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Altri noti filosofi del ‘600: Leibniz, Spinoza e Locke.
Il filosofo e matematico tedesco Gottfried Wilhelm Leibniz (1646-1716) cercò la soluzione dei problemi di carattere metafisico tramite il concetto della monade, termine, derivato dal greco, che significa unità.
Per questo filosofo ci sono due mondi: quello delle cause finali (delle anime) e quello delle cause meccaniche (dei corpi), che stanno tra loro in un rapporto di armonia, perciò è ingiustificata la separazione del corpo dall’anima e le sue funzioni.
Nell’”Epistola a Gabriel Wagner”, scritta nel 1698, egli attribuisce al termine “anima” il significato di principio vitale e di vita sensitiva. La mente la considera anima razionale.
Il filosofo olandese Baruch (Benedetto) Spinoza (1632 – 1677) è considerato uno dei maggiori esponenti del razionalismo del XVII secolo ed antesignano dell'Illuminismo.
Spinoza tentò di superare il dualismo cartesiano di anima e corpo. Per lui l'anima ed il corpo hanno due diverse nature, perciò non è possibile riferire qualità del mondo corporeo al mondo psichico e viceversa.
Nell’”Ethica more geometrico demonstrata” (= l’etica dimostrata secondo il metodo geometrico, pubblicata dopo la sua morte nel 1677) dice che tutta la realtà è regolata dalle cause naturali, e ciò esclude l’esistenza delle sostanze spirituali, degli angeli, dell’anima in senso cristiano e dell’intervento diretto del Dio biblico. Questo è uno dei motivi per cui Spinoza (l'ebreo ripudiato dalla sua comunità) fu considerato ateo ed eretico.
Eretici ed eresie venivano individuati ed avversati per difendere l’ordinamento religioso. La Chiesa cattolica“etichettava” come sacrileghi gli individui ed i comportamenti non conformi all’osservanza delle regole, perché vedevano minacciato il loro dominio sulla cultura e sui fedeli.
L’Ehtica spinoziana inizia con la definizione di Dio, come sostanza unica. Ma il Dio di Spinoza non è quello ebraico né quello cristiano, il suo Dio è la totalità della realtà materiale e ideale, non ha nulla a che fare con la dimensione ultraterrena. Dio è uno e assoluto, e la realtà è espressione della potenza di Dio, non nel senso che Dio interviene direttamente per causare i singoli fenomeni, ma nel senso che tutte le leggi naturali e i singoli individui sono espressione della potenza divina, che si identifica con tutta la realtà
Il filosofo e fisico britannico John Locke (1632 – 1704) è considerato il fondatore del liberalismo classico e dell’empirismo moderno.
Nel suo “Saggio sull'intelletto umano” (1690) accenna anche all’anima:
“Domandare in quale momento un uomo cominci ad avere qualche idea significa domandare quando egli comincia a percepire, poiché l'avere idee e la percezione sono la stessa cosa. So che alcuni sono dell'opinione che l'anima pensa sempre e che finché esiste essa ha costantemente la percezione attuale delle idee in se stessa; e che il pensare attuale è altrettanto inseparabile dall'anima quanto l'attuale estensione dl corpo. Se ciò è vero, indagare intorno all'inizio delle idee di un uomo equivale a indagare intorno all'inizio della sua anima. Infatti, a questa stregua, l'anima e le sue idee, come il corpo e la sua estensione; cominceranno entrambi ad esistere allo stesso momento. [...]Ma se si possa supporre o meno che l'anima esista antecedentemente o contemporaneamente ai primi rudimenti dell'organizzazione o agli inizi della vita del corpo, lascio dibattere da coloro che hanno meditato di più su questa faccenda. Per mio conto, confesso di avere una di quelle anime ottuse la quale non percepisce sempre se stessa nell'atto di contemplare idee, né può concepire che sia necessario per l'anima il pensare sempre più di quanto sia per il corpo il muoversi sempre.”
Ed anche:”Se l'anima di un principe, che avesse la coscienza della vita passata da principe, entrasse nel corpo di un calzolaio e lo informasse non appena l'anima sua l'avesse abbandonato, sarebbe la stessa persona del principe, responsabile solo delle azioni del principe; ma chi direbbe che si tratta dello stesso uomo? Anche il corpo contribuisce a costituire l'uomo e, credo che in questo caso determinerebbe l'uomo agli occhi di chiunque, per cui l'anima, con tutti i suoi pensieri principeschi, non costituirebbe un altro uomo: ma agli occhi di tutti, tranne che ai suoi, sarebbe lo stesso calzolaio.”
[Saggio sull'intelletto umano, II, XXVII, 17]