Autore Topic: morte.  (Letto 986 volte)

nihil

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morte.
« il: Maggio 10, 2012, 17:08:05 »
Pensa e ripensa ho pensato che non mi compererò una nuova cucina, tanto se mi va bene ho da campare ancora sì e no solo 10 anni. Tra 10 anni che me ne farò di una cucina seminuova? sì, insomma mi pare che sto tirando i remi in barca, più o meno coscientemente. E pensa e ripensa ho deciso anche che delle cose terrene da portarmi dietro, in definitiva non me ne importa proprio nulla, a parte forse i libri. Ma che ci dovrei fare con i libri nell'aldilà? insomma, l'unica cosa che mi spiace lasciare sono i miei ricordi, quelli che sono in realtà la vita vissuta. Potrebbero essere i ricordi di quella volta che ho ammirato una ragnatela bagnata dalla pioggia, o quella volta che sono caduta dalle scale. Portarci appresso i ricordi, non ha senso però, perchè morire è l'annientamento di tutto, altrimenti non sarebbe morire. Io ho sperato che ci fosse un dopo, solo perchè se così fosse potrei girare tutto l'universo, impicciarmi di tutti i pianeti, spazio e tempo non mancherebbero. Potrei soddisfare tutte le curiosità, dal Big Bang alla società delle formiche.Tempo,  tempo, tempo....quello che oggi ci manca. Ma se è vero che la morte equivale al nulla, anche questo progetto sarebbe assurdo, pare che non ci sia dolore nè gioia "di là". E se nè dolore nè gioia sono presenti, mi sà che c'è tanta noia. Ecco perchè spero che non ci sia proprio nulla, altrimenti se la morte  fosse una specie di continuum dovrebbe servire  a qualcosa. E invece mi sa che non serve proprio a niente, se non a fare spazio fisico alle nuove generazioni.
E gli affetti non li consideri? sì, li considero e so che vivrò ( vivremo) nei ricordi dei nostri figli o creditori o debitori, e fino a che saremo lì continueremo a vivere, e poi pace e bene, se devo stare morta di là, non ha senso che sia viva di qua. Comunque non vi dirà mai chi è il mio puscher! :prtr:

presenza

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Re:morte.
« Risposta #1 il: Maggio 10, 2012, 17:31:39 »
Non c'è vita se non c'è morte, ognuno di noi è nessuno e non possiede assolutamente nulla.Tuttavia si vive pensando di rimanere eterni, e ci s'illude d'esser qualcuno e di possedere tutto! 

nihil

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Re:morte.
« Risposta #2 il: Maggio 10, 2012, 17:50:42 »
io sono solo maledettamente curiosa, spero che la curiosità mi regga fino in fondo. In fin dei conti penso che sia come addormentarsi e non sognare nulla. E so persino come si fà a morire l'ho visto molte volte, per questo non ho paura, difficilè è spiegare agli altri come si fà è perchè non c'è nulla di difficile. Mi dispiacerebbe solo in punto di morte dire qualche idiozia o banalità come fece Garibaldi. La storia non lo dice, ma pare che abbia detto semplicemente "non voglio fagioli", (citazione da Montanelli). Ora trovo squallido che un grand'uomo non abbia trovato citazioni migliori, io non sono Garibaldi e se andiamo in proporzione, chissà che fesseria dirò. (hihihih mio marito dice che mi sto già esercitando da viva)

ciro

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Re:morte.
« Risposta #3 il: Maggio 15, 2012, 17:38:08 »
Finchè contineremo a voler vedere l'aldilà con gli occhi dell'aldiquà non vedremo niente, resteremo ciechi

piccolofi

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Re:morte.
« Risposta #4 il: Maggio 24, 2012, 19:09:49 »

  Nihil,
  continua a scrivere  :  chissa' che un giorno, in altre epoche e in altri mondi, non leggano
  i tuoi " geroglifici ", sia esterni che interni, e tu....non viva ancora un pochino, entita' curiosa
  e immateriale che guarda e ridacchia, scuote la testa e dice :  " Oh Hrulli !!!!! " ( Grulli ).
  'Sti Posteri, eh?
  (  A qs. ora  non posso scriver cose serie, pero' pero'.... )

nihil

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Re:morte.
« Risposta #5 il: Maggio 25, 2012, 07:31:55 »
ma sì grulliamo di qua, e poi si vedrà. Quello che mi sgomenta è l'eternità, non riesco a concepirla. A cosa serve l'eternità se non c'è modo di impiegarla dharmas?

piccolofi

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Re:morte.
« Risposta #6 il: Maggio 28, 2012, 14:32:19 »
   
     Sai cosa sgomenta me? 
     Non solo questa " eternita' " che tu, con concetto umano e tipicamente terreno, pensi
     noiosissima, ma.... ( rimanendo nella dottrina cristiana ) la resurrezione dei morti  :
     non ridere, ti prego, ma io non posso pensare che, nella mia unica e ultima chance che
     avro' di rivedere Francesco, lui sara' in ogni caso totalmente permeato e appagato della
     vicinanza di Dio, che vedra' me come una sorella, un'altra anima, e non potra' provare piu'
     tutto quel che ci ha unito.  Risorgeremo per non riabbracciarci piu', i nostri corpi saranno
     solo involucri?  E' terribile.
 

ciro

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Re:morte.
« Risposta #7 il: Maggio 28, 2012, 15:48:56 »
Per Nihil: io penso che l'eternità ci sembra immensa, e inutile aggiungi tu, perchè la vediamo separata da noi. Se noi fossimo l'eternità e anche Tutto il resto le cose cambierebbero. Ci sarebbe il superamento dell' io individuale ed allora si aprirebbero scenari inimmaginabili....
Per Piccolofi: l'amore per una sola persona e per sempre è giusto oltre che bellissimo. Ma se questo nostro amore alla fine crescesse a dismisura fino a fondersi con l'Amore Universale, potrebbe limitarsi a quello per una sola creatura? Sembra crudele oggi, ma sarebbe uno spreco immenso allora.

Scusate l'intrusione

Ciro

piccolofi

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Re:morte.
« Risposta #8 il: Maggio 28, 2012, 18:10:30 »

   Forse tu tendi alla filosofia yoga, o comunque di stampo orientale.
   Io non posso consolarmi come fai tu, perche' credo all'individuo e mi sento profondamente
   occidentale.  Non vorrei mai perdere nessuno, e non mi gratifica l'idea di presunte entita'
   universali in cui tutti ci si riassuma e al contempo, inevitabilmente, ci si annienti..

nihil

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Re:morte.
« Risposta #9 il: Maggio 30, 2012, 06:00:09 »
Ho iniziato questo discorso come piccola riflessione, a volte ironica, ma della morte non se ne parla mai, e allora parliamone.
Sì, il mio atteggiamento è di stampo filosofico, ma si sa che la filosofia è solo teoria. Della mia morte non mi preoccupo, quella che mi offende è quella dei miei cari in particolare e di tutti in generale.
Cosa spaventa della morte? il fatto di non sapere cosa c'è di là. Chi è credente, non dovrebbe aver paura perchè ha una soluzione nel ritrovarsi, chi non crede non dovrebbe avere paura perchè nel suo di là non c'è nulla di pauroso, la vita finisce lì e basta.
La cosa davvero drammatica è la privazione per sempre di chi rimane, la privazione di un affetto che durerà tutta la vita, più o meno in modo attenuato con il tempo.
 E il dolore del soggetto  è speculare, ma più vasto, perchè chi sta per andarsene lascia tutti e tutto contemporaneamente. Chi rimane perde una persona per volta, ma rimane in compagnia, non rimane solo.
Tecnicamente la morte avviene in modo silente, ma nel momento che più ci terrorizza, noi non saremo presenti, perchè quella sottile linea che divide il prima dal dopo sarà già superata: ore o giorni prima c'è un collasso "mentale", insomma noi non saremo coscienti dell'avvenimento, saremo gli ultimni ad accorgercene. Per questo "tecnicamente" non bisogna aver paura, in un certo senso saremo gli ultimi ad essere informati, noi quel momento non lo vivremo.
E' il prima dell'avvenimento, quello chè più macina l'anima, perchè si tratta di lunga malattia o cosa improvvisa. Nel primo caso c'è il tempo per prepararsi, in una logorante altalena di speranza. Nel secondo rimane la sorpresa, come una cicatrice improvvisa e ci vuole maggiore tempo per riprendersi, non c'è stato nemmeno il tempo della speranza.
A questo punto devo ancora capire se soffre maggiormente chi va o chi resta.
Forse chi resta.

piccolofi

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Re:morte.
« Risposta #10 il: Maggio 31, 2012, 15:27:54 »
   Sai, Nihil, la faccenda e' complessa.  E io non farei teorie sui vari stadi e se sia peggio il prima,
   quale prima, o il dopo.
   Io penso sia tutto cosi' soggettivo, cosi' legato alle particolari vicende della persona, al suo
   carattere, al modo in cui se ne deve andare.
   Davvero credi che chi e' " li' per li' per " non se ne accorga, non capisca?
   Dipende.
   Mi verrebbe di farti degli esempi, ma non li faro', forse a qualcuno potrebbe disturbare perche'
   c'e' chi esorcizza non volendoci pensare e non volendo sapere.
   Ti diro' solo un ricordo, quello della prima persona che ho visto andarsene e non ero preparata
   :  il papa' del mio ex-moroso storico, a cui ero affezionata e che, anche lui, aveva affetto per
   me.  Un livornese, professore stimato di matematica.
   Avevo raggiunto il mio lui all'Ospedale, dove era accorso presso il padre, e mi ero avvicinata
  anch'io al letto, dove sembrava alla fine; debolissimo, Giulio ( si chiamava cosi' ) ha aperto gli
  occhi, mi ha inquadrato, e ha mormorato : " C'e' anche la Sgiuliana.. Brava, figliola, grazie "
  Mi ha commosso.  Capiva, eccome, lucido fino a che e' stato rapito indietro, ossia neanche
  un'ora dopo, quando se ne e' andato.
  Io credo che certo sia molto duro per chi resta, ma poi la vita, con la sua forza inesorabile,
  prendera' il sopravvento, che lo vogliamo o no.
  Noi rimaniamo sempre un po' piu' poveri, e' vero, ma abbiamo poi magari qualcuno con cui
  condividere, qualcuno che almeno un po' ci sottragga alla solitudine, anche solo ascoltan-
  doci.  Non e' detto, ma puo' essere.
  Invece chi se ne va, chi sta partendo per l'ultimo viaggio.. , se quel che gli accade non l'ha
  estraniato o fiaccato abbastanza, temo provi una terribile solitudine : quella di chi nessuno
  puo' aiutare ; quella di chi nessuno potra' accompagnare nel salto nel buio ; quella di chi e'
  inerme di fronte al suo destino che si sta compiendo.
  La casistica e' tanto varia, non farei graduatorie.
  Io penso solo una cosa, ne ho la convinzione dentro di me  :  che il massimo che possiamo
  fare per qualcun altro che amiamo e' non lasciarlo solo.
  All'ultimo momento lo sara', ma ormai il passo sara' breve.
  Fino a quel momento il piu' grande regalo, credo, e' la generosita' di se'.
  Ossia il regalo che tendenzialmente la maggior parte della gente si rifiuta di fare.
  Mica e' facile condividere !!
  E' piu' facile dir due scemenze trite e ritrite, che evidenziano in modo agghiacciante come
  chi le pronuncia non vede l'ora di andar via, tornare alla sua vita normale, ancora fortunata
  e non toccata dal dolore vero.   E il poveraccio che ascolta lo sa, eppure deve farsi bastare
  quelle frasi idiote, di sostanziale menfreghismo.
  E' piu' facile portar due fiori, dare incoraggiamenti poco credibili, piuttosto che sostare davvero,
  ascoltare davvero, farsi carico, almeno un poco, del dolore di un altro.
  Come in ogni cosa, consapevole anche dei miei limiti, mi auguro di aver la forza, quando
  occorre, di non esser vigliacca o troppo egoista.
  La morte e' la fine di una parabola, della nostra parabola umana, e non dovremmo esser soli.
  Penso infatti che la solitudine finale sia la cosa peggiore di tutte : dolore intimo che si aggiunge
  alla pena fisica.  La coscienza della nostra nullita'.