Autore Topic: NDE - La vita oltre la vita  (Letto 205 volte)

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NDE - La vita oltre la vita
« il: Agosto 12, 2012, 23:30:59 »
Fu il marito che vedendola respirare a fatica le propose, quel pomeriggio, di rimanere a casa  con Massimiliano, il loro bimbo di un anno,  e così permetterle di andare dal dottore.
Quella sala d'attesa era gremita di gente, e Luisa entrando sentiva sempre più le forze assottigliarsi. La segretaria del dottore appena la vide capì subito che qualcosa non andava, quella donna era sempre una gran chiaccherona, la teneva ferma senza nemmeno poter distogliere lo sguardo mentre si dilungava piacevolmente in racconti, in segreti, in aneddoti. Ma quel giorno no, Luisa aveva ben poco da dire, si trascinò a stento verso la reception e la segretaria chiamò subito il dottore spaventata. Quello appena uscì dalla porta capì subito la gravità della faccenda e le consigliò di andare in  ospedale commettendo così la grave mancanza di soccorrerla, chiamarle almeno l'ambulanza. Luisa allora si rigirò a fatica su se stessa, imboccò la porta d'ingresso ed uscì. Arrivò a stento a quella farmacia vicina, e perse conoscenza.
Rimase in coma per una settimana, mentre lo sgomento rivestiva le pareti di quella sala antecedente la stanza di terapia intensiva dove temporaneamente era stata portata. E il silenzio dipingeva le sedie, e i volti fermi, tutti, ad una sola espressione.
Era mattina quando seppi che Luisa si era svegliata dal coma. Passò qualche giorno prima che la portassero in reparto e fu lì che iniziò per ognuno di noi l'assistenza durante la notte. Ci alternavamo, e lei sembrava ancora a metà tra ciò che era stata, e ciò che era lì in quel letto. Passarono mesi, o sembrarono mesi quel tempo in cui niente finiva. E fu così che ci ritrovammo tutti un giorno a parlare di ciò che era successo, e lei a raccontarci ciò che non potevamo sapere. Da quell'esperienza qualcosa in lei era cambiata, appariva più calma, parlava facendo lunghe pause e profondi respiri. Iniziò col dire d'essersi trovata dapprima immersa in un grande buio. Come persa lì dentro,  aveva provato un profondo scoraggiamento e poi d'improvviso aveva visto una luce, sempre più forte sempre più accecante e dopo il sereno. Una sagoma d'uomo le si era avvicinata, e lei l'aveva seguita, quasi come in un cammino dai passi certi. E dopo quella luce aveva riconosciuto i nostri volti, quelli dei medici e degli infermieri, ma nessuno che l'avesse udita. Continuava a raccontare d'averci sentito, d'aver sentito le nostre voci, d'aver perfino tentato di chiamarci e toccarci e tuttavia aveva solo visto quanto sia la voce che le mani oltrepassassero i nostri corpi. Durante quel racconto il silenzio  aveva colorato di bianco le sue parole mentre dalle nostre bocche nemmeno un suono era uscito. Avevo sentito parlare delle esperienze di premorte raccontate da chi sopravvive al coma. E Luisa in quel giorno.