Autore Topic: la strada  (Letto 864 volte)

ninag

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la strada
« il: Febbraio 10, 2013, 19:41:50 »
La strada
Il cielo terso e luminoso regalava a quella giornata un’intensa vena di soavità.
La strada iniziò a farsi più tortuosa costringendo l’auto a seguirne l’inclinazione, gli alberi dal cupo verde e brillante costrinsero l’uomo al volante ad aprire il finestrino.
Un intenso profumo di resina penetrò nell’abitacolo ed egli aspirò quell’aria frizzante.
Gli abeti si affacciavano sulla strada, minuscole felci coprivano i muretti di sasso e ai loro piedi esili ciclamini si ergevano negli spazi vuoti.
L’aria lievemente umida portava con se il ricordo di piogge notturne, intorno regnava un silenzio quasi assoluto, solo minuscoli uccelli svolazzavano fra i rami.
Rapito da quell’atmosfera l’uomo pensò al luogo in cui dimorava abitualmente e si sentì pervadere da una sorta di benessere, in quel momento fu ben felice per il suo lavoro, che spesso lo conduceva in luoghi sconosciuti, sebbene viaggiare così spesso a volte risultasse piuttosto faticoso.
Sua madre aveva desiderato che lui diventasse un poliziotto, ma egli non ne era per nulla convinto non riusciva ad immaginarsi in divisa o ad inseguire qualcuno, piuttosto pensava ad una vita tranquilla.
Lei lo aveva guardato perplessa e quando lui le aveva annunciato che avrebbe fatto il rappresentante, anche un lampo era sfuggito dai suoi occhi scuri, che lo avevano scrutato come quando era bambino.
Senza fare commenti lei si era allontanata, e si era accesa una sigaretta.
Quella giornata era passata, e lei non le aveva neppure chiesto di cosa si sarebbe occupato. Nei giorni successivi non si erano parlati molto, del resto il dialogo non era certamente una delle componenti principali del loro rapporto.
Dura e spigolosa, lei non era certo la classica madre affettuosa, poco incline alle manifestazioni di tenerezza, i suoi modi erano spesso bruschi e rudi, a volte addirittura offensivi egli era convinto che in realtà avesse paura di dimostrare l’affetto che provava per lui.
La sua convinzione era così radicata che non gli era mai venuto in mente di affrontare l’argomento con lei, in fondo era riuscito ad accettarla così com’era.
Di suo padre non parlava mai, da, quando era partito molti anni prima per l’Australia, non si era più fatto vivo.
Né lui né sua madre sembravano sentirne la mancanza.
Il sole sembrò farsi più luminoso, mentre egli era avvolto in tali pensieri, pensò che forse a causa dell’altitudine i raggi del sole fossero più intensi.
Pochi istanti dopo premette il piede sull’acceleratore, con l’intento di arrivare prima dal suo cliente doveva consegnare il nuovo espositore. Ormai aveva visitato quasi tutte le farmacie della zona, in fondo poteva dirsi soddisfatto.
Era piuttosto incuriosito da Lizzano, gli avevano assicurato che era un bel paesino di montagna, e tra le altre cose aveva anche un certo appetito.
 Il paesaggio diventava sempre più cupo, gli alberi erano piuttosto fitti e i rami si protendevano sulla strada impedendo al sole penetrare, egli si sentì leggermente defraudato.
L’auto continuò ad avanzare, mentre il bosco si trasformava in una sorta di caverna, la tortuosità della strada, lasciava vedere ben poco era come se quel luogo fosse arrivata la notte ed egli ebbe un lieve senso d’angoscia.
Strinse le mani sul volante e spalancò gli occhi, istintivamente accese gli abbaglianti, una luce intensa si proiettò su quelle ombre. La strada ora sembrava più diritta i tronchi possenti lo ghermivano in quella luce fittizia, rallentò per vedere meglio ciò che lo circondava, la macchina ebbe un sussulto e si fermò, sentì un tremito nelle mani, mentre si accingeva a farla ripartire.
I fari rimasti accesi, lambivano l’area circostante ed egli non aveva il coraggio di spegnerli.
In un sussulto d’orgoglio li spense, l’oscurità lo avvolse non un tremito o un sussulto rompevano l’aria, sentì il suo cuore percuotere furiosamente il petto.
La sua mano cercava la chiave e rabbiosamente cercava di riavviare il motore, finalmente quello si accese, con un lieve ronzio, poi i fari illuminarono di nuovo la strada, e riprese il suo viaggio.
Si rese conto che probabilmente non aveva respirato per alcuni secondi, pur comprendendo che le sue erano paure assolutamente assurde, era come se l’angoscia si fosse impossessata di tutto il suo essere.
L’auto procedeva tranquilla, quando qualche sprazzo di luce sembrò tornare tra gli alberi, un lucore grigiastro passava tra i rami, neppure una foglia adornava quei rami.
Sul margine della strada non vi era neppure un filo d’erba, egli pensò che un incendio recente avesse devastato quel luogo, un plumbeo silenzio sembrò calarsi nella sua anima, trascinandolo verso un liquido e pesante oblio.
Il motore dell’auto che fino a pochi istanti prima aveva ronzato, sembrò essere stato inghiottito, eppure l’auto continuava ad avanzare.
Un cartello, interrompeva bruscamente la strada, e indicava che non si poteva avanzare, mise il piede sul freno e fermò di nuovo l’auto.
Aprì il finestrino, un silenzio ancora più gonfio ed opprimente penetrò fin dentro le sue membra, aprì lo sportello, ma questa non produsse nessun rumore.
Senza sapere neppure perché scese dalla macchina, si guardò attorno cercando di orientarsi, pensò che avesse sbagliato strada, guardò l’orologio segnava le dodici e trenta, probabilmente erano passati solo pochi minuti da, quando lo aveva guardato l’ultima volta, emise un respiro profondo.
Si sentì immerso nella gelatina, respirò ancora, ma gli sembrò che l’aria non volesse entrare nei suoi polmoni, nella sua mente s’insinuò il dubbio di essersi addormentato, la caligine di quel luogo sembrò averlo catturato, gli dolevano le gambe e anche un braccio, perciò di sicuro non poteva essere un sogno.
Una stradina sulla destra catturò la sua attenzione, era sterrata e stretta, istantaneamente decise di percorrerla, risalì sull’auto e riprese la marcia.
La strada sembrò essere particolarmente impervia, l’auto sobbalzava e oscillava, alcuni deboli raggi di sole squarciarono il bigio colore del cielo, ed avvertì una sensazione di benefico calore.
Una lieve nebbiolina lo fece rallentare di nuovo, in quel momento desiderò il traffico cittadino, e i rumoreggiare delle ruote dei camion sull’asfalto, i clacson, e un qualsiasi rumore piuttosto che il silenzio che lo accompagnava.
Nonostante egli fosse al volante, l’automobile sembrava animata da una forza propria, pareva che conoscesse la strada, fu tentato di tornare indietro, ma non riusciva a far altro che sperare di trovare un cartello o un passante, erano chilometri che non incontrava nessuno.
Nell’abitacolo c’era caldo nonostante il sole fosse scomparso velocemente, ed egli sentiva la sua pelle tirare leggermente come se qualcosa la comprimesse sul suo viso.
La nebbia iniziò a diradare, e la strada divenne più scorrevole, pensò che la meta fosse vicina, a tratti si vedeva di nuovo il selciato e la visibilità aumentava ormai era quasi sicuro che presto avrebbe trovato delle case, quelle tipiche della montagna.
Il suo piede premette sull’acceleratore, eppure la velocità dell’auto sembrò uguale a prima, ignorò quella sensazione, del resto non sempre ci si può fidare dei propri sensi, tutti sanno quanto siano ingannevoli.
Ai margini della strada non si vedevano più gli alberi, e sicuramente quella era una zona di pascolo, mentre cercava di osservare meglio quel luogo le sue mani presero a tremare e il suo corpo fu scosso da improvvisi singulti.
Il silenzio in quel momento fu interrotto all’improvviso dall’ululare di una sirena, un pensiero si affacciò rapido nella sua mente, doveva trovarsi vicino ad una fabbrica, anzi ne era quasi certo.
Il cielo aveva ritrovato i suoi colori, un gruppo di case gli apparve come per incanto in fondo alla strada, si sentiva esultare, non aveva commesso nessun errore aveva proseguito diritto per quella strada ed aveva avuto ragione.
Le case basse, erano imbiancate a calce, e alle finestre c’erano numerosi gerani, i tetti di legno scuro risaltavano sul bianco delle pareti.
Superò le prime case e si addentrò nel piccolo borgo, le strade erano deserte, si fermò in una grande piazza, voleva telefonare a sua madre.
Compose il numero, ma il telefono sembrava muto, si rammaricò parecchio, ma probabilmente quella zona non era adatta ai telefoni portatili.
Gli sembrò di udire una voce, provenire da una qualche parte intorno a lui, si voltò, ma non c’era nessuno.
Una piccola folla si era radunata intorno a quell’auto ferma sul ciglio della strada, e un’ambulanza irradiava con le sue luci la zona.
Una donna si accosta ad un poliziotto che controlla il flusso delle macchine, e gli chiede qualcosa.
“Che cosa è accaduto”.
L’uomo senza guardarla risponde.
“Abbiamo trovato un uomo, morto nella sua auto ora lo portiamo via così lei potrà ripartire e riprendere la strada”.


« Ultima modifica: Febbraio 11, 2013, 18:53:14 da ninag »

Brunello

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Re:la strada
« Risposta #1 il: Febbraio 11, 2013, 09:23:39 »
Già commentato in altra sede ;) Bellissimo :rose:

ninag

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Re:la strada
« Risposta #2 il: Febbraio 11, 2013, 18:55:05 »
grazieeee ))

nihil

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Re:la strada
« Risposta #3 il: Febbraio 12, 2013, 08:48:27 »
ci sono viaggi che hanno punti di arrivo e non si può più ritornare indietro. Solo andare. :rose:

ninag

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Re:la strada
« Risposta #4 il: Febbraio 12, 2013, 11:16:07 »
grazie, per essere sempre presente  :rose:

piccolofi

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Re:la strada
« Risposta #5 il: Febbraio 12, 2013, 18:05:22 »

  Mi e' piaciuto molto.  Ti prende, e non riesci a interrompere la lettura, perche' le sensazioni sono cosi' ben descritte e sembrano fondersi, compenetrarsi, con la natura circostante.
La fine e', e al contempo non e', inaspettata : proprio perche' in qualche modo il susseguirsi delle sensazioni, cosi' strane per la normalita', portano appunto a un senso di irrealta', all'idea di trovarsi in un'altra dimensione, a meta' fra la terra e quel che non conosciamo.
Brava.

ninag

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Re:la strada
« Risposta #6 il: Febbraio 16, 2013, 15:35:20 »
Grazie, hai colto  l'essenza!
 :rose: