Questo post nasce da uno scambio di battute con Nihil, che ha notato la mia passione per Murakami.
Premetto che parlo da semplice lettrice, e non certo da esperta in materia. Sarebbe quindi interessante un confronto con chi di voi ha avuto l'occasione di leggere alcune delle opere che cito.
Mi piacerebbe, inoltre, suscitare l'interesse di chi, invece, è completamente digiuno, e per un motivo o per l'altro, non si è mai avvicinato a questi autori.
Spero di non risultare tediosa.
Il primo libro di un autore giapponese che io abbia mai letto è "La piccola ombra" di Banana Yoshimoto. Una racolta di racconti brevi che mi ha colta di sorpresa; in quel periodo infatti leggevo quasi esclusivamente thriller, e quando mia madre mi ha regalato quel libro, l'ho lasciato da parte per parecchio tempo.
Dopo averlo letto, però, non ho più abbandonato il genere. Ho letto tutto ciò che è stato pubblicato in Italia della Yoshimoto (è una scrittrice molto produttiva, quindi ha richiesto un tempo considerevole), poi mi sono spostata su altri autori: Natsuo Kirino (Le quattro casalinghe di Tokyo) , Natsume Soseki (Io sono un gatto), Murakami Haruki (L'uccello che girava le viti del mondo, 1Q84...) ed ora Yukio Mishima (Confessioni di una maschera).
La Kirino è una scrittrice di gialli, si allontana quindi molto dalla narrativa della Yoshimoto e di Murakami. Il modo però di raccontare i drammi e le tragedie è molto diverso da quello che si trova nei gialli occidentali: l'attenzione è comunque focalizzata sulla vita e sui pensieri delle quattro donne protagoniste, e sembra quasi che gli omicidi e i cadaveri (che vengono descritti in modo brutale e quasi disinteressato), siano semplici contorni, necessari alle riflessioni delle casalinghe che arrivano a ribellarsi, in modo più o meno violento, ai parenti vari che, in un modo o nell'altro, pesano su di loro. Altro che Desperate Housewives!
Libro splendido che colpisce per lo spaccato di vita quotidiana, più che per l'intrigo in sè (che è comunque architettato benissimo). Infatti, ho già un'altra opera della Kirino che mi attende sulla mia libreria.
Sono appena all'inizio di Confessioni di una maschera, ma credo di poter già dire che lo stile narrativo mi ricorda quello di Soseki, anche se, per ora, trovo "Io sono un gatto" molto più gradevole. La narrazione un po' pesante e, a tratti, poco scorrevole dei due autori, viene smorzata in Soseki dall'originalità e dallla simpatia del protagonista e voce narrante: il gatto, appunto. Un gatto a cui nessuno ha mai dato un nome, e così si ritrova a ripetere "Io sono un gatto", perchè grazie alle sue caratteristiche fisiche, è l'unica cosa di cui è certo. Si trova così a riflettere sulla sua vita, sulla sua personalità, tentando di darsi una definizione, anche mettendosi a confronto con il suo padrone e tutti i vari personaggi che frequentano la sua casa e le immediate vicinanze.
Non voglio sbilanciarmi sui temi di Confessioni di una maschera, dato che sono ancora piuttosto indietro nella lettura; credo però che il fatto che sia stato tradotto dal giapponese all'americano e poi all'italiano gli abbia fatto perdere molte sfumature e delicatezze descrittive, solitamente presenti nei romanzi giapponesi, ma che qui non ho ancora trovato.
Infine, i miei preferiti.
La Yoshimoto e Murakami hanno uno stile descrittivo e poetico, che colpisce e meraviglia già dalle prime pagine; ma mentre la prima rimane, generalmente, su temi, personaggi, intrecci ed ambientazioni più reali e realistici, Murakami è stato descritto da molti critici come creatore di mondi onirici, e io non posso che essere d'accordo.
I suoi personaggi e le sue storie partono sempre più o meno strettamente legati alla realtà, per poi vivere cambiamenti ed esperienze, per l'appunto, oniriche, surreali, fortemente e profondamente spirituali, che portano ad un cambiamento radicale nella vita del protagonista e di chi lo circonda. Il tutto viene descritto in modo delicato e, allo stesso tempo, deciso. La trama lascia spesso molti interrogativi nel lettore, che non sempre, alla fine del libro, trovano risposta. Questa è una delle caratteristiche che più apprezzo di Murakami: la possibilità di interpretare la svolta spirituale del protagonista, o alcuni tasselli di essa, portandoti, infine, a riflettere su te stesso.
Ci sono molte opere di Murakami che non ho ancora avuto il piacere di leggere, anche se molte le ho già acquistate ( mi viene difficile resistergli, quando vado in libreria!
), mentre l'ultima fatica della Yoshimoto "Moshi moshi" è già sul mio comodino che mi attende: per me, sarà un ritorno alle origini.