Autore Topic: Guilin  (Letto 909 volte)

overseadreams

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Guilin
« il: Luglio 04, 2012, 15:45:07 »
…..e arrivò il quinto giorno di questo viaggio in Cina e lasciammo Hangzhou per raggiungere Guilin una città a 440 km dal confine con il Vietnam. Il caldo umido già pazzesco si accentuò ulteriormente e semplicemente l'atto di respirare ci faceva sudare prodigiosamente e, in quelle condizioni, si entrava negli hotel o nei locali pubblici dove l'aria condizionata era impostata a temperature polari. Così il giorno seguente, il giorno della navigazione sul fiume Li, io mi svegliai con la febbre a 39 e dovetti rinunciare. Duro colpo per il gruppo che fu costretto a sorbirsi le spiegazioni in inglese senza la mia traduzione ma non c'erano alternative. Stordito dalla temperatura ma confortato dai farmaci che il mio amico medico mi aveva lasciato da prendere ad ore stabilite rimasi nella mia camera dove regolarmente venivo controllato dal personale dell'hotel che in continuazione mi chiedeva se avessi avuto bisogno di un medico o qualsiasi altra cosa. Non mi aspettavo una tale attenzione. La mattina passò in un torpore assoluto ma per l'ora di pranzo stavo già meglio e verso le 14.30 decisi di fare due passi. In effetti la temperatura esterna era superiore a quella del mio corpo e non provai caldo né brividi. Fuori gli strumenti indicavano 41,4 gradi con 92% di umidità. Un clima terribile. Per chi non l'avesse mai provato e volesse farsi un idea: immaginate di entrare in una sala da bagno dove qualcuno abbia appena fatto una lunga doccia con acqua caldissima.
     Rimanendo sotto gli alberi arrivai al bordo del fiume dove vidi bufali immersi sia per rinfrescarsi che per mangiare le alghe del fondo e le stesse alghe venivano raccolte da alcuni uomini sicuramente per portare il cibo ad altri animali. Su un pontile un uomo immergeva in acqua un anatra viva affinché si presentasse pulita all'acquirente mentre poco più in la una donna lavava un bambino.
La foschia impediva di vedere chiaramente in lontananza ed il paesaggio era tremolante.
Sotto gli alberi alcuni anziani “danzavano” una musica che nessuno ascoltava; almeno questa fu la mia sensazione quando vidi questo gruppetto di persone muoversi all'unisono ma capii subito che non stavano danzando ma erano movimenti di Tai-Chi eseguiti in sincrono da decine di persone piuttosto anziane. Davanti a me una ragazza li stava filmando e provai a chiederle, in inglese, spiegazioni su questa arte. Mi guardò ma non parlava inglese e, facendomi alcuni gesti con le mani mi fece capire di attendere. Corse via tornando pochi minuti dopo con un altra ragazza che parlava inglese e mi diede alcune spiegazioni sul Tai-Chi che ogni mattina viene praticato da migliaia di persone lungo i fiumi cinesi. “Adesso ne stai vedendo pochi perché è tardi ma se vieni domani mattina saranno molti di più” mi disse lei. Quindi parlammo un po di cose generiche e mi sembrò naturale invitarle a venire in hotel più tardi, verso le 17,00 a prendere qualcosa di fresco.
     Le due ragazze confabularono nel loro incomprensibile idioma e poi Oriana ( le ragazze cinesi adottano un nome “occidentale” nei rapporti con noi per facilitare il tutto) mi disse che loro non sarebbero potute entrare nell'hotel in quanto l'ingresso è vietato alla gente del posto. Allora dissi loro che mi sarei fatto trovare davanti l'hotel e saremmo così entrati insieme essendo loro mie ospiti.
     Guilin è una città abbastanza grande ma fa parte di una provincia meridionale della Cina dove ancora vivono determinate tradizioni. Siamo nello Guangxi a circa 2000 km a sud di Pekino quindi ben distanti dai quartieri moderni della capitale: moderni sia come costruzioni che come mentalità. Qui alcune etichette vengono ancora rispettate. Infatti all'appuntamento vennero in sei. Oriana; la sorella – Xhe (la ragazza con la videocamera); due cugine, la zia e il figlio di quest'ultima. Sei persone. Eh, si. Mica poteva venire da sola ad un appuntamento con uno sconosciuto.....Guardandole con attenzione non si faceva fatica ad immaginare che avessero indossato gli abiti migliori e che in questi abiti non ci si trovavano molto...
     Il portiere dell'hotel, un vero buttafuori, le guardò con distacco ma, essendo io ad invitarle, io che ero ospite e che in un certo senso gli pagavo lo stipendio, non proferì verbo e poterono entrare. Non ero certo pronto a incontrare sei persone e devo confessare un po di imbarazzo in quanto queste mi seguivano come una cucciolata di paperelle segue la mamma. Mi seguivano e guardavano l'enorme hall alta 6 piani, freschissima, piena di piante. Salimmo al secondo piano dove c'era un american bar e dissi a Oriana di scegliere qualcosa da bere per tutti. Quindi cercai di instaurare una forma di conversazione con lei e si dimostrò essere una ragazza intelligente con conoscenze che non immaginavo. Comunque sia passò un ora e mezza durante il quale loro non fecero altro che guardare in alto e in ogni angolo dell'hotel affascinati da quella che era la più grande costruzione della loro città; un posto in cui non si entra, qualcosa al di fuori della loro portata. E vollero ricambiare la mia ospitalità invitandomi a fare un giro in barca. Il marito della zia mise in acqua un battello stretto e lungo dove salimmo in 4 e scivolammo sul fiume. La temperatura andava scendendo rendendo la passeggiata quanto meno sopportabile. Arrivammo in una ansa del fiume dove l'acqua sembrava immobile e qui c'era un tappeto di foglie e fiori di loto. Un tappeto di fiori dai colori bellissimi. Bianchi, rosa e lilla. Adesso ero io ad essere sorpreso e a guardare da ogni lato quella meraviglia. E loro guardavano me e risero increduli quando io dissi a Oriana che non avevo mai visto questi fiori; frase che lei tradusse nel dialetto locale. Ne raccolse uno avvolgendolo in un panno umido e quindi facemmo ritorno. Ancora il tempo per un saluto e fu a quel punto che lei mi fece dono di quel fiore di loto ma solo dopo seppi il significato che per gli orientali ha questo fiore: nel Buddismo, i fiori di loto costituiscono un’offerta particolarmente sacra quale simbolo di Buddha, della purezza del corpo e della parola, dell'affidabilità e dell'illuminazione della mente nell'uomo virtuoso. La preghiera buddista tradotta come ‘Oh, il gioiello del fiore di loto!’ ne esalta gli attributi di purezza, delicatezza e bellezza. I fiori si aprono soltanto per pochi giorni, poi ogni petalo scivola silenziosamente in acqua, uno per volta, nell’arco di un breve periodo, mentre le foglie coriacee rimangono sempre pulite essendo assai idrofobiche in superficie in seguito ad una proprietà denominata ‘effetto loto’. La pianta nasce da un seme che attecchisce sul fondo di acque stagnanti, immerso nel fango – sinonimo di ciò che è materiale, attaccamento, desiderio, avidità, odio, illusione – al buio come è l’ignoranza, che non consente di individuare con chiarezza la verità nella vita. La semenza cresce verso l’alto, attratta dal calore e dalla luce del sole, allo stesso modo degli esseri umani che crescono ricercando per natura l'amore, la compassione, il vero. Gli steli lunghi e tubolari portano separatamente una foglia rotonda di grandi dimensioni e un fiore appariscente che si dischiude a poco a poco, un petalo alla volta, al risveglio dei raggi del sole mattutino, come ad aprirsi completamente all’illuminazione, alla vita spirituale. I petali, come raggi di sole, galleggiano sempre in superficie, completamente alla luce, per richiudersi con il calare della sera. Il fiore rimane ancorato con le radici, ma si muove liberamente secondo il flusso di acqua, come succede ogni istante nell'evoluzione di ogni situazione. La rivelazione di Buddha nel ‘Sutra del Loto’ – uno dei testi fondamentali per le scuole buddiste cinesi e giapponesi – riguarda la forza vitale universale che origina e regola tutti i fenomeni esistenti.
     Non avevo mai ricevuto alcun regalo così carico di significato e la sera, nella mia fresca e tecnologica camera di hotel, connettendomi ad internet, trovai questa spiegazione sul fiore di loto che mi fece capire quanto banale  fosse stato il mio invito se confrontato al suo e quale importanza avesse dato al nostro incontro quella ragazza cinese di cui non seppi, né saprò mai il vero nome.
     Lo conservo ancora con attenzione; è un po rattrappito ma mantiene la bellezza e l'eleganza. Oltre che il significato e il ricordo.


Bis est gratum, quod opus est, ultro si offeras
Publilio Siro
« Ultima modifica: Luglio 06, 2012, 06:25:15 da overseadreams »

ninag

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Re:Guilin
« Risposta #1 il: Luglio 04, 2012, 22:44:41 »
Mi piace il tuo modo di raccontare le tue esperienze, sembra di viaggiare ;D

presenza

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Re:Guilin
« Risposta #2 il: Luglio 04, 2012, 23:17:10 »
mi torna in mente Tiziano Terzani, l' uomo, il giornalista colui che ha rinunciato all'Italia, sua patria di origine per l'Asia...