Autore Topic: I nonni  (Letto 311 volte)

presenza

  • Visitatore
I nonni
« il: Febbraio 27, 2013, 00:16:31 »
Era una donna molto religiosa mia nonna, un giorno mi rivelò che avrebbe voluto farsi suora piuttosto che sposarsi. Poi fece un sogno: due giovani che si presentavano alla sua porta. Di lì a qualche giorno suo fratello portò in casa un amico, lo presentò a tutti dicendo “questo è Domenico” e mia nonna rimase di stucco perché era lo stesso del suo sogno. Capì che il Signore ci aveva messo lo zampino e quando Domenico la chiese in moglie lei accettò dicendo: “sia fatta la volontà di Dio”.
Quando trascorrevamo insieme le ore, lei mi raccontava sempre storie di santi, e mio padre diceva spesso che era solita andare a messa ogni Domenica cascasse il mondo e se lo portava, lui piccolino sempre con sé, tanto che mio padre fece la Prima comunione a soli quattro anni. Tuttavia non ricordo mai di averla vista con un rosario o cose simili tra le mani, forse la sua era una religiosità più interiore, teneva in ordine tutti i piccoli opuscoli che distribuivano per posta e il pomeriggio inforcava i suoi occhiali neri  e leggeva tutte le curiosità contenute in quei giornaletti, vite di santi, beatificazioni, preghiere e miracoli. Ogni tanto mi leggeva qualcosa e mentre la stavo ad ascoltare passavo in rassegna la sua camera da letto piena di particolarità. Aveva uno di quei comò con lo specchio che all'epoca facevano parte della “mobilia” portata in dote dall'uomo. Era con i piedi e una lastra di marmo marrone e sopra erano poggiati come soprammobili i fiori in plastica, le bambole anni venti, le palle di vetro con il paesaggio, il rosario appeso, la torre di pisa in avorio,  un quadretto con la Madonna Nera e la foto di nozze, l'unica foto che ritraeva lei in un abito bianco anni venti stretta al suo mazzolino di fiori da sposa e mio nonno con gli occhi fissi all'obiettivo, entrambi imbarazzati e un po' distanti. Non una carezza o una stretta di mano, si conoscevano poco e per caso qualcuno quel giorno fece loro quella foto, così disse mia nonna commentando.
Nell'armadio a due ante teneva conservato i ritratti ritoccati di lei e del nonno avvolti nel cellophane, questo fu il suo segreto per anni e poi un giorno me lo rivelò convinta che io potessi tenerli e poi farci dei quadri. E poi conservava tutte le sue borsette per lo più nere e di foggia particolare, segno di un tempo passato, di quando da giovane e prima di avere figli passeggiava insieme al marito lungo la via etnea. Ne ricordo una in particolare, era rigida di pelle nera opaca, ovale con un motivo a ventaglio, e la chiusura a scatto.
Un giorno mi disse che possedeva anche una collezione di scarpe col tacco a rocchetto, l'idea di poterne avere un paio mi spinse a chiederle di vederla, e così mi portò davanti ad un armadietto che teneva in bagno, quello che avevo visto da sempre di legno scuro e con una chiusura dorata e lo aprì davanti a me. C'erano davvero una serie di scarpe ordinate per colori dal nero al beige e in ottime condizioni. Mi venne voglia di provarne un paio e leggendomelo negli occhi la nonna me lo diede dicendo che poteva essere mio per sempre.
Non so cosa avessero in comune lei e mio nonno, forse condividevano entrambi la semplicità, il rispetto delle loro nature di solitari. A mio nonno piaceva lavorare il legno, e lei seduta con davanti lo scaldino lo guardava senza dirgli nemmeno una parola. Lui, intento a costruire panchette e sgabelli, si fermava solo quamdo lei lo avvertiva che la cena o il pranzo era in tavola. Sarà che forse lui era così per via di quello shoc che riportò dopo la guerra, quello di quando una mina gli scoppiò quasi vicino tramortendolo di paura e disorientandolo. Mia nonna se lo vide arrivare a casa che non la riconosceva nemmeno e solo dopo molti anni riprese ad essere se stesso, o quasi. A quel tempo pensavo che mia nonna non fosse veramente felice a vivere insieme al nonno sempre così scontroso e pignolo. Invece lei semplicemente compiva il suo dovere, così almeno sembrava dire attraverso i suoi gesti e il comportamento. Però di mio nonno posso dire che non si trascurò mai, era sempre impeccabile, mai una camicia sgualcita o un pantalone senza piega e soprattutto i capelli, quelli erano davvero la sua occupazione quotidiana. Non usciva da casa senza che li avesse a posto. Si vedevano sempre i denti del pettine stampati su di loro. La nonna diceva che lui aveva avuto sempre quella fissa, quando avevano i figli piccoli e capitava che dovevano uscire lei, nel tempo che lui dedicava ai suoi capelli, riusciva a sistemare casa, vestire i bambini e vestirsi e lui fino all'ultimo si faceva aspettare sempre un po'. Con lui non avevo molto dialogo, era di poche parole, anche la sua morte fu silenziosa. Un giorno di novembre toccò a mio padre vederlo spegnersi mentre lo fissava negli occhi. Dopo la sua morte mia nonna continuò a vivere come sempre, prima con lui e poi senza di lui la sua vita in fondo era sempre la stessa e la morte non aveva sottratto niente se non un corpo, lo spirito del nonno per lei rimase intatto.
E quando quel giorno lei tirò fuori dall'armadio i loro ritratti disse che in fondo entrambi erano rimasti gli stessi nonostante gli anni e quasi mi convinsi anch'io di ciò che diceva. Erano sì gli stessi in ogni circostanza sempre pacati i loro modi. Quando andavamo a trovarli lui non c'era quasi mai. Aveva l'abitudine di uscire la mattina, chiedeva alla moglie se avesse bisogno di qualcosa e poi andava. Ritornava a casa tardi rispetto all'ora in cui avrebbe dovuto, e quando mia nonna chiedeva spiegazioni lui diceva sempre che si era fermato a parlare con questo e con quello e perciò aveva fatto tardi. Era il suo passatempo e lei lo capiva, sapeva bene delle sue abitudini. Era questo il loro segreto, forse, e traspare anche da una foto che mi sono tenuta di nascosto a tutti: lui e lei in un giorno di primavera col sole in faccia ed alle spalle quel rampicante dai fiori a campanella di colore viola. Lei ha un fiore in mano e guarda oltre l'obiettivo ignara forse di chi la ritraeva e lui sguardo incrociato al lato opposto a lei. Una camicia di colore marrone e una gonna in tema lei, un golf in cotone e pantaloni grigi lui fermi a guardare chissà cosa o chi lasciando che la vita scorresse a modo suo.
Quel giorno un giorno come tanti era così che insieme si sentivano senza sforzarsi, tutto scorreva e loro allineati. Questo ho di loro e della loro vita.

nihil

  • Mucchine
  • Drago
  • *****
  • Post: 5581
  • Karma: +82/-73
    • Mostra profilo
Re:I nonni
« Risposta #1 il: Febbraio 27, 2013, 07:41:55 »
Che bel pezzo! Io i nonni non li ho mai conosciuti, ma di sicuro per molti rappresentano un punto fisso, un'ancora tra il presente e il passato. Come nonni avevo i contadini a cui ero stata affidata. E le camere erano come le hai descritte tu. Sul lettone usava mettere una bambola, come augurio di tanti figli, di cui i contadini avevano bisogno e sul canterale ci stava, invece della palla di vetro, la culla di Maria Bambina, con dentro appunto una bambolina coperta di pizzi, che rappresentava Maria.
Di sicuro c'era tanta semplicità e la sicurezza della vita stava proprio lì. Complimenti, un gran bel racconto.

patriziagiangregorio

  • Mucca Trombettista
  • *
  • Post: 727
  • Karma: +16/-8
    • Mostra profilo
Re:I nonni
« Risposta #2 il: Febbraio 27, 2013, 11:26:02 »
Che bel racconto.Mi son tornati in mente i miei nonni,persone adorabili e dolcissime.Nonostante siano trascorsi 20 anni dalla loro morte,conservo un ricordo bellissimo di loro.