Autore Topic: Una parola, un racconto  (Letto 617 volte)

presenza

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Una parola, un racconto
« il: Gennaio 26, 2013, 18:00:49 »
Tangente





Camminava lungo quel viale senza sapere dove andare, dove i suoi passi l'avrebbero portato. Pensava frattanto che quello era il lasciarsi andare di cui tante volte aveva letto, finalmente lo stava sperimentando dopo aver trascorso una notte in fondo a quel corridoio.
Era l'alba, una leggera pioggerella bagnava ogni cosa. Lontano intravedeva ancora le luci dei lampioni lungo le panchine a illuminare non visti, i ciottoli e le aiuole.
Un passo dopo l'altro stretto all'impermeabile, e nulla tra le mani. Non lo aspettava nessuno a casa, aveva trascorso tutta la notte fuori senza dirlo nemmeno a se stesso e ora il giorno lo richiamava in vita. Non gli era rimasto più niente, e niente aveva avuto per costruirsi quel niente che poi la sera lì, nell'arco di una notte aveva perso tutto d'un fiato, senza respirare, senza nemmeno avere il tempo di pensare. La sua voglia era passata, nella sua mente rimaneva il vuoto, mentre i passi accompagnavano il suo corpo spento.
La strada cominciò ad animarsi, e lui guardò il fiume affacciandosi al parapetto, lo stesso dal quale tante volte aveva guardato. Tutto era rimasto uguale, la passeggiata, gli alberi ai bordi, le biciclette dei passanti, la panchina dell'amore quella dipinta di rosso e rimasta come emblema. Una colomba volò sulla sua testa e lo sporcò, e lui non disse nemmeno una parola, non gli venne nemmeno di lanciare insulti.
Si scostò da quel parapetto e continuò a vagare tirando fuori dalla tasca l'ultima sigaretta. L'accese e la fumò buttandola via dopo qualche tiro.
Non aveva più nulla da perdere tranne se stesso che a quel punto stava al mondo senza una ragione, il perché non se lo chiedeva più ormai da tanto tempo, e solo lei teneva ancora in piedi le sue fila.
Lei, quella che suo padre aveva fondato investendo le sue forze, quella che lui aveva ereditato fino al crollo.
Per lei aveva pagato l'ultima tangente a quella massa di strozzini, e non era riuscito a salvarla. Rimaneva solo il suo nome stampato in calce al logo, come l'involucro senza il contenuto. Dunque non restava che vagare, lasciarsi andare senza una ragione, perdersi per non ritrovarsi mai più, senza se stesso, senza la sua storia.

presenza

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Re:Una parola, un racconto
« Risposta #1 il: Gennaio 27, 2013, 18:03:55 »
Calore


Abbiamo una lei dai capelli ricci e rossi, una vita di aspettative, programmi, obiettivi e ragionamenti: cosa e come voglio raggiungere. Si sedeva a tavolino, o pensava a tavolino. Ogni incontro ci faceva una storia, e il tempo scorreva in un attimo senza nemmeno bisogno di viverlo. Tutto era fantasia e pensiero in quella sua testa fatta di parole. Chi la vedeva non osava chiedere, lei dava sempre in anticipo le risposte, tutto era sotto il suo controllo, una macchina perfetta. Camminava su una strada lastricata, non una panchina fuori posto, né un buco o un fiore spezzato: tutto pulito e ordinato.
Mancava qualcosa, oh sì, se lo sentiva ogni volta che mettendosi il cappotto sentiva ancora freddo. Eppure si sforzava, ripassava mentalmente ogni cosa, rivedeva ciò che sapeva e, sì, mancava qualcosa. Cosa?
Quella domanda la martellava, la mattina appena sveglia cercava e non trovava e questo già la agitava, lei così sempre a posto, così definita e definibile.
Un giorno decise di trovare, non importava cosa o chi, l'avrebbe trovata la sua risposta. E così andò fuori a passeggiare, si guardò intorno, spiò le mosse degli altri cercando di carpirne il segreto, e fu allora che gli venne sotto gli occhi l'immagine di due che si baciavano e tutto intorno a loro un gran calore. Non resistette all'idea che finalmente aveva trovato, e la mise in atto. Trovò anche lei, dopo un'attenta ricerca un uomo, se lo guardò a distanza e poi lo avvicinò. E quando si baciarono non sentì calore. Qualcosa non aveva funzionato. Cosa? Dov'era quel calore che aveva sentito con quei due sconosciuti? E fu allora che capì e pianse, e fu allora che sentì calore e se ne avvolse, abbracciandosi.
« Ultima modifica: Gennaio 28, 2013, 10:32:34 da presenza »

ciro

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  • Un soffio vestito di parole diventa poesia
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Re:Una parola, un racconto
« Risposta #2 il: Gennaio 28, 2013, 07:44:00 »
Tangente
... e quandi tutto sembra crollare allora comincia la vita vera, la più grande sfida: quella contro tutti ma soprattutto contro noi setssi, rinati.

Calore

L'amore non si trova dentro una vetrina esposto pronto ad essere comprato, l'amore vive di vita propria, qualche volta ci intercetta, altre volte no. Altrimenti si tratta di freddi surrogati.

Grazie Presenza per questi due scorci su queste vite, comuni ma nello stesso tempo straordinarie.

Ciro


presenza

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Re:Una parola, un racconto
« Risposta #3 il: Gennaio 28, 2013, 10:34:29 »
Grazie a te Ciro, mio attento lettore!

presenza

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Re:Una parola, un racconto
« Risposta #4 il: Gennaio 28, 2013, 11:17:56 »
Sferrare






C'è un momento nella vita di ognuno, o forse solo di qualcuno, nel quale d'improvviso accade. E ciò soltanto dopo aver sentito le catene, quelle che stringono e lasciano i segni ai polsi e alle mani, quelle che diventano, a volte, così pesanti che si fa fatica a camminare e ci si trascina come un asino la sua zavorra. E quello è il momento, l'attimo in cui accade e senza chiedersi perché subito si sferra un colpo e si tocca la libertà.
A lei toccò il suo attimo di gloria quel pomeriggio di un giorno qualunque. Aveva fatto l'abitudine a trascinare i piedi e chi la vedeva da lontano scorgeva perfino una lieve gobba, forse quel peso, forse le catene. Se le era messe senza nemmeno accorgersene, come tanti, come tutti e andava in giro mentendo come gli altri: “tutto bene, sì tutto bene, sono felice, sei felice”. Complimenti di poco conto, frasi stampate senza verità come i sorrisi e le caramelle al limone.
Non credeva bisognasse chiedere, tutti in un volto, un'unica espressione dunque era vero, era così che si doveva fare, vivere a quel modo senza nemmeno vivere, e chiamare vita tutto per dimostrare di conoscere come una pagnotta, come la frutta su un banco al mercato. Così si fa, continua così è quotidiano il tuo continuo peso, dicevano le amiche e le presenze esterne fatte di tutto senza verità. Non si sentiva proprio, lei così ingombrante con quel suo peso portato a spasso ovunque e dove, eppure sarà vero, se questo è il vero, diceva a se stessa in un attimo di sé.
La madre, il padre, ed i fratelli tutti sì, le dicevano, continua così che sei più brava, sostieni e porta, porta soltanto e questo il compito di ognuno, non c'è lamento, non c'è sostegno, soltanto tu ed il peso di te stessa, appesantita dalle tue catene, dai ferri del mestiere, di te persona in giro per il mondo.
Andò così per anni, forse millenni per ogni anno vissuto in questo modo, e poi venne il risveglio. Quel pomeriggio, quel giorno senza tempo, sferrò il suo colpo e liberò se stessa. Un grido, un battito di cuore, e larghe braccia e piedi e mani, ed il sentire pieno e felice di lei, se stessa in fondo alla radice. E la montagna dall'alto dell'altura, è lì che andò sentendosi nel corpo la libertà dell'anima, nell'anima del vuoto. Tutto gettò, ferri e mestiere, per liberarsi e credere perfino nel dolore, per risentirsi nuova e vivere di sé, per ricongiungersi ancora nella strada del perché. Sfiorò le foglie e le cortecce d'albero, i fiori e i sassi e gli uccellini in volo, toccò la terra e s'impastò le mani, colorò il suo viso col fango e con la pioggia e nulla le impedì di essere una cosa: tutto e niente divenne in quel momento, come una cosa quando la si posa, come tanti come tutti come nessuno nemmeno particolare.
Il volo d'angelo spiccò da quell'altura, senza preoccuparsi di chi l' avrebbe presa, se stessa aveva e questo già bastava.

Claudia

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Re:Una parola, un racconto
« Risposta #5 il: Gennaio 29, 2013, 16:18:48 »
Sferrare
Terribile e bellissimo il volo d'angelo della tua creatura, del tuo intenso personaggio che, un bel giorno, si risveglia e si libera dalle catene.



Tangente
Immagino che molti  imprenditori si trovino, oggi, a vivere disperatamente  la lucida angoscia del protagonista del tuo brano.


 Claudia

Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera!
S.  Quasimodo

presenza

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Re:Una parola, un racconto
« Risposta #6 il: Gennaio 30, 2013, 15:27:39 »
Adagio




In punta di piedi entrava nella sua vita, lo faceva a poco a poco per non invadere, per non sentirsi l'ospite indesiderato. Sfiorava le mele nel cesto, apriva gli stipi senza farsi accorgere, un cassetto e le posate e lì poggiava il pane, una bottiglia di vino e un vassoio di dolci. Gli asciugamani in bagno, le lenzuola sul letto. Era adagio che camminava sul pavimento liscio e lucido di quella casa, e adagio varcava la soglia della porta, ogni giorno, ogni volta.
Saliva le scale e lasciava fuori quel tempo che non era stato il loro, adagio accoglieva il presente e la vita in quel momento, tra quelle mura che adesso erano delle voci, le loro, quando si dicevano ti amo. I piatti e quei bicchieri grandi, come il senso dell'appartenenza.
Niente del prima, solo qualche parola, un ricordo lontano attraverso qualche calice, e solo adesso, adagio dal passato e  con amore.


http://www.youtube.com/watch?v=TAfm4KBvq78

presenza

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Re:Una parola, un racconto
« Risposta #7 il: Gennaio 31, 2013, 18:18:27 »
Reticente




Eravamo seduti a quel tavolo imbandito come fosse festa, tutti aspettavano un cenno. In abito da sera, senza un motivo, senza una ragione. Uno sguardo annoiato, una parola di troppo, il senso vago di un amaro dire. Nulla è perduto e tuttavia si perde fatto di niente come una sostanza, senza un nome forse un'entità. Di fronte a noi noi stessi, fatti di niente pur sapendo tutto e reticenti senza l'innocenza, proprio così non saremmo stati noi, se fossimo stati veri. Tutti mentiamo e noi col mondo intero, e tutti sappiamo eppure non lo vogliamo dire. Sarà abitudine, o la paura di essere, pur nascondendoci qualcosa poi avviene. Si scopre e ricopre tutto quel vuoto che all'apparenza inganna, e così a quella cena entrambi sapevamo ma non volevamo dire.
Prego ti servi?
Certo, con piacere!
Ne vuoi un pochino, o va bene tutto?
Frasi di niente, vuote come un pozzo, solo un eco di una verità nascosta. E tutto il pieno dentro alla radice, compresso e represso fino ad affogare. Avrei voluto, avresti anche e invece eccoci senza nulla dare. Avremmo aperto la diga di parole, e invece no meglio inventare tutto, fingere di esistere, fingere di credere e reticenti in pieno pur di non apparire fatti di niente come le parole.
Una cena lunga, fatta di silenzi ma  un turbinio di immagini  dentro alla nostra mente.
Vuoi un dessert?
Sì, grazie un po'!
Ecco ti servo, dimmi quanto basta.
Che falsità, che menzognera vita, perché mentire quando è più semplice dire. Ci si spaventa invano, le conseguenze si dice, come se da reticenti se ne fosse privi.
Finito il dolce, e l'ultimo bicchiere ci alziamo insieme senza una parola. Tutto quel tempo, tutto andato perso e ora all'uscita non è rimasto niente.
Il tempo non aspetta, scorre lento e cammina e se non lo viviamo lo avremo solo perso.


presenza

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Re:Una parola, un racconto
« Risposta #8 il: Gennaio 31, 2013, 23:30:16 »
Allinearsi





Non resta che sentire l'andamento del tempo, è fatto di passi e passi e per nulla uguali gli uni agli altri. Si vive nel terrore, e la sofferenza ormai è di casa, perché non vogliamo ammettere le cose come stanno.
Avevo un libro un giorno, scoperto quasi per caso e mentre lo leggevo, una parola sola mi ha  risvegliato.
“Allineamento” a tutto, ai fatti della vita, ci dà il permesso a vivere, sentire e poi parlare. Mentre in realtà noi non sappiamo leggere, speriamo che qualcosa cambi, ma il vero cambiamento è dentro il nostro animo. Mi allineo a questo mondo, lo accetto come una bambina, senza darmi pensieri, senza fare storie, mi evito così gran parte del mio tempo che se ne è andato in fumo, sperando fosse intenso e migliore. Migliore sono io, sempre ed ogni giorno, anche se non faccio niente, ho già fatto qualcosa.
Quel giorno io in quel libro m'immaginai una linea e insieme a quella temporale, tutt'uno mi sentivo. Ecco che sta in questo, il vero senso umano, quell'attimo di eterno, in un camminare lento. E poi da linea fissa, divenni quella morbida, quella che si allinea all'altra senza nemmeno chiedere. E poi lascia in un angolo l'ansia e la sofferenza, non è continuare a vivere se si vive nell'angoscia. La vita è quel che è, e in questo non si soffre, se invece non accetto, divento solo terra.
Mi allineo dunque ancora, come fosse un allenamento, e in verità diventa semplice anche il più complicato nodo. Si scioglie tutto in un bicchiere, l'ansia e il nervosismo e ci si sente liquido dentro ad un bicchiere.
Ho ancora spazio per dire quel che penso e invece mi ritraggo pensando a questo tempo. Se fossi elastico mi allungherei di tanto, farei le prove fisiche di quanto riesco a dare. Sono invece donna, fatta di sentimenti, di alti, bassi e medi e nemmeno tanto eclatanti. Ma questo è solo un attimo, sta tutto qua il segreto, pensare che la vita è tutta un cambiamento, Niente rimane statico, in questo sta allinearsi, nel bello, brutto o dolce, salato o anche piovoso.
E poi giocare ancora coi fatti della vita, oggi tocca il mio braccio, domani chi lo sa. Allinearsi è perdersi, senza per forza chiedersi, ma chiedere poi che cosa, forse “quando finirà?”
Che importa dire, se nulla è sicuro, sapere che ci siamo è già sapere troppo. E invece ci trasformiamo, la rabbia ci accompagna, quando sarebbe facile lasciare andare tutto, godersi il giorno all'alba e ringraziare la vita che ancora ci permette di alzarci la mattina e rivedere il giorno.

presenza

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Re:Una parola, un racconto
« Risposta #9 il: Febbraio 04, 2013, 23:08:31 »
Incertezza



E di sicuro non mi riesce di vivere aspettando, devo fare qualcosa nel frattempo, non posso star qui ferma ad osservare mentre si consuma una candela. Mi ha detto salutandomi che avrebbe richiamato ed io non ce la faccio, nell'incertezza chiamo. Sollevo la cornetta del mio telefono nel corridoio, e a comporre il numero non ci metto tanto. Squilla, sì squilla e non risponde, riattacco ed esco: vado a trovarlo.
 E la certezza è una risposta che non appassisce nell'attesa, come quel fiore in mezzo al vaso viola. Vado, avanzo senza una parola, deve, sì deve dare una certezza e nell'attesa non posso rimanere, incerto il passo, incerta la candela, come una fiamma in mezzo ad una brace, dura e non dura e tutto il tempo io guardo, meglio è agire qualunque cosa dice.
Così il tempo passa, e mentre piove cammino sotto l'acqua, passa quel tempo, disciolto nei minuti, bagna il mio corpo, ed io non mi riparo. Fisso il pensiero, fisso è quel mio sguardo che oggi rivede quella parola senza il suo colore. Non gioco o suono, solo un tonfo spento, racchiudo il brivido e vado incontro al freddo. Nulla si sa, nemmeno lo conosco, eppure incerto non voglio sia, non lo desidero nemmeno.
Sempre ho lottato, sempre ho rifiutato, e adesso che cammino, so che rimarrà incerto. Nulla è lo sforzo, nulla è la fatica, tutto è così ed io non posso niente.
Il mio passo si placa, e con esso tutte le ferite, e così torno indietro e aspetto ferma lì sulla panchina.