Autore Topic: Metamorfosi (monologo teatrale)  (Letto 1273 volte)

squarcio88

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Metamorfosi (monologo teatrale)
« il: Maggio 08, 2012, 16:12:20 »
E' una terra di sospiri e gemiti la mia, spesso pregna di ipocrisia, falsità.
Le mie radici non affondano mai realmente in alcun luogo. Le mie vesti danzano verso di esse: foglie, rubate dal vento.
Ti osservo, lo senti? Ti accorgi di quando scosto il mio sguardo dal tuo viso? Non credo t'importi relamente. Ma infondo, il nostro è solo uno scambio, giusto? Un affare piuttosto fugace ed irruento. Non che la cosa mi dia fastidio, no. La mia è una scelta. Una scelta...
La mia corteccia è troppo solida per essere anche solo scalfita! Eppure, ultimamente, sento che il mio tronco cede sotto il peso del tuo corpo e si lascia andare. Io, beh: stanchezza è la parola giusta.
Non sono certo una tipa da illusioni io.
La brina illumina il paesaggio la mattina, peccato non vederla insieme.
Oh, ma è la notte che ci accomuna, quando i fari si fanno luce insistente sulla strada. In quest' ultimo periodo sempre meno a dire il vero, c'è crisi, dicono. Ma la cosa non mi preoccupa affatto: la voglia, riesce a sovrastare anche il più tirchio degli uomini.
Tua moglie non esce mai la sera, vero? Non l'ho mai vista rientrare dopo le nove. Oh, si si, è certo una donna che sa accudire il proprio uomo. Ma forse non ti conosce a fondo, altrimenti non torneresti da me così spesso, giusto?
Oh, sciocche verità, siete solo insetti che scalano le pareti della mia infinita tristezza, picchi che insinuano il loro becco, tentando di riportare alla luce quella linfa che ho provato così a lungo a tenermi dentro.
La verità, è che ogni sera guardo la tua casa, attendo con ansia il sorriso dei tuoi figli al tuo ritorno e vorrei essere lei, che stanca torna dal lavoro. Si, forse è solo questa grigia e splendida normalità che ti invidio.
Ma il mio essere non cambia, non può cambiare. Rimango solo un albero, al limitare del tuo giardino.
A volte qualcuno passa e coglie i miei frutti.
Ma nessuno si ferma mai a lungo.
Nemmeno tu.
Vero?
"Il fine giustifica i mezzi? E' possibile. Ma chi giustificherà il fine?"
Albert Camus

presenza

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Re:Metamorfosi (monologo teatrale)
« Risposta #1 il: Maggio 08, 2012, 18:46:27 »
Il cambiamento è una nostra esclusiva scelta!

nihil

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Re:Metamorfosi (monologo teatrale)
« Risposta #2 il: Maggio 08, 2012, 19:19:03 »
forse siamo tutti alberi che aspettano una parola, una sensazione o una carezza. Racconto melanconico e originale.  :rose:

squarcio88

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Re:Metamorfosi (monologo teatrale)
« Risposta #3 il: Maggio 10, 2012, 14:18:27 »
Sono concorde rispetto al fatto che il cambiamento sia una nostra scelta, un po' meno rispetto al fatto che sia una nostra esclusiva scelta. :rose:
"Il fine giustifica i mezzi? E' possibile. Ma chi giustificherà il fine?"
Albert Camus

presenza

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Re:Metamorfosi (monologo teatrale)
« Risposta #4 il: Maggio 10, 2012, 15:47:30 »
Sono concorde rispetto al fatto che il cambiamento sia una nostra scelta, un po' meno rispetto al fatto che sia una nostra esclusiva scelta. :rose:


... perché, chi altro può entrare nella tua vita e decidere di cambiarla?

Rubio

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Re:Metamorfosi (monologo teatrale)
« Risposta #5 il: Maggio 11, 2012, 00:31:38 »
    Metto l'accento su "invidio la tua normalità" insieme all'accettare ciò che si ha. Si possono coniugare. Poi ancora "Ti accorgi di quando scosto il mio sguardo dal tuo viso?" e reagisce con rassegnazione alla risposta negativa. Ragazza mia, da questi squarci emerge una grande penna. Credimi e credici. R.

squarcio88

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Re:Metamorfosi (monologo teatrale)
« Risposta #6 il: Maggio 11, 2012, 17:24:44 »
 :rose: Grazie mille, grazie davvero  :rose:
"Il fine giustifica i mezzi? E' possibile. Ma chi giustificherà il fine?"
Albert Camus

squarcio88

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Re:Metamorfosi (monologo teatrale)
« Risposta #7 il: Maggio 11, 2012, 18:19:54 »
... perché, chi altro può entrare nella tua vita e decidere di cambiarla?
[/quote]

Cara Presenza, credo che il solo e semplice contatto con gli altri e con l'ambiente ci possa cambiare e ci stia cambiando anche in questo
preciso istante.
A mio parere noi siamo per buona parte frutto di ciò che ci circonda.
Pensa se fossimo sempre stati soli,
cosa saremmo?
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Albert Camus

Rubio

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Re:Metamorfosi (monologo teatrale)
« Risposta #8 il: Maggio 13, 2012, 12:15:20 »
Pensa se fossimo sempre stati soli,
cosa saremmo?

    Una risposta a questa domanda c'è nel libro:

Il ragazzo selvaggio dell'Aveyron
Presentazione del prof. Gian Massimo Facchini

Prezzo: 19,63 €
Autore: Harlan Lane

Casa editrice: Piccin

Anno di pubblicazione: 1989

ISBN: 88-299-0733-2

    Il libro di Harlan Lane può essere sostanzialmente diviso in due parti:
la prima parte riguarda la minuziosa descrizione di "Victor", il ragazzo selvaggio, la sua cattura, il suo arrivo all'Istituzione Nazionale per Sordomuti di Parigi e i suoi incontri con Sicard e Pinel;
la seconda parte del volume inizia con la delusione di Itard per la mancata educazione di Victor, delusione che fa sì che il medico, con grandi conoscenze (per i tempi) dell'otoiatria, si dedichi alla rieducazione di 5-6 sordomuti fra i meno gravi dell'Istituto.
    Dalla presentazione dell'edizione italiana
Prof. G. M. Facchini
Otorinolaringoiatra
Docente presso la Scuola di specializzazione in Psicologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Bologna

    da cui è stato tratto il bel film Il ragazzo selvaggio (L'enfant sauvage) 1970 diretto da François Truffaut.

   In sintesi: non saremmo niente, poco più che gattini impauriti. Prima ce ne rendiamo conto e meglio è.
Mi fanno, insieme, ridere e piangere coloro che dicono "basto a me stesso/a".
      Saluti
                                Rubio