E' una terra di sospiri e gemiti la mia, spesso pregna di ipocrisia, falsità.
Le mie radici non affondano mai realmente in alcun luogo. Le mie vesti danzano verso di esse: foglie, rubate dal vento.
Ti osservo, lo senti? Ti accorgi di quando scosto il mio sguardo dal tuo viso? Non credo t'importi relamente. Ma infondo, il nostro è solo uno scambio, giusto? Un affare piuttosto fugace ed irruento. Non che la cosa mi dia fastidio, no. La mia è una scelta. Una scelta...
La mia corteccia è troppo solida per essere anche solo scalfita! Eppure, ultimamente, sento che il mio tronco cede sotto il peso del tuo corpo e si lascia andare. Io, beh: stanchezza è la parola giusta.
Non sono certo una tipa da illusioni io.
La brina illumina il paesaggio la mattina, peccato non vederla insieme.
Oh, ma è la notte che ci accomuna, quando i fari si fanno luce insistente sulla strada. In quest' ultimo periodo sempre meno a dire il vero, c'è crisi, dicono. Ma la cosa non mi preoccupa affatto: la voglia, riesce a sovrastare anche il più tirchio degli uomini.
Tua moglie non esce mai la sera, vero? Non l'ho mai vista rientrare dopo le nove. Oh, si si, è certo una donna che sa accudire il proprio uomo. Ma forse non ti conosce a fondo, altrimenti non torneresti da me così spesso, giusto?
Oh, sciocche verità, siete solo insetti che scalano le pareti della mia infinita tristezza, picchi che insinuano il loro becco, tentando di riportare alla luce quella linfa che ho provato così a lungo a tenermi dentro.
La verità, è che ogni sera guardo la tua casa, attendo con ansia il sorriso dei tuoi figli al tuo ritorno e vorrei essere lei, che stanca torna dal lavoro. Si, forse è solo questa grigia e splendida normalità che ti invidio.
Ma il mio essere non cambia, non può cambiare. Rimango solo un albero, al limitare del tuo giardino.
A volte qualcuno passa e coglie i miei frutti.
Ma nessuno si ferma mai a lungo.
Nemmeno tu.
Vero?