Mi ritrovo in aeroporto ad aspettare un volo annunciato alle 21.20. Dapprima un leggero ritardo, poca cosa e sopportabile, ma il tabellone riporta un secondo ritardo. Così assisto impassibile alla gente che si affanna a far supposizioni e minacce. Quanto inutile spreco d'energia a parlar del come e del perché di un volo di volta in volta spostato. “Voglio il rimborso” grida un tizio in fondo alla fila. “Almeno offriteci da bere” un'altra donna risponde dal basso della sua statura, mentre un messinese grasso e dai capelli bianchi un po' untuosi commenta: “intrecci, intrecci solo intrecci”.
Alla fine partiamo, vince la windjet, si sa che i suoi voli per Catania alla sera portano sempre ritardo e malgrado le rimostranze saliamo ugualmente a bordo a mezzanotte. Ho i piedi gonfi che nemmeno ai tempi delle mie gravidanze avevo avuto, mi siedo finalmente e godo il mio volo insieme alla musica dei motori, con tutto il ritardo e alla faccia di quelli preferenziali. Tanto, una volta in aereo tutti i voli sono uguali.