Inizierò a cimentarmi in una storia suddivisa in capitoli a cui pensavo da un po'.
Capitolo 1
Un vecchio albero che cominciava a germogliare accarezzato dalla dolce brezza mattutina: nuova vita. Un bambino passeggiava a piedi nudi avanti e indietro contando i passi fino a cadere in errore e dover ricominciare. Una pozzanghera formatasi dalla pioggia primaverile della sera prima era adesso uno specchio perfetto per una bimba con un largo cappello in testa che si vantava della sua semplicità come una regina coperta d’oro. Una donna accennava un saluto, altre due si scambiavano segreti di cucito davanti ad una casa. La donna salutava ma. Troppo persa tra le nuvole per essermene accorta subito. Che figura! Ricambiai anche se ormai non mi guardava più. O povera me! Abbandonai la mano sul vetro della finestra e sospirai. Da quanto ero lì? Da poco. Il mio tirocinio sarebbe ricominciato a breve per la seconda volta, il tempo che Miss Teulvill mi fosse venuta a prendere.
“Qui studiano quei giovani dal furore e ambizione già insito e visibile in loro. Sono loro degni di nota!” ce ne sono pochi? Meglio così, meno pensieri e partiranno per la città a testa alta e con buona impressione.” Ripeteva ogni qualvolta le osassi chiedere perché la scuola fosse a pagamento e solo pochi vi avessero accesso: la così detta élite.
“Gente di strada cara mia, chissà dove nascondono il sapere, dove lo hanno perso. Nati così e così sia!” proseguiva poi. Ed io annuivo con mia meraviglia e stupore. Convinta di ciò? Non proprio. Ma esistono certi oratori ancora in giro che sanno ammaliarti ed instillare in te quel pizzico di credulità a lor favore. Non tutti certo, ci sono anche quelli che ti parlano di vedute con una delicatezza da lasciarti libera di rielaborare e criticare: ti smuovono solo la coscienza senza agitarla o attrarla a forza. Lei era una dei primi. Tanto affascinante nel discorrere quanto terribile: sublime donne dall’esperienza ben salda con rughe di anni. Avevo assistito ad una sola lezione per ora, adesso me ne aspettava un’altra. “Poveri bimbi” pensai andando con il cuore vicino a loro; mangiando con gli occhi il loro viso felice eppure manchevole di qualcosa. La macchina soggiunse sotto il mio appartamento; i bambini si erano rintanati nelle loro case o nei piccoli spazi fuori di esse. Le donne assunsero per un momento un’aria contraria fino a tornare ai propri lavori. Mi affrettai a scendere, a testa china uscii: ero costernata nei confronti di quelle persone che mi avevano accolto a braccia aperte e ora mi vedevano in un certo qual modo, dalla parte del “ nemico”. Salii in macchina verso la scuola in un silenzio rigoroso. Tenni lo sguardo fisso all’esterno sentendomi alle spalle giudicata: stupida sensazione? Ad un tratto una figura che sedeva fuori sull’erba di una casa che costeggiava la strada colpì il mio interesse catturandolo. Non sembrava far parte di nessuna di quella gente. Di scatto l’auto sostò lì.
“Abbassa il finestrino!” ordinò la mia vicina sul punto di infuriarsi.
Il giovane sembrò non accorgersi di essere l’ interessato benchè fosse lì a poca distanza. Reggeva tra le mani un libro e assorto lo leggeva. Il viso era coperto da alcune ciocche dei corvini capelli.
“ Ehi, signor Hopenflor, fa finta di niente? avanti, salga e venga a lavoro! Ma badi, non è il suo taxi questo!”
Nessuna risposta. Così, sopraffatta dal busto che si sporgeva fuori di Miss Teulvill tentai di sporgermi anche io.
Il giovane signor Hopenflor alzò finalmente lo sguardo. Due begli occhi neri perla si fermarono sul mio viso
“Salve!” disse rivolto a me con un sorriso.
Ricambiai imbarazzata. Miss Teulvill era visibilmente spazientita tanto che passò con un’occhiata fulminante da me a lui.
“ Allora?!” riprese.
“ Stavolta torno…solo perché c’è una bella donzella.” disse in tono scherzoso…forse inchinandosi da gentiluomo di altri tempi.
Senza curarsene scavalcò le gambe di Miss Teulvill e si posizionò accanto a me. Mi scostai un po’ impacciata scrutandolo. Mi sorrideva ogni volta che si voltava a guardarmi ed io sentivo di ricambiare non per dovere, per un intrinseco senso di simpatia.
“Perché non volevi venire?” gli chiesi sussurrando.
“Lo vedrai o, se già lo sai, rispondimi tu.”
Riflettei e con tutto il cuore sperai per la mia stessa impressione.
Mi chinai un po’ in avanti per assicurarmi che Miss fosse distratta. Per fortuna a modo suo lo era. Fissava dritta davanti a lei con austerità.
“ C’è troppo adultismo e menefreghismo” mi rispose alla sua domanda confidenzialmente.
Il mio cuore fece una specie di capriola; ero grata di quella confessione sincera e rischiosa; e rasserenata di non essere la sola a pensarla così.
“Sì, comunque sono qui da tre giorni”
“ Lui esitò su di me con un’espressione speranzosa. Doveva essere occupato a sperare che io avessi condiviso il suo parere dato che ancora da me non lo aveva ancora ricevuto chiaramente. Annuii.
“Lo credi anche tu allora!” la voce gli aumentò di volume ma badò subito a ritrovareil tono più sottile.
Sorrisi divertita poi annuii di nuovo .
“ Meno male!” esclamò piano.
Eravamo arrivati.