Dalle nostre parti, le notti sono lunghissime, calde e lunghissime. Il sole arriva in ritardo, e la luna aspetta, sola in un mercato di stelle, dove nessuno compra e tutti aspettano.
Fu proprio in una di queste lunghe notti, senza mandolni e serenate, che la Peppa, inciucessa per vocazione, e parrucchiera a domicilio per professione, tra le tegole di terracotta e le antenne di ferro e ruggine, vide una sagoma bianca vestita, con il volto pallido assai.
Aveva appena terminato di stendere mutande e canottiere, quando, con la coda dell'unico occhio che le era rimasto, ma con millimetrica precisione, vide una pallida figura in calzoncini bianchi passeggiare sul cornicione della palazzina di fronte.
La Peppa, nota in paese per le sue attitudini da pettegola incallita, non si lasciò sfuggire l'occasione che il cielo le stava regalando. Cercò tra le varie cianfrusaglie scaraventate nella cassapanca di legno, un vecchio binocolo da teatro, e ritornò sul terrazzino con una smorfia di dispetto impressa sul viso.
Puntò l'obsoleto aggeggio sul malcapitato, visionò con attenzione i piedi, poi passò alle gambe ed infine al busto, testa compresa. Da un primo esame, la donna, scartò a priori la possibilità che si potesse trattare di un suo compaesano, poi, con una analisi più accurata, prese in considerazione l'idea che l'esile e diafana sagoma fosse un'anima del purgartorio in cerca di suffraggi.
Ad onor del vero, i presupposti c'erano tutti, e l'aria smarrita e invocante misericordia del soggetto in questione, avvaloravano la sua tesi.
Qualche istante dopo, tutto sembrò tornare alla normalità, una cappa di silenzio avvolse le viuzze in pigiama, e qualche timido raggio di luna si addormentò tra i petali dei gerani che rendevano graziosi i minuscoli balconi.
Al sorgere del sole, la Peppa, come di consueto, sorseggiò dell'ottimo caffè nero bollente e fumeggiante, mentre sullo schermo del televisore, scorrevano i titoli principali della prima edizione del telegiornale.
Come tutti i paesotti che si rispettino, anche San Felice aveva la sua fiera settimanale, luogo di culto, per chi come la Peppa, amava intervallare gli acquisti ai pettegolezzi, specie se freschi di giornata e provenienti da fonte sicura.
Lo spazio riservato al mercato, brulicava di persone, le urla dei venditori echeggiavano nell'aria, regalando all'evento quel non so che di folcloristico.
Ringraziò mentalmente il buon Dio, quando sul suo cammino, la Peppa, incontrò la commara Nunziatina, donna dalle orecchie sopraffine e divulgatrice impeccabile di notizie. Poi fu il turno della Marta, della Gianna e della venditrice di stoffe, tale Concetta Rufinelli.
La notizia, in men che non si dica, divenne di dominio pubblico, se ne parlava in modo animato in tutte le case, negli uffici e nelle scuole. Non da meno fu quel sant'uomo del cappelano, che affidò all'infinita bontà di San Rufino martire, l'anima sofferente del defunto apparso alla Peppa.
Come ogni notizia degna di nota, anche questa, venne convertita dagli esperti del settore, in numeri da giocare a lotto, confidando nell'aiuto della dea bendata.
Le ricevitorie furono prese d'assalto dagli intrepidi giocatori, e non mancarono le discrepanze di opinioni in merito alle interpretazioni cabalistiche . A detta del professore Ametrano, uomo di cultura e non solo, i numeri da prendere in considerazione erano tre: 85 l'anema o priatorio, 70 'o palazzo, 72 'a meraviglia. Di parere opposto era l'autista del sindaco, Michelino Esposito, sostenendo invece, che i numeri da giocare erano senza ombra di dubbio: 47 'o muorto, 60 'o lamiento, 89 'a vecchia.
Ambrogio Brambilla, milanese di origine controllata, ed ospite assai gradito della contessa Bevilacqua, ascoltava divertito i commenti dei cittadini, assaporando una bella sfogliatella calda nel bar della piazza.
Non ci mise molto a capire, che l'artefice di tutto quel marasma che si era creato in giro, era lui.
Come in altre occasioni, l'Ambrogio, uomo di bell'aspetto e dal palato fine, in visita per qualche giorno dai Bevilacqua, anche quella notte, non disdegnò una puntatina nella camera della avvenente e giovane contessa. Ma il caso volle, che il conte, assai più anziano della consorte, quella notte, rientrò prima del previsto al capezzale, al milanese non restò altro da fare che tentare la fuga attraverso il balcone dell'antico e lussuoso palazzo, il resto è cronaca.
L'Ambrogio sorseggiò il caffè, bevve un goccio d'acqua, e si avvicinò alla cassa per pagare il conto. << Dottò, ma voi ci credete alle anime del purgatorio? >>, domandò Don peppino, proprietario del bar rivolgendosi al forestiero. Il dottor Brambilla, rispose con un sorriso, ripose il resto nel portafoglio, e si avviò verso l'auto parcheggiata nello spiazzale antistante.
Il suono delle campane avvolse ogni cosa, un cane randagio scodinzolava addentando un tozzo di pane, in lontananza s'intravedeva la Peppa trascinare il suo carrello a righe colorate dispenando sorrisi a chiunque incontrasse sul suo cammino, in fondo era lei l'eroina del giorno, mostrare la sua dentiera nuova di zecca era il minimo che potesse fare.