Siamo a fine ottocento. Un borgo di pescatori nella provincia che era già del Verga. Casette sparse di povera gente, reti accatastate in attesa di essere riparate. Il mare come sfondo e un porticciolo pieno di pescherecci. Una casa tra le tante a quel tempo si affacciava sul mare più delle altre. Una ringhiera di ferro delimitava un cortile interno e all'interno un piccolo giardinetto. Fiorellini di poco conto, una mimosa e un limone e poco più. Tutti passavano da lì e nessuno di loro aveva mai visto Filippa. Si diceva che era una donna ormai attempata, a quel tempo a quarant'anni si era già vecchi, e il suo volto nessuno lo ricordava, non usciva mai di casa e nemmeno a far la spesa. Mai, mai, mai Filippa lo diceva, e la gente non credeva. Un giorno venne a trasferirsi dappresso alla sua casa una famiglia e Vincenzo era il loro figlio. Era un giovane ventenne e con grandi baffi, un uomo allegro, spiritoso e compagnone. E ben presto si fece degli amici ed in piazza trascorrevano insieme le loro ore. Fumando sigarette e scommettendo si divertivano a provare se stessi e i loro limiti. “Facciamo a chi beve per primo e d'un fiato un litro di vino, a chi riesce a mangiare un piatto intero di spaghetti senza mai fermarsi” e più scommettevano e più si divertivano e poi a fumare di sera là su una panchina.
Era di maggio quando per caso Vincenzo se ne accorse che in quella casa nessuno si vedeva. Gli amici allora gli raccontarono di Filippa, di come quella donna non era mai uscita né il volto e il corpo qualcuno aveva visto. Vincenzo allora di colpo illuminatosi, si alzò in piedi e pronto a declamare disse: scommetto che riesco a conquistarla.
Tutti i compagni di gioco e di ventura lo presero in giro cercando gli argomenti per farlo desistere da quell'intento. “Lascia perdere, lei è troppo, non ha contatti, non esce mai di casa, nessuno l'ha veduta, nessuno mai l'ha conquistata”.
Vincenzo incaponitosi disse “smettetela compagni, io ci riuscirò, vedrete credete e non ve ne pentirete”.
E così da quel giorno ogni mattina quello divenne il suo proposito: scendeva giù dal letto alla buona ora, si lavava, profumava e pettinava ed andava giù in strada ad aspettarla. Tanto aspettò finché la vide, si affacciava soltanto a ritirar la spesa che una donna faceva al posto suo. E fu lì che Vincenzo la colpì con il suo bel portamento. E dai oggi, e dai domani iniziò una corispondenza fatta di sguardi e di parole poi, tanto che in capo ad un mese Filippa già era cotta. Lui la chiese in moglie e lei accettò. Si sposarono a giugno nella chiesetta, mentre fuori sul sagrato si faceva a botte per vederla. Quella fu la prima uscita di Filippa, col suo abito bianco e i fiori in testa. Vincenzo tutto gonfio e soddisfatto l'amò fin da allora senza mai svelarle la scommessa. Insieme ebbero quattro figli era Vincenzo quello che andava in strada, lei stava sempre rinchiusa nella casa. Ogni tanto a lui piaceva di scherzare e le diceva con tono serio e affettuoso: Filippa vestiti che usciamo. Lei rispondeva: dove mi porti? E lui affermava: ti porto alla villa. E l'accompagnava invece al cimitero. Lei imbronciata e tuttavia conscia di quanto suo marito fosse un gran burlone, con voce grave diceva: sei uno scellerato!
Visse 100 anni, da sempre si vestì con un grembiule lungo fino ai piedi e con grandi tasche. Lì dentro ci teneva caramelle per i figli prima e per i nipoti poi. Quando lei morì Vincenzo non le sopravvisse a lungo, aveva perso con lei la sua ragione e si disse: che ci sto a fare a questo mondo? Filippa è la mia vita ed io voglio andare con lei. Si mise addosso il suo completo più bello ed aspettò così che la morte venisse a prenderlo in quel letto.