I TRE BAMBINI
Tre bambini si tengono per mani. Hanno fame. I loro vestiti sono sporchi e laceri. Intorno a loro case impeccabili, villette linde con i fiori alle finestre e le siepi squadrate. Sulla porta di una casa si affaccia una donna. Ha i capelli cotonati, gli occhi truccati, le labbra rosse. E’ vestita di giallo, un vestito corto stretto in vita e al collo ha una collana di perle.
Come vede i bambini e si porta la mano destra davanti alla bocca. Le sue mani sono belle e curate, le unghie hanno lo smalto rosa shocking.
I bambini ora non si tengono più per mano, uno va verso di lei, si ferma davanti al cancello. La donna scuote la testa. Poi corre in casa. Ne esce con un barattolo di marmellata, un pacchetto di biscotti. Li deposita in fondo al vialetto. Ritorna veloce in casa. Si chiude dentro.
I bambini proseguono la loro strada, si fermano davanti ad ogni casa.
Da ognuna esce una donna diversa. La seconda ha una camicia di seta azzurra e dei pantaloni in velluto blu, porta i capelli biondi raccolti in un elegante chignon. Uno dei bambini avanza verso di lei, si ferma al cancello della sua casa. Come la donna di prima, anche questa posa in fondo al vialetto del cibo, poi torna in casa, chiude selvaggiamente la porta le finestre, spranga la porta.
Ma non può farci niente. Ormai l’azzurro della sua camicia, come il vestito della donna in giallo è già stinto, il tessuto si sta lacerando.
I Bambini avanzano e la stessa scena si ripete davanti ad ogni casa. Al loro passaggio via via anche le case perdono il loro aspetto smagliante. Un’imposta inizia a ciondolare, cadono malte, si scheggiano tegole, il colore delle pareti ingrigisce di colpo. Come se una nuvola nera di fuliggine accompagnasse i tre bambini, li seguisse.
In compenso i bambini non appaiono più né sporchi né laceri. Il colore squillante dei loro vestiti – le t.shirt gialle, rosse e verdi – risalta sul grigio alle loro spalle.