" Ciao, Zaffi.
E' stato un piacere, finalmente, conoscerti.
Da quanto tempo l'avrei voluto?
Ed e' capitato per caso, quando ormai mi ero rassegnata al fatto che non sarebbe mai avvenuto.
Ho visto aperto il Reparto, stavo andandomene a casa ma sono entrata.
Seduta su una sedia, ho ascoltato tranquilla quella voce che parlava al telefono, che poteva essere la tua.
Pensavo, col mio bicchiere in mano : " Possibile? Non sara', sara' di certo un altro. "
Ma sono rimasta, per lo stesso strano senso che mi aveva fatto entrare.
No, non ho ascoltato quel che dicevi, sono rimasta sufficientemente lontana, ho ascoltato solo la voce nel Reparto completamente vuoto e inusuale.
E poi..
Dopo ho provato a tentare la sorte.
Eri tu.
Diverso da come ti ricordavo da tanti anni fa.
No, non piu' vecchio, anzi sembravi piu' giovane, o forse piu' convenzionale di allora.
Mi riferisco all'aspetto.
Siccome quel che mi interessa e' il carattere, quello volevo sentir esprimere e ho avuto piacere di sentirti parlare.
Logorroico, ti sei autodefinito.
Non e' vero.
Solo uno che ha idee e le esprime.
Mi sarebbe piaciuto conoscerti, sai?
Voglio dire se non fosse troppo tardi, e invece, ahimè, lo è.
Sei entrato nell'appiattimento della tranquillita'.
Ma beato te che ci sei, Zaffi.
A un certo punto bisognerebbe che accadesse per tutti.
Io la gioia l'ho conosciuta solo per due anni. La gioia vera e piena. Poi...
Il destino si e' ripreso quel che mi aveva dato.
Va beh, Zaffi, ora ti saluto.
Mi piacerebbe un'altra chiacchierata, ma come diavolo potrei fare non so.
Perché non e' di vene che vorrei parlare.
Ciao. Che spreco quando non ci sarai piu'. Ripensaci.
G. "