Specchiarsi nelle vetrine del centro nei pomeriggi uggiosi di Marzo, non posso dire che m'illumini d'immenso, ma come alternativa al salotto di Mara Venier è quasi un terno al lotto. I negozietti illuminati di via Roma, per chi ha intenzione di dedicargli tempo e denaro, hanno sui passanti lo stesso effetto che le sirene ebbero su Ulisse. Un maglione di lana nero, indossato in modo egregio da un manichino tutto muscoli e sorrisi, attirò la mia attenzione.
Mi avvicinai con convinzione alla giovane commessa, ma una mano affusolata sulla mia spalla rallentò le mie intenzioni. Mi voltai con cautela, quasi intimorito dalla possibilità che un cattivo incontro potesse in qualche modo rovinarmi la passeggiata. Con il mio sguardo da stoccafisso lesso mi trovai a cospetto di una creatura meravigliosa con le forme e le misure da capogiro. << Mario >> urlò la splendida apparizione guardandomi con dolcezza negli occhi.
<< Ma comm'te'sì'fatto bello, Mario! >> continuò la ragazza senza staccare lo sguardo dal mio. Ci sono dei momenti in cui nemmeno una veloce consultazione del manuale delle giovani marmotte potrebbe esserti d'aiuto. Stavo per dirle con mio immenso rammarico che non ero Mario, ma la ragazza era un vulcano in eruzione. << Ma tu guarda chi ti vado ad incontrare oggi >> disse tutta d'un fiato.
<< Ora sai che facciamo, Mario mio bello? ci andiamo a prendere nu'bello'cafè!>>. Non ricordo con precisione cosa farfugliai in quella circostanza, ma doveva essere qualcosa di simile ad un si striminzito. C'incamminammo al piccolo trotto mentre i fari delle macchine illuminavano i nostri passi.
<< Ma che hai fatto in tutti questi anni, Mario? >>
<< Mah, niente di particolare!>>
risposi senza convinzione, ringraziando mentalmente San Gennaro per il regalo che mi stava donando.
<< Ho continuato gli studi e adesso sono uno dei dirigenti di un centro commerciale>>
<< Ho sempre pensato che avevi stoffa da vendere>>, annuii con fierezza alle sue parole. L'antico bar del corso brulicava di clienti infreddoliti intenti a sorseggiare calde bevande fumanti. Ordinammo due caffè e ci sedemmo accanto ad uno dei tavolini ancora disponibili.
<< Potresti scusarmi un attimo Mario, vado in bagno e torno subito>> disse congedandosi con un sorriso. Mi diressi fischiettando verso la cassa con l'intenzione di pagare i due caffè che di li a poco avremmo bevuto. Con la coda degli occhi, e senza nascondere lo stupore, vidi la ragazza entrare nel bagno riservato agli uomini. Pagai con una certa fretta il cassiere e raggiunsi con passo felpato la toilette. Lo spettacolo che si presentò ai miei occhi non era dei più suggestivi: la splendida creatura era in piedi, davanti ad un luccicante servizio igienico di pura porcellana.
Ma non è una prerogativa dei maschi farla in quel modo?
Mi sentivo come un pollo davanti al girarrosto. Corsi verso l'uscita e mi mescolai tra il resto dei passanti. << Grazie San Gennà,all'anima del regalo, >> bisbigliai alzando vistosamente gli occhi al cielo. Aumentando il passo ripetei fra me e me: io non sono Mario, io non sono Mario, io non sono Mario.