E adesso che sono seduto sulla mia poltrona, la luce della lampada è già soffusa e la mia gatta lì sul divano già al suo posto, ecco adesso posso concentrarmi.
Potrei scrivere di quella storia accaduta all'università quando ancora ero un semplice studente e quel professore di filosofia morale mi disse, pallido per la paura, se mai fossi io quello a muovere il tavolo. Mi viene in mente adesso di quell'altra storia, quella di quando quest'estate mio figlio pescò un grande granchio e quello scappò dal secchiello. O magari potrei scrivere di quella volta in cui mi ridipinsi tutte le pareti di casa e riuscii pure a fare un bel lavoro. Meglio ancora la storia di quando incontrai a quella festa tra amici lei, era bellissima e non mi guardò nemmeno... potrei raccontare forse e meglio ancora di quando mio padre cominciò a non voler più vivere e si stava rannicchiato in poltrona a non dire niente... di mia madre che amava il mare tanto da costringerci, bambini, ad andare con lei quando avremmo magari fatto certamente altro... potrei raccontare invece di quella volta che nacque mio figlio e dell'emozione che ancora mi paralizza al solo pensarci. Potrei raccontare un mucchio di storie, adesso come adesso me ne vengono in mente tante e mi viene difficile sceglierne una. E se raccontassi invece del mio diario, sì, quello col lucchetto che da bambino mi regalarono per la Prima Comunione, cose da femmina insomma, e ci rimasi deluso lo ricordo. Ecco e se scrivessi storie di delusione, o di fiducia o di dolore... è certo che non scriverei storie originali, quelle sono storie ordinarie, di tutti i giorni, le scriverebbe pure il barista mentre è costretto a servire caffè ai tavolini del suo bar. Ecco ci sono, potrei raccontare di quando i vicini decisero di costruire la loro casa appoggiandosi alle pareti della mia, oppure ancora di quando un uomo bussò un giorno alla mia porta e mi disse: l'edera del suo giardino si deve togliere, i miei mezzi non possono passare... boh, potrei scrivere della gentilezza invece, più che della rabbia, o di quello che ci si aspetta o non aspetta dall'inverno. Potrei scrivere forse, forse anche di me e di come sto ancora qui e non ho scritto niente.
