Quel piccolo uomo portava sulle sue spalle il peso di una vita dedicata al lavoro e alla famiglia, non ricordava il momento in cui aveva iniziato a lavorare, era nato così.
Con la sola licenza elementare aveva intrapreso un mestiere imparato sul campo, dipingere muri era diventata la sua strada, non l’aveva scelta era arrivata.
Di carattere schivo aveva sempre vissuto da solo, abbandonata la famiglia di nascita poco più che ventenne aveva acquistato un piccolo appartamento in un palazzo di periferia.
Un piatto di pasta , una birra e un sigaro era tutto quello di cui aveva bisogno, così sapeva vivere e non credeva ci potessero esser altri modi.
Un giorno arrivò lei, una minuta donnina, piena di entusiasmo per la vita.
Abile sarta, tagliava e cuciva abiti con stoffe vivaci che poi vendeva alle donne del paese,
aveva grandi sogni, ma più di tutto aspettava l’amore.
Si incontrarono al matrimonio di una cugina, lei aveva parlato e lui aveva ascoltato,
prima di lasciarsi le chiese di poterla rivedere, un si e un quando furono la risposta.
Così era cominciata la loro storia d’amore, non c’erano stati fuochi d’artificio o campane a festa, ma l’unione di due giovani anime con sogni e speranza e una semplice quotidianità che li aspettava.
Un giorno si sposarono e lei andò a colorare il piccolo appartamento, la loro vita era fatta di poco: una passeggiata la domenica, semplici pietanze preparate con amore, quiz televisivi, conti da far quadrare, amore, rispetto e tanto, tanto lavoro.
La loro unica figlia arrivò dopo dieci anni e un nuovo raggio di sole entrò in quella casa.
Ma quel loro semplice equilibrio iniziò a vacillare e lui per la prima volta conobbe il sentimento della gelosia, la figlia che pur amava, gli stava rubando dello spazio nella sua vita, nella sua storia, rubava dello spazio dove tutto era già così poco.
La complicità tra madre e figlia cresceva di egual misura alla crescita della giovane e in adolescenza toccò l’apice, lui soffriva in silenzio, abituato com’era a non dirsi, ma poi quel dolore nascosto uscì dirompente alle prime richieste della giovane e quello fu un periodo lungo e difficile, la loro convivenza era spesso segnata da grandi litigi e sonori ceffoni, poi, la sartina ricuciva legami e imbastiva perdoni .
Gli anni passavano e regalavano momenti sereni e momenti difficili e la loro unione teneva oltre il tempo.
La figlia, diventata una giovane donna, mosse i suoi passi da sola e lasciò la piccola casa paterna e tutto tornò come prima del suo arrivo.
La loro vita coniugale riprese con la semplicità di sempre: una passeggiata la domenica, semplici pietanze preparate con amore, quiz televisivi, conti da far quadrare, amore, rispetto e tanto, tanto lavoro.
Ma la vita si sa è stravagante e imprevedibile.
I primi segni della malattia passarono quasi inosservati, piccole dimenticanze giustificabili dall’età, ma più il tempo passava e più nulla poteva esser giustificato.
La figlia convinse la madre a farsi visitare e la diagnosi fu lapidaria: Alzaimer.
L’uomo questa parola l’aveva sentita ma era così lontana dalla sua vita che non gli aveva mai prestato attenzione, ora era lì davanti a lui e si presentava con tutta la sua prepotenza.
La casa iniziò a riempirsi di bigliettini, piccoli promemoria di aiuto, poi, di poco aiuto.
Un declino veloce, lui guardava incredulo la sua sposa adorata svanire.
Il nulla, il ricovero.
Quel piccolo uomo non poteva sopportare il silenzio di quella casa ormai vuota,
non riusciva a portare anche questo peso,
nemmeno l’amore di sua figlia animava il suo cuore.
Non poteva capire, non voleva capire, non voleva accettare,
e una sera lo trovarono appeso ad un tubo in cucina.