Stavo in cucina a preparare la cena, pregustavo già dalla mattina il momento in cui avrei preparato il sugo per le fettuccine: pesce spada e pomodorini con abbondante prezzemolo. Ad un certo punto squilla insistente il telefono. Dall'altro capo la voce di un donna, a stento riesco a sentirla perché i bambini presi dal gioco in quel momento gridavano più forte del solito. Era la nonna. Strana quella telefonata, da quando io e suo figlio ci siamo separati, e ciò risale già a due anni addietro, non si era mai sentita se non all'inizio. Ho come la sensazione che quel suo gesto nasconda qualcosa, mi parla addirittura come ai vecchi tempi quano s'intratteneva con me facendo conversazione. In verità m'irrigidisco, le parlo freddamente, avverto subito in quel suo gesto come un'invadenza e così dopo qualche battuta chiude la comunicazione.
Non riesco a mantenermi serena, sento salire dal profondo di me stessa un fastidio che monta come fosse panna. Ogni volta la stessa storia e ora più che mai da quando il papà dei bambini ha un'altra compagna. E' difficile dover spiegare a chi non vuol accettare ed io non ho più voglia di farlo. Non è più un problema mio se lei non vuol capire. Continuo a cucinare e tuttavia ripenso a quella telefonata.
Ci sono periodi interi in cui mi sembra che il mondo abbia fatto pace con me, e tuttavia basta poco per farmi capire che il mondo non ha nessuna voglia di far pace con me, anzi vuole la sua pace. Respiro profondamente, chiudo gli occhi e cerco di riportarmi al mio momento presente e così mi dico che qualunque sia stato il motivo, non posso non essere me stessa. Il tempo mi è di profondo aiuto, scolo la pasta e la ripasso in padella con abbondante olio, e peperoncino. La metto nei piatti e un bicchiere di vino rosso allenta la mia inquietudine per essere stata invasa nello spazio che adesso è soltanto mio.
Non è necessario comprendere tutto, basta semplicemente accettare. E quella donna, la nonna dei miei bimbi non è stata mai capace di farlo per se stessa, figuriamoci adesso se all'età di 83 anni accettasse il corso della vita così com'è, e non interferisse con la mia vita. Assaggio un forchettata di pasta e tutto sembra assopirsi dentro di me. Non penso più adesso, sono cibo che va alla bocca e lì mi perdo in mezzo ai sapori così che non possano prendermi le invadenze altrui. Sorseggio il mio vino rosso e già sono distante da momenti che non mi appartengono più. E poi più tardi, trovandomi a letto per la stanchezza, il pensiero dell'altra non mi sfiora nemmeno perché ciò che pensa ormai, non è più un mio problema.