Autore Topic: Le storie di Clò  (Letto 841 volte)

ninag

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Le storie di Clò
« il: Settembre 10, 2012, 19:49:03 »



  Le mie  straordinarie  giornate.

Il mese di luglio è sempre stato uno dei miei preferiti, quell’ estate dopo aver conseguito il diploma dedicai gran parte del tempo e delle mie risorse, in particolare quelle economiche, per partecipare a tutti i concorsi che erano stati indetti nella mia regione. Acquistai una misera scorta di carta bollata, così per prudenza ordinai dal mio tabaccaio di fiducia solo trecento fogli, e comprai mille libri in cui si spiegava accuratamente come vincere un concorso, i miei genitori erano straordinariamente felici.
Una mattina il loro incoraggiamento si palesò concretamente,
 trovai una splendida auto avvolta da un gran fiocco che mi attendeva sotto il balcone. Mi lanciai sull'auto e la baciai, aveva sì qualche ritocco di stucco sulle fiancate, infatti mi ritrovai sulla guancia,  un miscuglio di vernice ocra e una strana polvere, ma cosa sarà mai di fronte ad una simile meraviglia, pensai fiduciosa.
 Iniziai subito gli studi per partecipare ai vari concorsi, il mondo del lavoro non poteva attendere.  L'auto brillava sotto la luce del sole bruciante di luglio, di tanto in tanto la guardavo, mentre studiavo.
Una notte ebbi una folgorazione, se volevo guidare avevo bisogno della patente.
Mio padre, ne fu entusiasta, e prontamente mi iscrisse in una scuola, dove avrei imparato a guidare.
Imparai tutto ciò che si può studiare e anche oltre, così superai gli esami brillantemente.
Ben presto giunse il tanto anelato documento, indossai il mio abito preferito tutto nero decorato con dei deliziosi ossicini , e salì sull'auto.
La macchina filava veloce per le vie della città, i passanti spesso si scansavano, credo in segno di rispetto.
A causa di alcune bancarelle che si erano trovate
sul mio percorso,dovetti rallentare altrimenti la prima uscita con la nuova auto, sarebbe stata trionfale.
Due signori mi seguirono seguito fino a casa, sicuramente dei corteggiatori, ma mio padre li convinse che non ero pane per i loro denti.
Dopo tre mesi, mi potevo considerare una campionessa riuscivo ad avere solo un incidente la settimana, un vero record.

Il sole rifulgeva come un faro nel cielo quando arrivò il portalettere, mentre affaticata da un’abbondante colazione riposavo sul sofà.
L'uomo mi consegnò una missiva gialla, la guardai stupita, era indirizzata a me.
Il cuore ebbe un balzo, ero stata convocata, finalmente il mio primo concorso.
La notizia rimbalzò come una folgore in tutto il palazzo, ricevetti visite e congratulazioni per l'intera giornata, ogni vicino mi portava un cero acceso e si segnava la fronte, ero una portatrice sana di concorso, la carica più alta mai ricevuta da un abitante del nostro plesso, fu il capo del condominio in persona a consegnarmi una targa in memoria di quella giornata.
Passai le settimane successive a provare la cuffietta da infermiera, per sette minuti al giorno mi davo allo studio, non per necessità , ma così per prudenza, ovviamente cercai di non stancarmi.
La mattina del concorso fui svegliata dalla mia mamma,che dolcemente si accostò al letto.
“Clotilde, Clò svegliati.
Appena mi vide, il dolce suono della sua voce si trasformò in un urlo lancinante,e mi lanciò il vassoio che teneva tra le mani.
Mi ero addormentata con i bigodini e la maschere di bellezza sul viso, la mamma non può comprendere quanto io tenga al mio corpo.
Divorai i pasticcini,e riuscì a stento a bere quattro tazze di caffè.
Dopo accurata preparazione, uscì.


L’auto mi attendeva davanti al portone, controllai tutti i documenti che avevo portato così, sicura di me andai incontro al mio futuro.
Un lieve tocco alla chiavetta e l’auto partì, il dolce suono del motore cullava i miei pensieri che si addentravano nei sogni più sfrenati, camici deliziosamente bianchi e cuffie leggiadre svolazzavano danzanti.
L’auto si fermò come incantata di fronte ad un semaforo verde, e non volle più ripartire.
La sorte, mi sembrò crudele,ma fui fortunata. Un amico di mio padre passò in quel mentre con un potentissimo mezzo di trasporto.
L’uomo era diretto al mercato del pesce con la sua mercanzia, fu veramente gentile nel concedermi di salire tra la sua roba.
Il signor Gentiletti mi portò direttamente nei locali dove aveva sede il concorso.
Con un balzo scesi dal camion, i passanti si scostarono al mio incedere alcuni caddero visibilmente emozionati.
Notai anche che qualcuno spargeva dei fiori intorno a me, una ragazza condivise con me la sua boccetta di profumo, non mi garbò solo che fosse di violette, cui  ero allergica.
Il mio viso si coprì di bolle rosse, ma coraggiosamente mi inoltrai nell’edificio e individuai l ‘aula cui ero stata destinata.
Cercai con lo sguardo il mio nome sulla porta, trovai solo un Altoni Clotildo, e non Clotilde.
Un dubbio atroce attraversò la mia mente, chissà se mi avrebbero fatto entrare nell’aula.
Bussai timidamente, la porta si aprì un essere mastodontico mi chiese chi fossi.
“Buongiorno”, sentì la mia voce rispondere, “sono Altoni Clotilde”:
Senza degnarmi di uno sguardo, m’intimò di mostrarle i miei documenti.
Con mano tremolante, riuscì ad estrarre la patente dalla borsa.
La vichinga controllò scrupolosamente se il nome corrispondeva ad uno di quelli in elenco. In quel momento mi guardò, la sua voce mi trapassò come una scossa elettrica.” Il suo nome non è sulla lista”.
Con un filo di voce osai affermare che forse era stato commesso un errore di trascrizione.
La sua voce mi investi con la potenza di un tuono.”Qui non si può sbagliare.”
Piansi senza ritegno, il mio pianto attirò subito i cinquanta controllori preposti al regolare svolgimento del concorso.
Fortuna volle che dopo mezzora mi consentirono di entrare nell’aula, a patto che giurassi d’essere io. Dovetti giurare sulla Bibbia, il Corano, la Cabala e altri dodici volumi, di non so quali religioni. Tra l’altro dovetti rassicurarli sul fatto che ero stata sicuramente io a sbagliare, e per convincerli, dovetti apporre la mia firma su un mazzo di cambiali che generosamente mi regalarono , ovviamente queste furono lasciate rigorosamente in bianco.
Finalmente entrai nell’aula, salutai piena di speranza, “buongiorno”, nessuno mi sentì .
Vidi un banco libero e senza indugi lo occupai, mi preparai diligentemente alla prova,tolsi le quaranta penne dalla borsa che posai in bella mostra sul banco, tutto ormai stava volgendo al meglio.

Faber

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Re: Le storie di Clò
« Risposta #1 il: Settembre 10, 2012, 20:34:40 »
Tra il serio ed il faceto, tra finzione e realtà, affronti un problema assai sentito nel presente. E non solo dalle giovani generazioni.
Mi piace il tuo modo di raccontare e, forse, di raccontarti, come se tu stessi in aria ad osservare "Noi" che stiamo qui giù tra mille situazioni e difficoltà! Così, ancora, come gradisco molto la tua "leggerezza" nell'uso delle frasi.
Brava, naturalmente lo devi portare avanti per farci conoscere il resto... :rose:

Faber il navigante
"Tutte le anime sono immortali. Ma le anime dei giusti sono immortali e divine" Socrate

L'uomo non può creare nessuna opera che sopravviva ad un libro

ninag

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Re: Le storie di Clò
« Risposta #2 il: Settembre 10, 2012, 23:26:36 »
 Grazie Faber, avevo postato in passato alcuni pezzi, gli zammiani di prima generazione lo sanno ;D.
Comunque è una cosa scritta quasi da ventanni.

nihil

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Re: Le storie di Clò
« Risposta #3 il: Dicembre 12, 2012, 08:03:39 »
sì, sì, mi ricordavo vagamente il pezzo, sempre piacevolissimo da rileggere. La vita a volte è Kafkiana, ma bisogna prenderla con allegria, altrimenti rischiamo di schiantarci alla prima curva. Ricordo che per un  ritardo del treno arrivai in comune per consegnare i documenti per il matrimonio ma trovai chiuso. Li lasciai all'ufficio mortuario, l'unico sempre aperto! Così è la vita!