Stamattina a scuola quella di arte entra in classe con la sua aria accigliata e dice: oggi si spiega. Strano per lei che sta sempre ad interrogarci, che noia quando vorremmo colorare e invece siamo costretti a parlare di arte. Secondo me dovremmo parlare colorando, sì, come quel giorno in cui misero la musica in classe e dissero: e ora disegnate. Ricordo che ci guardammo tutti sbuffando a ridere senza farci vedere, e poi invece fu bellissimo.
Per farla breve, sto divagando lo so, quella di arte oggi ha spiegato i colori freddi e i colori caldi. Bella lezione davvero e per fortuna ci ha detto anche di fare un disegno usando tali colori. Ho disegnato due belle montagne verdi e tanti fiori gialli, e come un miracolo ho sentito il freddo di quella profondità data dal verde, e il calore della vicinanza data dal giallo.
Mi piace quella profondità del freddo verde, e mi appartiene, avrei voluto andarci dentro a quel disegno che ho fatto e poi mi sono ricordata quando domenica scorsa sono salita a Piano Provenzana con mio padre e il verde di quei boschi mi si è parato davanti. Ho deciso che sono verde della profondità, colore freddo mi ha detto Carmelina la mia compagna di banco. E allora? Le ho risposto. E poi le ho detto che verde sarà pure freddo perché allontana il disegno, ma entra così tanto dentro che sento il senso dell'immensità. Lei mi ha detto: sì, l'immensità, quanto sei esagerata! Esagerata o no, rimane sempre vera la sensazione di quell'immenso nel mezzo del tutto. Ma lei ha continuato a prendermi in giro e così non le ho più risposto.
A casa invece ho appeso alla parete il mio disegno, e lo sto guardando ancora adesso. Gli ho dato un titolo: il colore delle profondità.
Sarà che prima di questa vita ero una montagna?