Autore Topic: descriviamo un collega  (Letto 1485 volte)

nihil

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« il: Settembre 28, 2012, 18:18:20 »
Il primo che mi viene in mente si riferisce all'inizio del mio lavoro: un tizio mi fa fare il giro delle stanze e mi presenta, tutti carini, non gliene frega niente, sorrisi di compiacenza, strette di mano, ma chi è questa...
Esperienza stressante, ma messa nel conto.
Ciò che non mi sarei mai aspettata è quel tipo, alto come due di me, grosso come un portone, che mi guarda e dice secco secco: io la mano non la stringo a nessuno! ( ma vaff...)
Io rimango lì come un ebete, con la mano tesa e in un sussulto di coraggio rispondo: io le ho dato la mano e lei fa il piacere di stringermela!
Certi tipi sono decisamente indecenti, ma la cosa mi mise sull'avviso: qui, mai abbassare la guardia.



Ed ora descrivete i vostri.... :D

« Ultima modifica: Settembre 28, 2012, 20:23:42 da nihil »

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Re:descriviamo un collega
« Risposta #1 il: Settembre 28, 2012, 23:50:21 »
Una collega di ruolo, io solo supplente. Ad un collegio docenti mi addita in pubblico perché avevo avuto l'ardire di avanzare col programma...

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Re:descriviamo un collega
« Risposta #2 il: Settembre 29, 2012, 07:13:56 »
i colleghi sono una fauna deleteria, ma ci sono anche quelli splendidi grazie a dio. ;)

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Re:descriviamo un collega
« Risposta #3 il: Settembre 29, 2012, 15:32:28 »
I colleghi sono persone, e tuttavia rappresentano una categoria, per questo forse vogliono sempre emergere in un modo o in un altro, per difendere la loro categoria.... ahahahaha!

E certo che anche noi siamo colleghi per altri, nihil, ma siamo l'eccezione alla regola?

nihil

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Re:descriviamo un collega
« Risposta #4 il: Settembre 29, 2012, 15:52:27 »
anche noi sicuramente piene di difetti. ma devo dire che quelle persone mi hanno aiutato a crescere.

La collega più cara era una donna splendida, devotissima alla chiesa, ma non bigott, era così disponibile con tutti che a volte andava all'ospedale a fare la notte e poi arrivava al lavoro come se niente fosse e sen za dire nulla. Magari poi veniva fuori nei discorsi.
Piccola, asciutta, mi raccontò della sua vita, della morte del padre per cui rimasero sole lei, la sorella e la madre. Abitavano in montagna, ma non mancò loro mai nulla, a loro ci pensò il paese, chi portando la legna per il camino, chi farina per la polenta....allora esisteva il mutuo soccorso e elei continuò su quella strada. Mi raccontò della suocera impicciona, del marito distratto, del bimbo che aveva perso...
E' morta di una stranissima forma di tumore, le sue ultime parole o quasi furono.."ma quanto ci vuole a morire"! non
 me le scorderò mai.

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Re:descriviamo un collega
« Risposta #5 il: Settembre 29, 2012, 15:56:59 »
E poi c'era lui, il vescovo mancato. Del vescovo aveva i modi, la bigotteria, la passione per gli anelli d'oro. Grasso e tondo aveva una strabiliante dantiera che aveva la tendenza a spostarsi al ritmo delle parole. Vescovo mancato perchè gli piacevano le donne, fu defenestrato dal seminario e allora andò nei carabinieri. In missione in Sardegna fu intenerito da una ragazza, ma lui del continente non credeva di essersi compromesso più di tanto. E invece sì, si presentarono i fratelli pieni di intenzioni serie, al che lui scappò a casa con la scusa di organizzare il matrimonio. La sardina è ancora lì che lo aspetta.

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Re:descriviamo un collega
« Risposta #6 il: Settembre 29, 2012, 23:53:55 »
Che persone - colleghi particolari nel tuo cammino di lavoratrice! E se posso chiedere: qual'era il tuo lavoro?
E tuttavia continuo a pensare che ognuno di noi si porta sempre dietro la sua storia, ovunque vada, qualunque cosa faccia.

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Re:descriviamo un collega
« Risposta #7 il: Settembre 30, 2012, 07:21:35 »
ero infermiera e nelle lunghe notti quando lavoravo all'ospedale, e nei lunghi giorni poi sul territorio, il tempo per parlare non è mancato. Per questo motivo, posso dire che eravamo una grande famiglia, ogni compleanno, nascita, matrimonio veniva festeggiato come se fosse una cosa di tutti. Ovviamente c'erano anche gli stupidi, come in tutte le piccole comunità. Dai parlaci dei tuoi, ognuno è un personaggio con le sue curiose peculiarità.  abow

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Re:descriviamo un collega
« Risposta #8 il: Settembre 30, 2012, 11:04:33 »
E' vero, ognuno è un personaggio con le sue curiose peculiarità, anch'io lo sarò o lo sono per gli altri come per me stessa. Dei colleghi che nel corso degli anni ho conosciuto in verità sono state meteore, solo perché nelle scuole in cui ho prestato servizio in qualità di docente di italiano ci sono stata  per alcuni mesi, a volte settimane o addirittura alcuni giorni. Se vado indietro nel tempo ricordo anch'io tanti "personaggi", la donna insoddisfatta, la stressata, il bello e convinto, l'intelligente di turno, l'importanza fatta persona, quella che snobba, la repressa, l'aitante, la semplice e quella capace di grande umanità. Solo entrando di ruolo in una scuola si riesce a creare quel clima che tu hai vissuto in tanti anni del tuo servizio. Io per la gran parte sono ancora solo una viaggiatrice in transito, e credo che continuerò ad esserlo, forse perché nonostante tutto mi piace questa condizione.

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Re:descriviamo un collega
« Risposta #9 il: Settembre 30, 2012, 14:28:11 »
anche da viaggiatrice in transito certi personaggi li puoi raccontare, se poi sia la realtà o no non importa, noi vediamo solo quella che per noi è la realtà del momento , la verità in questi casi non è necessaria.  ;D

piccolofi

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Re:descriviamo un collega
« Risposta #10 il: Ottobre 15, 2012, 19:02:19 »

 Allora ero una " trimestrale " alle mie prime esperienze.  Dell'ufficio non avevo capito neanche il
 nome.  L'ambiente era comunque improntato al timore : si doveva lavorare e alzare poco la
 testa, ossia fare poche chiacchiere, i colleghi piu' anziani ti facevano sentire poco piu' di un vermetto e non ci si sentiva molto rilassati.
Ma il meglio era lui  : grasso, basso, testa semipelata e untuosa, occhiali spessi come uno della
" Banda Bassotti ", labbra carnose che producevano ribrezzo sulle quali aleggiava perennemente,
manco ci fosse parcheggiato, un sorrisetto malevolo e insinuante, che faceva il paio con gli occhi acquosi e ipovedenti cui pero' non sfuggiva nulla.  Lo si sentiva sulle spalle, sulla nuca ( o altrove ) il suo sguardo cattivo e per alcune di voglia repressa.
Si sapeva che andava a puttane, perche' chi sarebbe mai stata con lui?
Tu passavi, intenta a un compito o all'altro, e sentivi letteralmente il sibilo, proprio come di una vipera, che ti seguiva.
La maldicenza, la frasetta ironica e velenosa, l'imitazione storpiata della voce, la caricatura del modo di fare.
Le appoggiava li', rivolte un po' all'aria un po' al collega vicino, quelle sue frasi che, se udite dalla malcapitata, la pungevano e la  ferivano anche se non lo mostrava.
No, la poveretta, specie se adeguatamente provvista di amor proprio, " non gli dava la soddisfazione " di far capire di aver sentito o, peggio, di prendersela. Ma poi, una volta sola.....
" Quella l'ho fatta piangere ! "  si vantava lui soddisfatto, anzi interiormente gongolante.
Ma lo faceva a mezza bocca e a mezza voce, nel suo stile untuoso di vipera vigliacca.
Lanciava le sue frecciate, ma sempre alla schiena.
Davanti pareva neutro, assente, di gomma, isolato in quel suo strano " io " di essere consapevole della propria poca attrattiva fisica.
Ripugnanza, per la verita', e ritengo lo percepisse.
Tutti lo chiamavano per cognome, non solo perche' usava cosi' ma perche' avventurarsi sul suo nome avrebbe dato l'idea di una volonta' fraterna che non era proprio immaginabile.
Lui d'altra parte voleva esser nelle grazie o quantomeno accetto solo dai superiori o da chi temeva, ma per tutti c'era sempre in serbo un'oncia di cattiveria non appena avesse visto uno spiraglio di debolezza.
Solo una collega non piu' giovane ma ancora piacente, con l'astuzia della sua terra e il savoir-faire e i sorrisi dolcemente falsi, aveva il coraggio di prenderlo sotto braccio, quando lui imperversava e brontolava troppo, portarselo in giro e ammansirlo con carinerie che, dato il soggetto, apparivano grottesche e allucinanti.
Si sentivano gli ultimi brontolii malevoli, poi lo si vedeva piegare le labbra in un certo sorriso untuoso e compiaciuto, come di chi sa di non essere amato ma ugualmente si compiace degli effetti visibili del suo potere.
" Toro ! " gli sorrideva lei con falsa lusinga e storpiando con voluta ambiguita' il suo cognome.
E lui, tenuto confidenzialmente a braccetto, non si sottraeva, e sorrideva sgradevolmente di rimando.
Tanto sgradevole, quel sorriso poco felice e cosi' raro, che veniva di guardare da un'altra parte per il disagio.
" Brr !! "  ti dicevi " Ma come fara'? "
" Come fara' senza dare di stomaco? "  : il pensiero era di tutte e pareva quasi aleggiare nell'aria.
Si faceva finta di niente, mentre lei moltiplicava i falsi sorrisi altrettanto falsamente provocanti, e lui la guardava con occhio porcino e poi si girava a guardare tutt'attorno il suo pubblico di odiate donnette.
" Vedete? " pareva dire  " Vedete?!? "  " Sono un uomo, e c'e' chi lo capisce! "  " E che uomo, brutte puttane smorfiose ! "
Anni duri, tempi duri, quelli di Foro/Toro.
Anni in cui si poteva licenziare senza troppa difficolta', ed era meglio ingoiare e sopportare.
O cosi' mi era stato riferito, io per fortuna non ho avuto esperienza diretta, ero arrivata che i tempi stavano un po' cambiando.
Pero'.....
L'essere malevololo per eccellenza aveva vari guai di salute, oltre alla forte ipovedenza.
Solo pochi intimi pero' ricevevano le sue rare confidenze. 
Non si fidava di nessuno, la fiducia non poteva proprio concepirla.
Un bel giorno, passati tanti anni e andato lui ( credo ) gia' in pensione, si seppe che era morto.
Qualcuno chiese come, ma c'era piu' che la curiosita' e l'istinto del pettegolezzo una punta di...
Soddisfazione?
Gli uomini non so, ma per le donne non ci fu amarezza alcuna, anzi.
Qualcuna, che da lui piu' aveva patito, ebbe la faccia di dire che ben gli stava, che lei certo non avrebbe pianto o commiserato il suo destino.
Perche', si seppe, era morto solo e pressoche' cieco.
Solo la collega che l'aveva tenuto a braccetto ando' al suo funerale.
E pote' cosi' riferire, con falsa pieta', che non c'era quasi nessuno.
 " Una parente.., forse una sorella, ma non so chi fosse "

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Re:descriviamo un collega
« Risposta #11 il: Ottobre 15, 2012, 19:17:10 »
accidenti, come lo hai descritto bene! da ribrezzo, con finale meritato.

piccolofi

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Re:descriviamo un collega
« Risposta #12 il: Ottobre 16, 2012, 16:55:22 »

  Poveretto !!  Poi mi son sentita in colpa per questa descrizione troppo fedele, che di solito non si riserva ai morti.  Mi son anche detta : " E se questo, da dove diavolo si trova, trova il modo di
mandarmi qualche accidente per vendicarsi??? "  Non mi sentivo tanto tranquilla, ieri sera...........

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« Risposta #13 il: Ottobre 16, 2012, 18:15:01 »
no te preocupa Piccolofi, ci siamo qui noi a fare gli esorcismi!  ;D

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Re:descriviamo un collega
« Risposta #14 il: Ottobre 16, 2012, 18:35:30 »
C'era una grande scala in mezzo all'ingresso che portava al primo piano, lo stile era quello di una vecchia scuola. Io in fondo ad essa parlavo con una collega, mentre dalle scale scendeva il vecchio maresciallo insieme a quello nuovo. Il vecchio tondo e simpatico, con la consueta dentiera traballante, l'anello al dito mignolo, vestito spezzato grigio. Il nuovo aveva camicina bianca cravatta debordante ( si dice che la lunghezza della cravatta rappresenti un simbolo ...maschile) cintura stile Clint Eastwood, scarpe di VELLUTO nero a punta. Dalle nostre parti tipi così si chiamavano falchetti, ovvero burinetto rifatto che si crede macho alla moda. Il ciccio maresciallo mi presenta, ci eravamo simpatici e ci stuzzicavamo spesso, lui perfetto DC io perfetta PC, " ecco questa è M." il neo falchetto mi guarda e stringendomi la mano, con pronuncia meridionale dice " Mica male.."
Sto burino impunito! ma che si crede che io sia qui in mostra perchè lui possa dire le sue battute cretine?
E aveva pure un altro difetto: era il padre di una bimba che andava all'asilo con mio figlio, che era innamorato cotto di lei!
Vade retro satana, e se non basta, la prossima volta porterò l'aglio e un crocefisso di legno d'ulivo! Questo pensai e questo penso, fu il maresciallo più cretino che ebbe il paese. Invece il suo successore era un tipo splendido, anche lui con dentiera traballante , ma ricordo che andava a caccia di tossicodipendenti nel loro consueto punto di ritrovo, faceva loro la paternale, pagava la loro colazione illudendosi di aver data loro buoni consigli. Cercava a volte loro un lavoro, in accordo con l'unico prete santo che abbia mai conosciuto. Se non bastava la divisa del maresciallo o del prete o la mia, non mancava l'anonimo aiuto piovuto sul bagnato dalle nostre reciproche forze e buone volontà. Di sicuro i m iei ragazzi ( miei ragazzi perchè allora lavoravo al Sert) lo rispettavano. E' anche vero che il paese è piccolo, praticamente tutti conoscono tutti, il capire cosa c'è dietro ogni errore ed ogni conseguente dramma è anche troppo facile. C'era quello che veniva cacciato dal letto in cui dormiva con la madre, quando lei riceveva i clienti. C'era quello che iniziò per provare e rimase incastrato e la prima crisi d'astinenza che ebbe , pensò di avere l'influenza, ma che giurava che se qualcuno avesse venduto roba al fratello, lo avrebbe ammazzato. C'era quello che non mangiava abbastanza perchè non trovava lavoro, cera quello che venne accompagnato e ammanettato vergognandosi di farsi vedere così perchè io ero l'amica che l'ascoltava. C'era quello buttato fuori di casa da babbo straricco industriale....tante storie, tante lacrime.
« Ultima modifica: Ottobre 16, 2012, 18:38:29 da nihil »