Vorrei presentarvi un racconto scritto da me qualche anno fa. ( 2 credo
)
Spero di poterne postare altri al più presto. Buona lettura.
La macchina si fermò davanti al grande edificio il cui esterno tradiva lo sfarzo che regnava dentro. Lo sportello posteriore si aprì e si posò a terra un piedino seguito dall’altro. “ Eccoci qui! Finalmente ci siamo. Allora Marta che ne dici?” chiese sua madre soddisfatta. La ragazzina scrutò attentamente il casolare incerta se affrettare un giudizio o attendere di scoprire l’interno.
“Sono sicura che dentro sia proprio bello!” decise infine di dire con speranza.
Marta aveva undici undici anni e per la sua età si poteva considerare davvero matura. I capelli ricci che a ciocche le ricadevano sul viso le davano un’aria sbarazzina e i grandi occhi azzurri la riportavano alla sua età effettiva. Nel suo insieme risultava graziosa. Era arrivata in quella piccola cittadina da un paesino per motivi di lavoro dei suoi genitori. Non aveva né fratelli né sorelle e la cosa, benchè fosse spesso sola ,non la turbava più di tanto.
“Pensa-ripeteva a tutti-così posso fare molte amicizie ,la solitudine mi spinge a questo!”
In effetti, nel posto in cui viveva prima, si era circondata di un sacco di coetanee e coetanei . Tutti le dimostravano un affetto incredibile e si accorsero di quanto fosse difficile non rispondere ai suoi segnali di simpatia con cui avvolgeva chi si prendeva a cuore. …..Così, prese le valigie si avviarono al cancello della nuova dimora. Salirono delle scalette e giunsero davanti ad un portone. Finalmente entrarono. Marta ,varcata la soglia ,restò immobile ad ammirare lo splendore che le si rivelò agli occhi. Aumentò la stretta al manico della sua borsa e si voltò verso i genitori che erano bloccati alle sue spalle.
”é un posto bellissimo!” dichiarò in un grido di gioia cominciando poi a salire la scalinata verso il piano superiore con entusiasmo.
Percorse un corridoio ai lati del quale vi erano diverse porte. Spinta dal semplice istinto sporse la testa dentro ad ognuna. Trovò due camere, un bagno ,un ripostiglio e una stanza enorme completamente spoglia a differenza delle altre ammobiliate qua e là.
“Marta, pensi di darci una mano?” la voce improvvisa del padre che la richiamava dal fondo.
Il giorno seguente, quando metà delle loro cose era sistemata a dovere nelle varie camere ,Marta pensò di farsi una passeggiata nei dintorni. La lasciarono andare ,poiché, oramai, mamma e papà si fidavano della sua responsabilità. Ne avevano avuto prova già in diverse occasioni di trasloco. Innanzitutto fece un giro di perlustrazione intorno alla sua casa fermandosi nel retro a contemplare un grande albero secolare che si accorse essere adatto per salirci sopra. Si avventurò poi per il viale che iniziava appena fuori dalla recinzione anteposto alla strada. Lo attraversò guardando ora a destra, ora a sinistra intravedendo tra gli alberi che lo perimetravano le case.
“Che bello vivere laggiù immersi nella natura. Pensa quanto possono camminare per raggiungere la città e, pensa quanto si respiri bene là.” si disse.
Alzò poi gli occhi al cielo facendosi schermo con una mano dal forte sole ancora imponente nonostante fosse autunno e scrutò il cielo. In quel momento, qualcosa la spinse all’indietro facendola cadere a terra.
“Guarda dove vai!” la rimproverò qualcuno che solo quando riaprì gli occhi e si riscosse dal tonfo capì trattarsi di un ragazzetto che mostrava aver fretta.
Rialzatasi un po’ barcollante, si aggiusto la gonna e ricalzò la scarpa sfuggita dal piede per la caduta.
“Scusa, ma comunque io credo che tu non mi avresti urtata se non correvi. Quindi, visto che correvi no? Allora dovevi stare anche tu attento!” si difese ponendosi a braccia conserte a spalle rigide trattenendo una risata.
“Forse. Comunque, eccomi di nuovo in ritardo!” sbuffò quello spazientito nonché irritato anche dall’atteggiamento di chi le era difronte.
“Per cosa?” gli chiese Marta incuriosita portandosi le mani dietro la schiena altalenandosi sui piedi.
“Per la scuola!” sbuffò ancora lui.
Gli occhi di Marta si fecero grandi: ”La scuola! È vero! Stavo per dimenticare che domani ci verrò anche io! Tu dove vai?”
Il ragazzo la guardò dubbioso. “Vado alla” Hilton school. “Sono del secondo anno.”
“Ma pensa, allora hai un anno più di me! Io da domani comincerò a frequentarla. Sai? Mi sono trasferita qui da poco!”
“Ne sono felice.” Si rincamminò ma non era più tanto sicuro di volersi ancora dirigere a scuola.
“Come ti chiami?” insistette Marta seguendolo festosa.
“Ivan” fu la secca risposta.
“Che bel nome! Mi sa molto di personaggio storico. Io Marta!”
“Personaggio storico?” Aumentò l’andamento del passo alzando le spalle per quello strano parere.
“Certo?-Marta con un rapido scatto gli si parò davanti sorridendo-non ti piace la scuola, ho indovinato?”
“Però, astuta. Comunque è vero, la trovo un’inutile perdita di tempo.” ammise fermandosi.
Marta si sedette a terra. ”Peccato che tu la pensi così. A me sembra un utile “perdita di tempo”!” scherzò.
“Bà ,sarà..” Ivan si tolse lo zaino dalle spalle e le si mise accanto. lo fece quasi involontariamente. Certo ,andare a scuola non era più nei suoi pensieri ora, ma neanche starsene lì con quella strana ragazza a sprecare tempo per altre attività.
“Sei nuova?”
Lei annuì. “Vengo da un paese che, a mio giudizio potrebbe sparire da un giorno all’altro tanto è minuscolo, ma in realtà ne ho cambiati molti. Sai, mia madre per il suo lavoro deve muoversi spesso. Ma io penso che ,nonostante tutto ,sia bello ,così potrò viaggiare e fare sempre nuove amicizie.”
Il suo ascoltatore iniziò a cambiare atteggiamento nei suoi confronti .”Davvero la cosa non ti dispiace?”
“Certo che no! Tanto con chi è lontano posso parlare a telefono e poi,ti ripeto che posso crearmi sempre nuovi amici. A me piace averne tanti. La trovo una cosa bella! Anche la scuola è una cosa che io reputo bella e utile. Te?”
Ivan puntò i gomiti sulle gambe incrociate e appoggiò il mento ai pugni.” Io? Non ci trovo niente nella scuola e neanche nella gente. Mi vedono molto” di traverso” per essere chiari. Non viaggio e non mi piacerebbe nemmeno farlo.”
Marta strabuzzò gli occhi e scoppiò poi in una sonora risata. ”Una cosa però è cambiata!”
“Cosa vuoi dire?” Ivan tornò a guardarla con uno strano cipiglio.
Marta ricercò il contegno chiedendosi anche come potesse non aver capito. ”Ora io sono tua amica!”
Il ragazzo la squadrò con sospetto. ”Mia amica? E cosa te lo fa pensare? Non ti ho mica detto che mi sei simpatica.”
“O ma io l’ho visto. Per prima cosa ti sei seduto con me ,poi, mi hai rivelato alcuni tuoi particolari.”
“L’ho fatto solo perché non avevo voglia di andare a scuola!” disse insicuro.
“Mettila così se ti va, ma ,sappia che per me sei simpatico! È bello parlare con te.”
Ivan si arruffò un po’ i neri capelli e zaino in spalla fece per rimettersi in cammino. ”Tu trovi il bello dappertutto?”
“Ci provo! Ma ci sono cose in cui non ci riesco. Ad esempio la varicella! Dove sta il bello lì?”
Il ragazzino rise di gusto tanto che quando si calmò aveva il viso congestionato.
Marta sorrise. L’occhio le cadde ad un tratto sull’orologio da polso del ragazzo. “O no! Devo correre a casa!” esclamò allarmata preoccupandosi, come sempre le accadeva, di perdere la fiducia dei suoi.
“Te ne vai di già?” chiese Ivan che con sua meraviglia capì che la nomina di “amica” non le stava affatto male.
“Purtroppo devo. Dai, sarà più bello domani parlare. Spero tanto di vederti a scuola! Devi venire! Pensa che bello! Hai l’onore di essere il mio primo amico.” E si allontanò scomparendo alla vista del giovane.
“Verrò!” le gridò convinto.
Quel pomeriggio, Ivan, tornato a casa fingendo di essere andato a scuola, stupì non poco i suoi genitori.
“Sapete, la scuola è bella! Ammetto che non mi pace molto lo studio ,ma si incontrano anche persone interessanti!” Li lasciò in cucina con queste frasi enigmatiche che spinse i due a darsi occhiate smarrite.
L’indomani ,a scuola, Marta si ritrovò in poco tempo a parlare con diverse coetanee. Anche a loro, cominciò a spiegare la sua filosofia di vita appresa per ”difesa personale” come disse. La ascoltavano passando da uno stato di scetticismo, ad uno di curiosità e voglia di provare.
“La matematica, a me non piace, ma anche lei è bella! Ma ci pensate quante cose in meno avremmo senza di lei! Poi, è utile, perché, anche se non ci servirà in prima persona, potremmo subirla da altri e noi dovremmo conoscerla per tener testa.” Spiegò nella sua buffa ma accattivante maniera. E fu proprio durante questa affermazione che Ivan si mise all’ascolto.
“Ciao Ivan! Ti presento i miei nuovi!” fece Marta trasportandolo nel cerchio afferrandolo per un braccio.
Un coro di saluti si alzò.
“V-vuoi dire che sono già dalla tua parte?” sembrava allibito.
Marta rise della sua strana espressione annuendo. All’uscita, più tardi, fuori dalla scuola non vi erano altro che ragazzi e ragazze impegnate a trovare il lato positivo di qualunque cosa. Ivan osservò quasi divertito da quella scena.
“Non arriveranno mai al tuo livello!” affermò divertito.
“Forse, però almeno ci provano. A te come va?”
Ivan ci pensò un po’ su:” Allora, comincio a pensare che è bello andare a scuola perché alla nostra età non potremmo fare altrimenti. Viaggiare, forse è bello perché dalle altre parti se esiste gente come te, sarei felice.”
“Bravo Ivan! Senti, ti va di venire a casa mia? Alla mamma, che oggi non lavora ,farà piacere che io abbia compagnia. Poi ti mostrò la verità palese di ciò che ti ho…insegnato. Casa mia ,da fuori è tristemente malandata, ma devi assolutamente vedere l’interno! Poi, c’è una stanza che appena arrivai vi regnava il vuoto assoluto, ma poi…” gli fece l’occhiolino.
Giunti davanti al portone Ivan notò che in quella casa era proprio difficile trovare qualcosa di bello, un po’ come la varicella. Appena messo piede dentro ,non potè che ricredersi.
Dopo le dovute presentazioni ,Marta lo trascinò su per le scale. “Ora ti mostro la stanza ex-vuota! “sorrise compiaciuta di sé. “Guarda com’era?” disse sventolandogli davanti agli occhi una foto di quattro mura desolate e un lampadario penzolante.
Il ragazzino fece una smorfia di disgusto.
“E ora invece..” aprì la porta e si rivelò ai loro occhi un mucchio di graziosi tendaggi alla finestra , una parete interamente ricoperta di libri.
“Sono miei e dei miei genitori. Se non ci fosse stata questa stanza ,non ci sarebbe stato spazio per sistemarli finalmente tutti. Pensa, nelle vecchie case, non c’era spazio per tutti!” disse riproponendosele tutte alla mente.
“Ma da qui dovrai riandartene?” azzardò timoroso della risposta Ivan.
Marta sospirò :”Non saprei. Probabilmente sì. Però,-si illuminò improvvisamente-il periodo della scuola media no, mio padre vuole che stavolta frequenti un’unica scuola. “
Ivan si rilassò sentendosi sollevato e se vi foste stata una sedia si sarebbe abbandonato ad essa.
“Ma troveremo il bello anche quel giorno-pensò un po’-ad esempio, potrebbe essere un’occasione perché tu intraprenda un viaggio! “
Ivan rise. Nel suo ridere c’era un misto di felicità e sarcasmo per ciò che aveva detto unito alla gioia che provava nell’avere incontrata e aver scoperto il suo spirito di vita. Restarono amici per sempre e nonostante lungo la strada, l’ormai adulto Ivan ne incontrò molti altri, di lei non si dimenticò, mai. Si rincontrarono in una giornata assolata ,in un viale, scontrandosi. Stavolta però il loro scontro/incontro fu più che apprezzato.
“ Forse- osservò Ivan che aveva un’espressione da uomo saggio- non sempre è facile e magari, neanche giusto, trovare il bene di tutto….ma mi è stato d’aiuto, molto.”
Con sua stessa sorpresa Marta era d’accordo con quella affermazione e non esitò ad abbracciare il suo amico.