Autore Topic: Riflessioni di una ventenne nel suo tempo di azione  (Letto 439 volte)

presenza

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Riflessioni di una ventenne nel suo tempo di azione
« il: Luglio 02, 2012, 18:05:02 »
Erano gli anni ottanta, gli anni di Candy Candy e della cantante Madonna, dei punk e dei paninari, degli abiti con le spalline ma anche del terremoto in Irpinia, della caduta del muro di Berlino, della strage di Bologna, dell'attentato al papa e della fucilazione di Ceaucescu di cui i romeni non videro nulla nelle loro televisioni.
Lei era un'adolescente di quel tempo, andava a scuola in un collegio di suore benedettine, indossava una divisa blu e appena passava davanti all'Istituto D'Arte, dove sulle scalinate stavano quei giovani che già facevano uso di droghe leggere, sentiva i loro scherni e ne soffriva.
Era così, il peso di grandi ideali pareva gravarle addosso e a tutti i costi cercava una verità priva di sofferenze. Ma i suoi pensieri si attorcigliavano sempre allo stesso chiodo:

Quale scopo prefiggersi allora per poter continuare la farsa di vivere, per poter giustificare la nostra presenza nel mondo? Quali gli ideali cui poter credere?
Se tutto ciò che ci circonda, e di cui siamo costituiti risulta vano, nonsenso, perché continuare a porsi il problema di voler esistere?
Perché continuare a lottare per un nulla?
Perché continuare a cercare l'introvabile?
E se tali interrogativi non hanno senso, perché continuare a proporli?
Se niente e nessuno ha motivo, o senso, anche noi, così sospesi nel nostro tempo, risulteremo penduli in un mondo immobile, in buio tetro, arido, forse anche sudicio; e pendendo in tal modo anche noi non avremo senso, come non lo abbiamo, in passato, mai avuto.
E' tale la nostra realtà più recondita, però tradita immancabilmente da un'altra realtà che ci proietta indispensabili per la vita, e che si assicura il suo perpetuarsi, nel tempo e nello spazio.
Ecco perché il nostro è un vagare di zingari attraverso l'impenetrabilità delle tenebre: un brancolare come di cani famelici nelle notti in cerca di rifiuti.
O forse ancora, un errare di materie spente attraverso un deserto di continui miraggi, oblii fumanti succubi di una droga che distoglie, assopisce, infine... uccide.

Erano gli anni ottanta, quelli dei grandi processi alla mafia, dei Duran Duran e degli Spandau Ballet...






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Re:Riflessioni di una ventenne nel suo tempo di azione
« Risposta #1 il: Luglio 03, 2012, 07:09:52 »
temo che nessun tempo sia migliore di altri, c'è sempre un filo conduttore negativo che sciupa l'insieme. C'è fortunatamente anche tanto desiderio di combinare qualcosa di buono in molti, moltissimi di noi e ognuno saprà trovare quella foglia da appendere al ramo, per salvarla dal calpestìo. ;)

presenza

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Re:Riflessioni di una ventenne nel suo tempo di azione
« Risposta #2 il: Luglio 03, 2012, 23:20:32 »
è vero, ogni tempo ha il suo tempo fatto di cose buone e cose cattive... è la miseria umana, ma anche la grandezza!