E’ così che alla fine va terminando un’altra giornata.
Una delle tante che ormai lei non poteva più sopportare. Questo ronzio continuo, la voce del suo cuore che martellava insistente la sua mente, accompagnando come una marcia funebre ogni suo gesto.
Sentiva il peso della volontà di mostrare una personalità che sapeva solo nascondere. L’incapacità di sostenere la leggerezza con la quale il tempo scivolava via, inerte e cieco difronte ai continui tentativi di controllo esercitati. Eterni attimi di straniamento dalla realtà la trascinavano in un convulso oblio di sentimenti, immagini, parole e avvenimenti dal quale ne usciva distrutta, senza fiato.
Cos’ si sentiva da un momento indefinito in poi. Come se ad un certo punto la formula che aveva faticosamente costruito e applicato ad ogni variabile della vita, non funzionasse più. Vagava spiritualmente in un luogo insidioso, senza punti di riferimento, dove l’ovest e l’est coincidevano esattamente in un qualche punto che continuava a spostarsi.
Alla ricerca di un punto fermo come un nuovo sé in un vecchio sistema, provava ad avviare la sua metamorfosi senza riscontrare alcun risultato. Percepiva distintamente il bisogno di guardarsi continuamente allo specchio con espressione interrogativa, ma la sua immagine era muta e più vuota che mai.
Distoglieva allora l’attenzione da certi pensieri fissi e ricorrenti, per interrompere un tentativo che sarebbe risultato nuovamente fallimentare.
Appoggiata allo stipite della porta, sulla soglia della casa accendeva una sigaretta e osservava ciò che il modo offriva in quell’istante. In equilibrio fra l’ambiente interno e l’ambiente esterno tentava di non cadere dentro sé. Ogni tentativo era vano perché il flusso costante di pensieri sapeva solo crescere e rimbalzare fra le pareti della sua anima non trovando alcuna via di sfogo verso l’esterno.
Il rumore era insopportabile. Quando un’anima si dimena e soffre ci sono due cose che umanamente si possono fare: aiutare quell’anima ad uscire dal suo dolore o allontanarsi per distogliere i sentimenti da tale insopportabile visione.
Ovviamente a lei rimaneva solamente una possibilità: la prima.
Inutile continuare a ripetersi che doveva farcela, in qualche modo, attraverso qualsiasi strategia. Ma la pianificazione che era il suo forte, niente poteva davanti a tale violenta ribellione che una parte di sé stava realizzando.
La pazienza e l’immobilità non sollevavano il suo corpo ormai distrutto, dall’insopportabile sensazione di sofferenza mentale che lei stessa creava.
Un circolo vizioso che trova il suo culmine d’effetto al termine della giornata. Domani tutto riprenderà a scorrere come sempre, lei lo sapeva, ma domani era troppo lontano e il presente troppo vicino per poter in qualche modo sfuggire a sé stessa.