…e pensare che volevamo solo un gelato…
L’altra sera mi trovavo in centro a Padova davanti al teatro Verdi, verso l’imbrunire e con la mia famiglia cercavo un posto per mangiare un bel gelato.
Mentre eravamo fermi ad un semaforo, un signore si è messo ad urlare verso di noi sventolando una maglietta, poi invece di aspettare il verde si è proiettato verso di me cascandomi ai piedi.
Lì per lì ho creduto che mi avesse scambiato per la Madonna di Fatima o Padre Pio e stesse per adorarmi, poi il mio cervello si è sgomberato dalla sorpresa ed ha iniziato a recepire le parole del giovanotto: - Aiutattemi, aiutattemi, mi hanno accoltellatto dappertutto….-
In effetti, era pieno di sangue e con la maglietta cercava di tamponarsi le ferite.
“Calmo siamo qui noi, ora chiamiamo l’ambulanza, stai fermo, stai giù, altrimenti ti collassi….”
Cercavo con parole lente e calme di tranquillizzarlo…non è nulla, sì hai qualche ferita, è ovvio che sanguini, ma stai tranquillo, non sei grave…
Io parlavo, lui urlava sempre di più “sono andatto…sono andatto”
“Ma chi ti ha ferito?”
“Non lo so, non conosco nessuno, forse la polizia…aiutattemi..aiutattemi”
Sardo o albanese?
Mia figlia nel frattempo aveva chiamato il 118, che tardava a venire.
Io mi sono allora spacciata per un medico, cercando di suscitare in lui la fiducia che gli avrebbe procurato un poco di calma.
Buttava sangue da tutte le parti, non sapevo cosa fare, ma non intendevo assolutamente prendermi l’aids da un tizio con cui non ero nemmeno in confidenza!
Mio genero mi ha passato un pacchetto di fazzoletti di carta che ho dato all’albanese dicendogli di tamponarsi la ferita alla gola, ma mi pareva un poco ridicolo, poi in un lampo di genio ho preso i pampers di mio nipotino e ho tamponato le ferite con quelli, che almeno sono impermeabili e non mi sarei contaminata con il sangue.
Tre coltellate alla schiena ed una alla gola, però continuava ad urlare che stava andando, al che io sempre cercando di spostare il fulcro del terrore del poveretto in acque più calme, ho cominciato ad urlare che non aveva mai visto un morto chiacchierare tanto.
Per poco l’albanese non si è incazzato ancora di più, ma si è zittito, mentre mio marito mi guardava allibito e pensava che ero tutta scema.
Mentre pigiavo sulle ferite per bloccare l’emorragia una cosa mi ha fatto molto effetto: sotto la mano avevo i pampers, ma sentivo l’aria uscire dal polmone come se uscisse da un palloncino e faceva pure pprrrr!
L’ambulanza non arrivava, ma c’era un sacco di gente a godersi lo spettacolino, tutta a debita distanza per evitare il sangue.
Eravamo sotto un lampione come Lilì Marlene, accanto c’era un semaforo tutto allegro nei suoi colori, ed un alone di gente aspettava di godere il brivido della morte in diretta. Nemmeno uno che dicesse povero cristo.
Si sa, un albanese non è un povero cristo, è solo un albanese!
Finalmente si sono sentite le sirene ed una per volta sono arrivate quattro auto (dico quattro) dei carabinieri ed una della polizia.
Ohibò, e che vogliono le forze dell’ordine? Arrestare il sangue? Con quale tipo di manette?
Se dio vuole alla fine sono arrivate due ambulanze ed una guardia medica.
Io avevo finito il pacco dei pampers ed il povero albanese, che aveva ripreso ad urlare che era accoltellato da tutte le parti, sembrava poco coreografico tutto avvolto nei pannolini da notte del mio nipotino.
Ho lasciato subito il campo ai medici veri, che devo dire sono stati bravi e veloci.
Mio genero poi è stato interrogato un’ora dai CC. che hanno voluto sapere tutto: c’era solo da dire che il tizio aveva attraversato la strada e si era buttato ai nostri piedi, ma i CC. si sa sono coscienziosi e hanno una vena di scrittura creativa di tutto rispetto.
Serata davvero strana, quando hanno portato via il ferito, ci è rimasta la sensazione di qualcosa d’incompiuto, come se le nostre vite che ormai si erano incrociate, avessero ora un nodo indissolubile, ma senza futuro.
Come se qualcosa d’importante appena iniziato, fosse stato improvvisamente interrotto .
Faremo solo parte dei reciproci ricordi per sempre.
…e pensare che volevamo solo un gelato…