene.
Fianco a fianco madri, spose, figli di chi urla in croce e assetati di giustizia che vedono placata in tale gesto la loro sete di vendetta, anche se per mano di un popolo straniero, con tanti dei e forse in fondo in fondo nessuno.
Guardo questi volti svuotati di sembianza umane e i loro corpi insanguinati che hanno subito il supplizio della flagellazione ma che solo ora conoscono l’apice della crudeltà umana. Mai la morte fu così invocata, desiderata, amata. Per una misera moneta un soldato accelererà la supplicata morte spezzando loro le gambe con un sasso, per due si degnerà di infilzare la sua nobile lancia in quel cuore che si ostina a pulsare. Anche la morte ha un prezzo!
Il sole sta calando su questa interminabile giornata di dolore ferendo gli occhi svuotati di ogni lacrima. Non vedranno la prossima alba, ma in questo ultimo addio è il minore dei mali. Anzi.
Uomini crudeli e sognatori di eden perduti e mai più ritrovati, non vedo più la differenza. Non c’è differenza. Il dolore che li accomuna è così immenso che esce dai loro corpi e raggiunge il mio come se improvvisamente le nostre pelli fossero state bruciate da quest’ultimo raggio di sole. Sento le carni straziate, i muscoli strapparsi da ossa lacere, i polmoni sul punto di esplodere, i loro pensieri che combattano contro l’oblio con sempre minore forza, il loro ultimo respiro. Un solo corpo, una sola mente, niente ci separa ormai, questo siamo adesso. Lo siamo da sempre ed io lo scopro solo adesso, su quest’altare senza dio, senza misericordia, senza preghiera, senza niente.
Quanto raccontato non è un racconto o un’esercitazione letteraria, è semplicemente il tentativo maldestro di descrivere quanto provato moltissimi anni fa in un sogno diverso da altri sogni. Forse non era neanche un semplice sogno o incubo ma ormai ciò ha poca importanza. Il dolore universale figlio di questa umanità disumana per pochi istanti ha vibrato intensamente in me marchiandomi a fuoco per sempre come nessuna meditazione, preghiera o barlume di luce aveva mai fatto prima.
Ciro