Autore Topic: A volte tornano.  (Letto 955 volte)

antonio

  • Ippo Noob
  • *
  • Post: 16
  • Karma: +0/-0
    • Mostra profilo
A volte tornano.
« il: Settembre 08, 2012, 00:39:22 »
Era una splendida mattina d'estate, il sole riscaldava l'aria in modo uniforme, rendendola irrespirabile. Il termometro alle dieci del mattino registrava una temperatura di quasi 35 gradi ed in lontananza, sulla strada, l'effetto ottico derivante dal gran caldo produceva nell'aria onde sinuose, imperfette, umide. L'asfalto appariva  una distesa d'acqua nella quale , considerate le circostanze, una eventuale immersione avrebbe prodotto un gran refrigerio. La vecchia 2 cavalli, sulla quale viaggiavo, cominciava a risentire del lungo viaggio ed in alcuni momenti sbuffava, manifestando la propria insofferenza. Un'area di servizio apparve quasi come un miraggio.Mi fermai. Sistemai la vecchia auto all'ombra di un grande platano; aprii il cofano motore allo scopo di farlo raffreddare e  mi parve di ascoltare, dal fondo del motore, un sentito ringraziamento per quell'effimero refrigerio concessogli. Mi avviai verso il punto di ristoro mettendo in modo, come una sorta di premio, i miei arti inferiori, ormai del tutto anchilosati dalla lunga permanenza in auto. Stavo per entrare, attraverso una porta girevole, nella sala ristorante quando i miei occhi scrutarono, nella parte diametralmente opposta alla mia, una figura femminile che non avrei mai pensato di rincontrare. Lei? Rivederla dopo tanti anni mi apparve come un sogno.Cercai di mimetizzarmi allo scopo di mettere meglio a fuoco quella figura e, sopratutto, capire, qualora si trattasse effettivamente di lei, se e con chi fosse accompagnata. Era lei, era Elvira  ed era sola. Dopo un breve conciliabolo con un dipendente del ristorante, si avviava chiavi in mano verso un auto parcheggiata appena fuori dal posto ristoro. Il cuore ebbe una accelerazione anomala, la sudorazione, ancorchè  abbondante per il gran caldo, assunse proporzioni estreme.Chi lo avrebbe immaginato, dopo quindici anni dal nostro, anzi dal mio unilaterale addio.  Comunque, ad ogni modo, non potevo farmi sfuggire l'occasione per porre rimedio alla cattiveria con la quale, ingiustamente e pretestuosamente mi separai da lei. Con il coraggio della paura di un'uomo consapevole dei propri errori, mi avvicinai mentre Elvira stava per aprire lo sportello della propria auto. Con voce flebile e labbra tremanti pronunciai il suo nome "Elvira". Mi aspettavo, come era d'altronde comprensibile che la mia presenza avrebbe creato in lei uno stato di alterazione, scaturente dal profondo rancore che lei potesse provare nei miei confronti. Ella, si volse, mi guardò attentamente con l'eloquenza del dubbio stampata sul volto, come  si osserva qualcuno che ritieni di aver conosciuto  un secolo prima. Continuò a guardarmi, mentre  mi tormentavo l'animo colpevole, poi d'un tratto mi disse "Giulio, sei tu? stentavo a riconoscerti". Ti sei lasciato crescere i baffi, e ...i tuoi capelli argentati. Giulio, continuò, che gioia rivederti dopo tanti anni. Prima ancora ch'io potessi parlare ed esternare la mia gioia, Elvira mi abbracciò e mi tenne stretto senza più parlare. Il suo respiro diventò irregolare ed i battiti del suo cuore erano ormai aldilà della norma di un corpo a riposo. Mi sentii ancora più colpevole e, tuttavia, cercai di non far trasparire l'imbarazzo, che  inevitabilmente covavo dentro di me.Lasciai invece che esplodesse l'altro sentimento di massima gioia nel rivedere una persona con la quale avevo condiviso momenti d'amore straordinari che rimangono indelebili nella mente e nel cuore. Tenendola stretta tentai di biascicare qualche parola, " che ero contento di averla reincontrata e complice la forte emozione non riuscivo a trovare le parole giuste per testimoniarle la mia gioia". La verità era un'altra. Mi sentivo talmente un verme per il trattamento che le avevo riservato quindici anni prima, che non riuscivo a guardarla negli occhi, in quei occhi bellissimi nei quali un tempo mi perdevo. Cercai un approccio diretto al problema per uscire dall'incubo in cui ero immerso.  Pregai Elvira di porre la sua attenzione su quanto stavo per dirle ed iniziai: "Prima ancora di conoscere come stai e tutto ciò che segue, desidero farti sapere che il mio comportamento al tempo è stato di un'uomo immaturo, pieno di paure e ......" non finii la frase in quanto con un sorriso senza confini mi disse: non parlare, non dire niente, non rovinare questo bellissimo momento, le parole non hanno più senso, tienimi stretta, non hai niente da farti perdonare, un giorno avremo modo di discutere su chi addebitare cosa, ora ho bisogno del tuo abbraccio , ho bisogno di respirarti, ho bisogno di te. Ho trascorso con lei il resto della mia vita, una vita che senza Elvira sarebbe stata vuota ed insignificante.Grazie di esistere.

ciro

  • Mucca Trombettista
  • *
  • Post: 799
  • Karma: +34/-29
  • Un soffio vestito di parole diventa poesia
    • Mostra profilo
Re:A volte tornano.
« Risposta #1 il: Settembre 08, 2012, 08:23:41 »
"non parlare, non dire niente, non rovinare questo bellissimo momento, le parole non hanno più senso, tienimi stretta "

Quante cose belle si possono dire tacendo!

Mi è piacuto molto e penso che molti si saranno riconosciuti nei due personaggi.

Bravo, scrivi ancora e non potremo che goderne.

Ciro

nihil

  • Mucchine
  • Drago
  • *****
  • Post: 5581
  • Karma: +82/-73
    • Mostra profilo
Re:A volte tornano.
« Risposta #2 il: Settembre 08, 2012, 08:47:23 »
una grazia di dio, poter tornare indietro, essere assolti dagli errori e poter ricominciare da capo. ;)

presenza

  • Visitatore
Re:A volte tornano.
« Risposta #3 il: Settembre 08, 2012, 15:31:29 »
... e soprattutto ritrovare intatti i sentimenti come se il tempo li avesse congelati.

presenza

  • Visitatore
Re:A volte tornano.
« Risposta #4 il: Novembre 02, 2012, 23:08:57 »
Era una splendida mattina d'estate, il sole riscaldava l'aria in modo uniforme, rendendola irrespirabile. Il termometro alle dieci del mattino registrava una temperatura di quasi 35 gradi ed in lontananza, sulla strada, l'effetto ottico derivante dal gran caldo produceva nell'aria onde sinuose, imperfette, umide. L'asfalto appariva  una distesa d'acqua nella quale , considerate le circostanze, una eventuale immersione avrebbe prodotto un gran refrigerio. La vecchia 2 cavalli, sulla quale viaggiavo, cominciava a risentire del lungo viaggio ed in alcuni momenti sbuffava, manifestando la propria insofferenza. Un'area di servizio apparve quasi come un miraggio.Mi fermai. Sistemai la vecchia auto all'ombra di un grande platano; aprii il cofano motore allo scopo di farlo raffreddare e  mi parve di ascoltare, dal fondo del motore, un sentito ringraziamento per quell'effimero refrigerio concessogli. Mi avviai verso il punto di ristoro mettendo in modo, come una sorta di premio, i miei arti inferiori, ormai del tutto anchilosati dalla lunga permanenza in auto. Stavo per entrare, attraverso una porta girevole, nella sala ristorante quando i miei occhi scrutarono, nella parte diametralmente opposta alla mia, una figura femminile che non avrei mai pensato di rincontrare. Lei? Rivederla dopo tanti anni mi apparve come un sogno.Cercai di mimetizzarmi allo scopo di mettere meglio a fuoco quella figura e, sopratutto, capire, qualora si trattasse effettivamente di lei, se e con chi fosse accompagnata. Era lei, era Elvira  ed era sola. Dopo un breve conciliabolo con un dipendente del ristorante, si avviava chiavi in mano verso un auto parcheggiata appena fuori dal posto ristoro. Il cuore ebbe una accelerazione anomala, la sudorazione, ancorchè  abbondante per il gran caldo, assunse proporzioni estreme.Chi lo avrebbe immaginato, dopo quindici anni dal nostro, anzi dal mio unilaterale addio.  Comunque, ad ogni modo, non potevo farmi sfuggire l'occasione per porre rimedio alla cattiveria con la quale, ingiustamente e pretestuosamente mi separai da lei. Con il coraggio della paura di un'uomo consapevole dei propri errori, mi avvicinai mentre Elvira stava per aprire lo sportello della propria auto. Con voce flebile e labbra tremanti pronunciai il suo nome "Elvira". Mi aspettavo, come era d'altronde comprensibile che la mia presenza avrebbe creato in lei uno stato di alterazione, scaturente dal profondo rancore che lei potesse provare nei miei confronti. Ella, si volse, mi guardò attentamente con l'eloquenza del dubbio stampata sul volto, come  si osserva qualcuno che ritieni di aver conosciuto  un secolo prima. Continuò a guardarmi, mentre  mi tormentavo l'animo colpevole, poi d'un tratto mi disse "Giulio, sei tu? stentavo a riconoscerti". Ti sei lasciato crescere i baffi, e ...i tuoi capelli argentati. Giulio, continuò, che gioia rivederti dopo tanti anni. Prima ancora ch'io potessi parlare ed esternare la mia gioia, Elvira mi abbracciò e mi tenne stretto senza più parlare. Il suo respiro diventò irregolare ed i battiti del suo cuore erano ormai aldilà della norma di un corpo a riposo. Mi sentii ancora più colpevole e, tuttavia, cercai di non far trasparire l'imbarazzo, che  inevitabilmente covavo dentro di me.Lasciai invece che esplodesse l'altro sentimento di massima gioia nel rivedere una persona con la quale avevo condiviso momenti d'amore straordinari che rimangono indelebili nella mente e nel cuore. Tenendola stretta tentai di biascicare qualche parola, " che ero contento di averla reincontrata e complice la forte emozione non riuscivo a trovare le parole giuste per testimoniarle la mia gioia". La verità era un'altra. Mi sentivo talmente un verme per il trattamento che le avevo riservato quindici anni prima, che non riuscivo a guardarla negli occhi, in quei occhi bellissimi nei quali un tempo mi perdevo. Cercai un approccio diretto al problema per uscire dall'incubo in cui ero immerso.  Pregai Elvira di porre la sua attenzione su quanto stavo per dirle ed iniziai: "Prima ancora di conoscere come stai e tutto ciò che segue, desidero farti sapere che il mio comportamento al tempo è stato di un'uomo immaturo, pieno di paure e ......" non finii la frase in quanto con un sorriso senza confini mi disse: non parlare, non dire niente, non rovinare questo bellissimo momento, le parole non hanno più senso, tienimi stretta, non hai niente da farti perdonare, un giorno avremo modo di discutere su chi addebitare cosa, ora ho bisogno del tuo abbraccio , ho bisogno di respirarti, ho bisogno di te. Ho trascorso con lei il resto della mia vita, una vita che senza Elvira sarebbe stata vuota ed insignificante.Grazie di esistere.



... la mia sensazione era fondata, infatti il tuo racconto lo avevi già pubblicato anche se sotto altro titolo. Comunque non importa. A proposito, è difficile leggere qualcosa e pensare di averla scambiata per qualcosa di diverso...

antonio

  • Ippo Noob
  • *
  • Post: 16
  • Karma: +0/-0
    • Mostra profilo
Re:A volte tornano.
« Risposta #5 il: Novembre 03, 2012, 04:01:03 »
mi scuso con tutti gli amici zammiani, ho pubblicato erroneamente un scritto già pubblicato, un errore di copia e incolla. Mi scuso ancora soprattutto con presenza al quale , senza cattiveria, avevo diagnosticato un deja vù. Ciao amici al prossimo racconto.

nihil

  • Mucchine
  • Drago
  • *****
  • Post: 5581
  • Karma: +82/-73
    • Mostra profilo
Re:A volte tornano.
« Risposta #6 il: Novembre 05, 2012, 08:08:25 »
non ti preoccupare Antonio, capita.