Autore Topic: I fiori dei nostri giorni  (Letto 730 volte)

scrittricesognante

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I fiori dei nostri giorni
« il: Marzo 26, 2013, 15:19:27 »
Inizierò a cimentarmi in una storia suddivisa in capitoli a cui pensavo da un po'.

Capitolo 1
Un vecchio albero che cominciava a germogliare accarezzato dalla dolce brezza mattutina: nuova vita. Un bambino passeggiava a piedi nudi avanti e indietro contando i passi fino a cadere in errore e dover ricominciare. Una pozzanghera formatasi dalla pioggia primaverile della sera prima era adesso uno specchio perfetto per una bimba con un largo cappello in testa che si vantava della sua semplicità come una regina coperta d’oro. Una donna accennava un saluto, altre due si scambiavano segreti di cucito davanti ad una casa. La donna salutava ma. Troppo persa tra le nuvole per essermene accorta subito. Che figura! Ricambiai anche se ormai non mi guardava più. O povera me! Abbandonai la mano sul vetro della finestra e sospirai. Da quanto ero lì? Da poco. Il mio tirocinio sarebbe ricominciato a breve per la seconda volta, il tempo che Miss Teulvill mi fosse venuta a prendere.
“Qui studiano quei giovani dal furore e ambizione già insito e visibile in loro. Sono loro degni di nota!” ce ne sono pochi? Meglio così, meno pensieri e partiranno per la città a testa alta e con buona impressione.” Ripeteva ogni qualvolta  le osassi chiedere perché la scuola fosse a pagamento e solo pochi vi avessero accesso: la così detta élite.
“Gente di strada cara mia, chissà dove nascondono il sapere, dove lo hanno perso. Nati così e così sia!” proseguiva poi. Ed io annuivo con mia meraviglia e stupore. Convinta di ciò? Non proprio. Ma esistono certi oratori ancora in giro che sanno ammaliarti ed instillare in te quel pizzico di credulità a lor favore. Non tutti certo, ci sono anche quelli che ti parlano di vedute con una delicatezza da lasciarti libera di rielaborare e criticare: ti smuovono solo la coscienza senza agitarla o attrarla a forza. Lei era una dei primi. Tanto affascinante nel discorrere quanto terribile: sublime donne dall’esperienza ben salda con rughe di anni. Avevo assistito ad una sola lezione per ora, adesso me ne aspettava un’altra. “Poveri bimbi” pensai andando con il cuore vicino a loro; mangiando con gli occhi il loro viso felice eppure manchevole di qualcosa. La macchina soggiunse sotto il mio appartamento; i bambini si erano rintanati nelle loro case o nei piccoli spazi fuori di esse. Le donne assunsero per un momento un’aria contraria fino a tornare ai propri lavori. Mi affrettai a scendere, a testa china uscii: ero costernata nei confronti di quelle persone che mi avevano accolto a braccia aperte e ora mi vedevano in un certo qual modo, dalla parte del “ nemico”. Salii in macchina verso la scuola in un silenzio rigoroso. Tenni lo sguardo fisso all’esterno sentendomi alle spalle giudicata: stupida sensazione? Ad un tratto una figura che sedeva fuori sull’erba di una casa che costeggiava la strada colpì il mio interesse catturandolo. Non sembrava far parte di nessuna di quella gente. Di scatto l’auto sostò lì.
“Abbassa il finestrino!” ordinò la mia vicina sul punto di infuriarsi.
Il giovane sembrò non accorgersi di essere l’ interessato benchè fosse lì a poca distanza. Reggeva tra le mani un libro e assorto lo leggeva. Il viso era coperto da alcune ciocche dei corvini capelli.
“ Ehi, signor Hopenflor, fa finta di niente? avanti, salga e venga a lavoro! Ma badi, non è il suo taxi questo!”
Nessuna risposta. Così, sopraffatta dal busto che si sporgeva fuori di Miss Teulvill tentai di sporgermi anche io.
Il giovane signor Hopenflor alzò finalmente lo sguardo. Due begli occhi neri perla si fermarono sul mio viso
“Salve!” disse rivolto a me con un sorriso.
Ricambiai imbarazzata. Miss Teulvill era visibilmente spazientita tanto che passò con un’occhiata fulminante da me a lui.
“ Allora?!” riprese.
“ Stavolta torno…solo perché c’è una bella donzella.” disse in tono scherzoso…forse inchinandosi da gentiluomo di altri tempi.
Senza curarsene scavalcò le gambe di Miss Teulvill e si posizionò accanto a me. Mi scostai un po’ impacciata scrutandolo. Mi sorrideva ogni volta che si voltava a guardarmi ed io sentivo di ricambiare non per dovere, per un intrinseco senso di simpatia.
“Perché non volevi venire?” gli chiesi sussurrando.
“Lo vedrai o, se già lo sai, rispondimi tu.”
Riflettei e con tutto il cuore sperai per la mia stessa impressione.
Mi chinai un po’ in avanti per assicurarmi che Miss fosse distratta. Per fortuna a modo suo lo era. Fissava dritta davanti a lei con austerità.
“ C’è troppo adultismo e menefreghismo” mi rispose alla sua domanda confidenzialmente.
Il mio cuore fece una specie di capriola; ero grata di quella confessione sincera e rischiosa; e rasserenata di non essere la sola a pensarla così.
“Sì, comunque sono qui da tre giorni”
“ Lui esitò su di me con un’espressione speranzosa. Doveva essere occupato a sperare che io avessi condiviso il suo parere dato che ancora da me non lo aveva ancora ricevuto chiaramente. Annuii.
“Lo credi anche tu allora!” la voce gli aumentò di volume ma badò subito a ritrovareil tono più sottile.
Sorrisi divertita poi annuii di nuovo .
“ Meno male!” esclamò piano.

Eravamo arrivati.

nihil

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Re:I fiori dei nostri giorni
« Risposta #1 il: Marzo 26, 2013, 16:10:13 »
La faccenda si fa interessante. A quando il secondo capitolo? Bene la sensazione che ci sia troppo "adultismo", anche alla mia età la avverto. :kiss:
Noto però che ci sono dei passaggi inusuali nello scrivere, ma più adatti al parlato.

presenza

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Re:I fiori dei nostri giorni
« Risposta #2 il: Marzo 26, 2013, 16:17:02 »
Concordo nihil, alcuni passi descrittivi appartengono più ad un linguaggio parlato, comunque cara scrittricesognante, che il tuo secondo non tardi così che la continuità non ci faccia perdere il filo...

scrittricesognante

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Re:I fiori dei nostri giorni
« Risposta #3 il: Marzo 26, 2013, 17:39:31 »
Grazie per i commenti,cercherò di mantenere un andamento costante. Grazie per i costruttivo commenti infatti avete proprio ragione alcune parti son troppo legate al parlato,avrei dovuto rileggerla ma è un capitolo scritto qualche giorno fa e lasciato. Grazie per i commenti.

Capitolo 2
L'edificio di un marrone sbiadito spiccava per altezza nella piazzola in cui ci eravamo fermati. La prima a scendere dall'auto fu Miss Teulvill che con passo spedito lo raggiunse per prima. Io e il signor Hopenflor decidemmo di seguirla-come se vi fossero state altre alternative- solo dopo esserci scambiati un'occhiata che esprimeva insicurezza. Era il secondo giorno che vi entravo eppure        provavo ancora una sensazione , indice che non mi sarei mai trovata del tutto a mio agio: malinconia. Non solo per la struttura abbastanza fatiscente. Il signor Hopenflor dietro di me era una presenza molto incoraggiante: conosceva il luogo e condivideva la mia impressione. Rientrai nella classe della mia ormai guida e come da norma fummo accolti da un sincronizzato saluto: tutti gli alunni si alzarono in piedi con una compostezza di gran lunga più consona ad un età magari piu maturata. Senza entusiasmo alcuno. Non che quei bambini rifiutassero di esserlo, doveva trattasi sempre di una regola. 
'Seduti, seduti.'li invitó una volta dato lei l' esempio.
Dal canto mio mi sistemai sulla sedia accanto alla cattedra. Nel frattempo Hopenflor doveva aver raggiunto la sua classe ordinaria. Miss Teulvill , concluso l'appello,cominciò a dar seguito alla sua- forse fin troppo pedante- lezione sulle antiche origini della lingua latina. Nella mia mente una similitudine riassunse con spicciole parole il concetto di fondo: la lingua latina dopo essere sbocciata come un fiore si è a poco a poco piegata su se stessa , ma curata dal ricordo e aiutata a rifiorire se ne sta lì , in attesa di ricevere acqua. Un fiore che non morirà mai.
I volti di quei bambini fissavano attenti la loro maestra, assorti nella rielaborazione- nelle loro testoline- di tutto...o forse occupati a pensare ad altro. Qualcuno almeno penserà agli amici lasciati fuori dalla scuola? Se vogliono essere altruisti i bambini lo sono, a patto che la loro fertile mente non venga resa troppo dura e modellata da influenze esterne che li rendono passivi. E forse loro...ahimè! Sospirai lievemente in silenzio. Al termine di quella lunga giornata trascorsa ad ascoltare sermoni e forbiti discorsi di cui io stessa non sempre capii il punto,mi ritrovai a passeggiare nel cortile sul retro in compagnia del signor Hopenflor .
'Ancora sei dello stesso parere di prima?'mi chiese infilandosi le mani nelle tasche alzando il viso al cielo grigiastro che le nuvole avevano imposto nascondendo il sole.
'Si e ancora più convinta!'affermai.
'Quì non si muove mai nessuno a dare un andamento diverso.'osservò sprezzante.
' è un vero peccato. Servirebbe per esempio cominciare con l'allargare le braccia della scuola e integrare tutti i bambini nelle vie che ad essa non conducono, chi è per le strade...'
'Sono d'accordo ma quella scuola ha al suo interno teste dure.non è facile!  Molte volte ho proposto ciò che ora mi stai dicendo ma ho ricevuto solo sguardi contrariati e rischiato di essere licenziato.'
'Accidenti che...testoni!'
Lo sentii ridere al mio fianco.' Esatto!'
Liberai anche io una risata. Tornai poi seria e mi saltò in testa una domanda che dovevo rivolgere assolutamente. 'Signor Hopenflor vorrei chiederle una cortesia.'
'Se posso perché no. Ma chiamami pure Emanuel. Diamoci del tu.'mi disse fermandoci.
Fui molto grata di aver raggiunto una tale confidenza perciò accettai. 'Dicevo dunque- porla mi imbarazzava alquanto- posso chiederle se per caso lei conosce un negozio di fiori quì vicino?'
Con mia sorpresa non vidi segni di stupore o ironia, cordialmente mi prese sotto braccio e mi accompagnò.
'Sei fortunata! Ne conosco si.'
E il bello è che proprio li dentro sarebbe germogliato qualcosa...