Seduta al tavolino di un bar sorseggiavo un cappuccino quando all'improvviso mi sentii chiamare. Alzai lo sguardo dal giornale e mi trovai davanti la bella Annalisa. Era una compagna di scuola, frequentavamo la stessa classe alle medie, lei, l'intellettuale del gruppo, l'impegnata già da allora. I capelli castani morbidi e lunghi a ricoprire le spalle, impeccabile nel suo completo blu e una borsa d'avvocato tra le mani. “Ah fai l'avvocato, appunto, mi sembrava... io, io che faccio... e che le dico adesso che sono mamma e separata, ho sbagliato il lavoro e sopravvivo non libera ma felice? E' che... ecco sono in pausa, insegno alle medie”.
Mi guarda e poi prosegue senza sosta sciorinando la sua realizzata vita, io la guardo e mi fa male il capo, e poi mi scoccia sempre a sorridere come fossi un burattino. Poi non la sto più a sentire, penso che è tardi, penso che devo andare a prendere mia figlia a scuola e che mi ero presa quella pausa dopo quindici giorni che ero rimasta a casa per via delle febbri che i miei figli si erano beccate. Ed ecco che d'improvviso sento una frase: “ah cara mia, io e Armando ci scegliamo ogni giorno, ed è da allora che dura il nostro matrimonio”. La guardai un po' interdetta, poi le squillò il cellulare per fortuna e liquidandomi con un “sentiamoci sono sull'elenco” mi salutò lasciandomi ancora lì, col cappuccino gelato, il giornale aperto e una faccia da pesce lesso. Che cosa voleva dire che “loro si sceglievano ogni giorno, come si fa? Ecco perché il mio matrimonio non ha funzionato, mi dissi, l'ho scelto solo una volta mio marito, magari se l'avessi scelto ogni volta ancora stavamo insieme a scegliere. Ma che significa “scegliersi”?