Il rifugio di montagna
Qui è il nostro rifugio, qui è dove ci scaldiamo, dove il mattino, bevendo caffè, guardiamo la neve caduta sugli alberi.
Ed è appunto qui che ho deciso che non ti amo più.
Sei troppo prevedibile, sempre gli stessi gesti, mai una parola che scateni ire o risate.
Non ti voglio più, ma del resto non desidero nessun altro.
Non so che fare, ti guardo girare le pagine del libro che stai leggendo, leggi così lentamente che ti ci vogliono mesi per finire un volume.
Ti odio, odio quella lentezza del vivere, quella passività, quel modo di accettare tutto senza personalità .
Ora posi il libro mi guardi e mi parli: "Mi sento male, ho qualcosa che mi opprime il petto...."
Non termini la frase, ti accasci in silenzio sul pavimento e resti immobile.
Dalla mia poltrona ti guardo, sono annichilita, sorpresa e non mi muovo, chiedo a Dio di morire con te, non ha senso la mia vita senza le tue mani che stringono le mie.
Forse ti amo ancora.
Come in un lampo assurdo, rivivo l'ultimo tenero gesto che hai fatto per me; mi hai versato il caffè guardandomi negli occhi come se sapessi che non saresti rimasto ancora a lungo. Ti rivedo mentre metti lo zucchero nella mia tazzina e poi ti volti a prendere il libro ed io le scambio, dopo 20 anni di matrimonio non ti ricordi ancora che non ci voglio lo zucchero ma mi dispiace ripeterlo per la millesima volta.
Sono immobile nel mio dolore, voglio che il tempo vada alla rovescia ed io abbia il tempo di dirti ancora una volta quanto ti amo, disposta a perdonarti tutto.
Suona il telefono, automaticamente alzo il ricevitore ed una voce femminile, piuttosto ansiosa, mormora: "Allora amore, sei libero, è andato tutto bene?"
Non rispondo e penso allo zucchero ( ma era davvero zucchero?) nel caffè: cazzo nemmeno quello sei stato buono di fare, ed ora sei uno stronzo morto.