Cara nonnina, è con il cuore in mano che ti scrivo questa lettera, ci sono dei momenti in cui un uomo deve prendere la situazione di petto e liberarsi una volta per tutte delle malefatte compiute nel corso della vita. Ebbene si, cara nonnina, quel momento è arrivato, voglio che fuoriesca dalla mia persona quell'enorme macigno che mi comprime la coscienza. Ricordo come fosse ieri quando infilai il tuo fedele barboncino nella lavatrice a 90°, quando lo tirammo fuori ricordava tremendamente Riccardo Cocciante,
ed anche in quella occasione mi perdonasti, quant'è bella la mia nonnina!.
E quella volta che sostituii la fleboclisi del nonno con una bottiglietta da mezzo litro di pepsi-cola, porello, divenne così blu che Gargamella cominciò a perseguitarlo, lo trasferimmo d'urgenza al II° Policlinico; ed anche in quest'altra occasione mi perdonasti, quant'è bella la mia nonnina!
Nel riportare alla luce parte delle atrocità che ho commesso, cara nonnina, sento i morsi del pentimento stringermi la gola, ma grazie all'intervento del buon Dio, al quale con tanto amore mi affidasti, sono divenuto
il nipote che tanto desideravi. Immagino la difficoltà che stai riscontrando nel comprendere la mia scrittura tremante, avrai notato che questa volta la lettera l'ho redatta a mano e non al computer com'è mio mio solito fare, perchè, vedi... cara nonnina, ricordi quel computer d'ultima generazione a cui il nonno teneva più della sua vita? si, proprio quello; beh! vedi, bella nonnina del nipotino suo!, ebbene, stavo accendendomi una sigaretta, quando, siediti nonnina, che è molto meglio, e ti racconto come sono andate le cose: bla bla bla bla bla bla bla. Quant'è bella la mia nonnina!