Stasera ti ho sentito strano al telefono, in verità è già da parecchi giorni che ti sento così e non so che fare. Mi chiedo come può il silenzio rubare così tanti sorrisi ed i momenti che sembrano mai stati. Una vita si spegne e un'altra si riaccende da qualche altra parte. E in questo lembo di terra frattanto non ti trovo. E' il vento lo so, ha portato via di nuovo te da me e dal resto del mondo. L'ho sentito d'improvviso quando stavo preparando il pranzo. Ecco che ho girato il capo verso la finestra e l'ho visto, lui invisibile soffiava sulle foglie e brutalmente le spostava, le sbatteva. Ecco ci risiamo, mi son detta, saranno tutte accatastate lungo il portico e non ti rivedrò così presto. Hai smesso di venire infatti, sei stanco, ti sento ma è solo quello? Io provo a parlare, lo faccio ogni sera e negli intervalli del pranzo. E parlo di poco con voce stentata, è difficile sempre inventarsi qualcosa per non ricadere e parlare di te. E tu che stai lì di colpo assopito, nel tempo spossato, e per nulla motivato non dici parola aspetti, lo sento, che io possa cadere. Ed io cado, è vero, e di colpo ti arrabbi, così questa sera è accaduto e se accade è il vento che soffia e ti porta lontano.
E allora mi chiudo, ti dico ti saluto e ritorno a me stessa e non chiedo più scusa. Mi sento gravata di un peso che pesa, sei pieno ogni giorno di ciò che non hai e dici e ridici io sono così, se accetti mi vuoi, altrimenti io andrei. E a me pare sempre di stare e sbagliare, e ad ogni presenza il vento accompagna.
Non c'è che l'attesa, è pura pazienza, la mia forse un po' l'ho messa in credenza. Eppure io penso qualcosa si spezza, ogni volta una parte è sempre più piena di foglie del vento che soffia e le spinge lontano alla vista, lontano dal cuore.
Ora io qui e tu altrove trscorso è quel tempo di belle speranze, le cose finiscono e il vento le porta, cessato quel soffio non resta che la morte.