Autore Topic: Quel che resta del giorno  (Letto 658 volte)

presenza

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Quel che resta del giorno
« il: Giugno 24, 2012, 23:51:39 »
E' un giorno ormai prossimo alla sera della vita. E pensare tra le lacrime a quante occasioni mancate, a quanto tempo sprecato ingoiando le emozioni, avvolgendole inconsapevolmente di un quotidiano senza presenza e senza scelta.
Le occasioni perdute  mentre il tempo frattanto è trascorso senza aver vissuto realmente il proprio presente. Resta ben poco e una vita sprecata.

Quante vittime dei mancati momenti sono quel maggiordomo con il cuore spezzato.

Nuvola

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Re:Quel che resta del giorno
« Risposta #1 il: Giugno 25, 2012, 13:25:31 »
Abbiamo capito che non è farina del tuo sacco...   Presenza (ingombrante).  ;D
 
« Ultima modifica: Giugno 25, 2012, 13:35:14 da Nuvola »

Faber

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Re:Quel che resta del giorno
« Risposta #2 il: Giugno 25, 2012, 18:22:27 »
Un grande Antony Hopkins che impersona magistralmente il maggiordomo (assolutamente fedele al suo padrone) che si vede trascorrere davanti la vita, senza mai mai parteciparvi: come di uno spettatore davanti ad un televisore!
Hai scelto un grande film con una trama davvero interessante: di quelle che fanno riflettere... una volta tanto, anche in Tv!
P.s. davvero brava la spalla femminile Emma Thomson.
"Tutte le anime sono immortali. Ma le anime dei giusti sono immortali e divine" Socrate

L'uomo non può creare nessuna opera che sopravviva ad un libro

ciro

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Re:Quel che resta del giorno
« Risposta #3 il: Giugno 25, 2012, 18:30:43 »
" Resta ben poco e una vita sprecata."

cosa restera del transito terrestre ....

Darei qualunque cosa perchè tale frase fosse del mio sacco. Rattoppato, logoro, per una vita piena di emozioni attese, temute, vissute, ingoiate, vomitate,  e di appuntamenti mancati, a volte sotto un fato incombente, altre in una libertà spaventosa.
Il presente, quello sì ingombrante, sempre a ricordarci che infine siamo sempre noi i padroni assoluti della nostra vita.

Ciro

piccolofi

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Re:Quel che resta del giorno
« Risposta #4 il: Luglio 10, 2012, 16:18:21 »

     Ho adorato quel film.
     Il giorno era l'amore, tanto intenso quanto avvolto nel pudore e non dichiarato.
     Un sottofondo psicologico tipicamente inglese, ma il significato umano trascende l'am-
     bientazione.
     Non so se si possa dire che la vita non vissuta " realmente " sia sprecata.  Da un punto di
     vista concreto parrebbe di si', ma occorre pensare che ognuno si ritaglia la vita e il modo di
     vivere adatti a se' : e una vita e' ben vissuta se e' adeguata all'habitus di chi la vive.
     Le stesse cose non hanno lo stesso significato per tutti : per uno tantissimo, per l'altro
     quasi niente.
     Tutto e' relativo.    In fondo l'importante e' aver amato, e il come e' secondario, perche'
     ha colmato il cuore, ha gratificato comunque.

presenza

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Re:Quel che resta del giorno
« Risposta #5 il: Luglio 10, 2012, 17:08:26 »
l'importante e' aver amato, e il come e' secondario, perche'
     ha colmato il cuore, ha gratificato comunque.


ciò è vero se hai amato, e se invece hai rinunciato? E' questa l'occasione perduta...

piccolofi

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Re:Quel che resta del giorno
« Risposta #6 il: Luglio 10, 2012, 18:20:50 »

    Come a dire che non avendo scopato non ha amato?
    Ha amato lo stesso, e profondamente.
    Non ha concretizzato il suo amare, e questo lo colora di rimpianto, ma
    ha provato la gioia intima di chi ama.  Non e' poco.
    E' che nella nostra epoca quel che non si consuma pare non avere valore..
 

presenza

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Re:Quel che resta del giorno
« Risposta #7 il: Luglio 10, 2012, 18:32:44 »
Come a dire che non avendo scopato non hai amato?




no, non è come a dire ciò che hai detto. E' come a dire che non condividendo non hai amato. Che te ne fai di tenere per te stessa l'amore se traboccando ti impedisci di donarlo?

piccolofi

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Re:Quel che resta del giorno
« Risposta #8 il: Luglio 10, 2012, 18:49:25 »

   Non eri tu quella che elogiava il bastare a se' stessi?
   Nonostante la diversita' dei temi, esiste un'affinita'  :  come per lo scrivere esiste una gratifi-
   cazione intima per cui basta gia' lo scrivere in se', cosi' anche per l'amore puo' dare tanto
   gia' lo stesso amare.
   Esternarlo e condividerlo e' come il compimento, tutto quello che ci si puo' augurare, ma il
   soggetto del nostro film, a suo modo e per la sua sensibilissima personalita', e' stato felice
   lo stesso.
   So che non condividi, ma e' una questione di carattere.
   E poi mi sembra di abusare della poesia di Patapuffola.....

presenza

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Re:Quel che resta del giorno
« Risposta #9 il: Luglio 10, 2012, 18:57:23 »
certo, cara piccolofiore, elogio il "bastare a se stessi" quando abbiamo bisogno di noi stessi, quando si vive di "amore universale" , quello che ti fa apprezzare le piccole cose, che ti fa ringraziare ogni giorno, appena sveglia, il fatto che ti sei svegliata. Ma l'amore tra due esseri, quando c'è, va assolutamente vissuto. Può esserci un periodo nella nostra vita, durante il quale abbiamo bisogno di noi stessi per ricaricarci, per ritrovarci, ma quando siamo pronti perché trabocchiamo, allora non condividere è davvero una rinuncia inutile.

piccolofi

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Re:Quel che resta del giorno
« Risposta #10 il: Luglio 10, 2012, 19:18:36 »

     Non credo che il poveretto ( si fa per dire ) del film avesse volutamente rinunciato :
     non aveva mai avuto l'ardire...
     E' un film bellissimo, delicatissimo, anche per il tratteggio dei personaggi.
     Poi non ho capito la " messa in chiaro " del mio nick : direi che sono fatti miei.
     Io, quando ho voluto chiarire quello di altri per curiosita', l'ho fatto " in privato " e non l'ho   
     comunque sbandierato urbi et orbi.  Giusto per discrezione.

presenza

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Re:Quel che resta del giorno
« Risposta #11 il: Luglio 11, 2012, 00:37:35 »
Volutamente  rinunciare, è proprio del non avere l'ardire. E il protagonista di quel film non aveva l'ardire non solo di amare, ma anche di esprimersi. Non aveva l'ardire nemmeno di vivere credendo che il suo ruolo fosse l'unica cosa che la vita si potesse aspettare da lui.
Evitava le occasioni in cui poteva semplicemente dire, perché riteneva che a lui non fosse richiesto. Evitava di continuo la possibilità di esprimersi, anche di fronte alla morte del padre.
Dunque, hai detto bene, non aveva l'ardire nemmeno di essere  non amando così facendo, prima di tutto se stesso.