Autore Topic: Un cadavere per... sempre  (Letto 976 volte)

senzanick61

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Un cadavere per... sempre
« il: Maggio 07, 2012, 21:34:50 »
La chiamata arrivò alle 23.54. Il maresciallo Posti lasciò squillare alcune volte e, dopo aver lanciato un'occhiataccia verso la porta dell'altro ufficio, si decise a rispondere. Rimase in ascolto un paio di minuti, perplesso. - Va bene, arriviamo subito, non tocchi nulla. - Si alzò stiracchiandosi le membra. Per nulla abituato al turno di notte, aveva dovuto far di necessità virtù. Il tenente comandante, il brigadiere e un appuntato erano costretti a letto, quella maledetta influenza aveva messo tutti in ginocchio. Varcò la soglia dell'altro ufficio e si fermò di colpo.
L'appuntato Colajanni, colui che avrebbe dovuto rispondere al telefono, era beatamente addormentato. Il capo leggermente reclinato su un lato, teneva le mani sul ventre, i piedi erano appoggiati sulla scrivania ingombra di carte. Il maresciallo si avvicinò e piantò le braccia sul ripiano con un tonfo sordo. Il giovane appuntato socchiuse leggermente gli occhi, parve guardare per un attimo il superiore e poi li richiuse. Posti serrò le labbra in un filo sottile, alzò il braccio e calò un violento pugno sulla scrivania. Alcuni fogli volarono via insieme a un paio di penne, un contenitore di graffette cadde e queste si sparpagliarono ai suoi piedi. Colajanni sobbalzò e, in precario equilibrio sulla sedia, portò tutto il peso all'indietro. La caduta fu inevitabile, le gambe scalciarono l'aria per un istante, poi schiena e nuca impattarono contro la parete. Il maresciallo represse un sorriso, un po' gli dispiaceva, ma non più di tanto in fondo.
L'appuntato si rimise in piedi con la velocità di un fulmine. Fissò Posti con imbarazzo cercando di darsi un contegno. Si lisciò i pantaloni, spazzolò via alcuni granelli di polvere dalle maniche della giacca, quindi si mise sull'attenti. - Senti guagliò... - disse Posti con tono pacato. - La prossima volta che ti becco ti faccio trasferire a Napoli o a Palermo. - fece una pausa ad effetto perché l'altro potesse assorbire meglio la minaccia. - Ti assicuro che in quelle città non avresti il tempo di dormire... - continuò. - … sei fortunato a prestare servizio in questo paese, non succede mai nulla vero?- Il giovane carabiniere annuì lentamente, poi una fitta improvvisa lo costrinse  a toccarsi il grosso bernoccolo che si stava formando.- Mettici un po di ghiaccio e preparati...- proseguì il maresciallo avviandosi verso la porta. - … sembra invece che stavolta abbiano bisogno di noi, andiamo, sbrigati guagliò! -
Il medico condotto del paese li stava aspettando davanti all'ingresso. Il suo studio fungeva anche da “obitorio” Le poche anime che rendevano grazie a dio, venivano “ospitate” nel retro, in attesa che l'impresa di pompe funebri di turno venisse a ricomporle e a prepararle per la sepoltura. Il dottore era un ometto sulla sessantina. Calvo e magro come un chiodo, gli si fece loro incontro. - Marescià...marescià...nà disgrazia...nà sventura... - Posti gli strinse la mano, era sudaticcia. - Che succede dottor Serra, si calmi e mi spieghi tutto. -
Il medico deglutì un paio di volte e fece segno di si con la testa. - Marescià... il cadavere, il ragazzo annegato ieri l'altro nel fiume... - Posti annuì mestamente. Due giorni prima avevano ripescato il corpo di un giovane sulla ventina, un ragazzo del posto. Non vedendolo rientrare per la cena, la madre ne aveva denunciato la scomparsa, era uscito per andare a pescare, aveva detto ai carabinieri. - Certo, ricordo... - disse - … che cosa è successo... - Il medico stavolta scosse violentemente la testa di lato poi, con un filo di voce disse. - Sparito... la salma è scomparsa marescià... mio dio! - Stava quasi per mettersi piangere. Il maresciallo lo prese sottobraccio e, insieme, s'incamminarono verso l'interno. - Andiamo dottore, mi faccia vedere tutto... -
Posti aveva visitato lo studio un paio di volte, e sempre da paziente. Il retro, ossia “l'obitorio” rimaneva un mistero per lui. Scoprì che si trattava di un'ampia stanza rettangolare. Due lettini in acciaio cromato ne occupavano il centro. Addossata alla parete più grande c'era la cella frigorifera, nel caso, pensò, fosse stato necessario “trattenere” le salme per qualche giorno, eventualità assai rara in ogni caso. Il dottor Serra l'aprì facendo una certa fatica, il vano era evidentemente vuoto. - Maresciallo, l'avevo sistemato personalmente... - disse - … domattina l'impresa verrà per il funerale... - Alzò le braccia al cielo in un gesto sconsolato, il maresciallo notò che un leggero tic gli faceva tremolare l'occhio destro, non ci aveva fatto caso sino a quel momento. - Colajanni! - il giovane si affrettò a raggiungerlo. - Dai un'occhiata fuori, passa dal retro e vedi se noti qualcosa di strano. - L'appuntato annuì e uscì dalla stanza. - Mi spieghi bene le azioni che ha compiuto stasera dottore,con calma... la prego. - Serra lo guardò come si sarebbe potuto guardare un bambino un po lento nell'apprendere. - Cosa vuole che abbia fatto marescià, finite le visite sono venuto nel retro a controllare, come faccio di solito. - Indicò quindi uno dei lettini. - La salma era qua sopra, ho pensato di metterla nella cella, non era necessario, ma l'ho fatto ugualmente. - Posti si avvicinò al lettino che il medico aveva indicato, lo guardò con attenzione e alzò un sopracciglio. Ripeté la stessa cosa con lo scorrevole della cella e il sopracciglio s'inarcò ancora di più. Colajanni rientrò proprio in quel momento. - Maresciallo... - disse- … non ho notato nulla di particolare all'esterno però... ho trovato questo, era vicino alla porta sul retro. - Posti afferrò l'oggetto e lo rimirò pensieroso. Il dottor Serra cercò di sbirciare ma, di qualunque cosa si trattasse, era già sparita nelle tasche del maresciallo. - Bene... - disse questi - … domattina, influenza permettendo, manderò qualcuno a fare dei rilievi,chiuda tutto e vada a riposare, per il momento non resta altro da fare. - Strinse di nuovo la mano al medico e questi lo guardò con ansia. - Ma chi... chi... - balbettò. - Non possiamo saperlo ora, avvieremo subito le indagini, stia tranquillo. Stava quindi per uscire quando si girò di colpo. A proposito, perché ci ha chiamato solo ora? Cosa ci faceva a quest'ora nello studio? - Serra attese un secondo di troppo prima di rispondere. - Avevo dimenticato dei documenti importanti, domani devo essere a Napoli, un convegno. - Appena furono in auto il maresciallo tirò fuori dalla tasca l'oggetto che aveva trovato l'appuntato. Lo soppesò per un momento poi lo ripose. - Andiamo guagliò... credo che una visita alla madre del ragazzo sia necessaria. -
Erano le 2.15 quando arrivarono davanti all'abitazione del povero ragazzo. Posti conosceva bene la famiglia. Il padre, deceduto ormai da molti anni , era stato un facoltoso imprenditore. Dopo la morte del marito la vedova aveva venduto tutto ritirandosi a vita privata. Aveva deciso di dedicare tutto il suo tempo al figlio, nato con seri problemi e di salute cagionevole. La grande villa era circondata da un giardino curatissimo. Al centro una fontana illuminata. Il maresciallo suonò il campanello e attese. Dopo qualche istante una voce metallica risuonò nel citofono. - Chi è? - Posti rimase per un attimo in silenzio. Si era aspettato una risposta seccata, o magari assonnata vista l'ora. Invece c'era un qualcosa di melodioso, di soave in quelle due parole. - Chi è? - disse ancora una volta la donna. Il maresciallo si riscosse dai suoi pensieri. - Mi scusi signora Fois, sono il maresciallo Posti, dovrei parlarle... è urgente. - Non vi fu subito risposta, ma dopo un attimo il pesante cancello elettrico si aprì con uno scatto. Dopo aver percorso un lungo vialetto lastricato, si trovarono di fronte alla villa vera e propria. Colajanni rimase a bocca aperta, il maresciallo lo incalzò spazientito. Le luci al pianterreno erano accese, la porta si aprì e la signora Fois apparve sulla soglia, indossava una lunga vestaglia di seta bianca, era incantevole. Senza dire una parola li invitò a entrare scostandosi leggermente. Il salone era immenso, sculture di ogni tipo e dimensione dominavano la stanza. La donna li oltrepassò e si fermò davanti a un elegante poltrona di stoffa. - Prego... accomodatevi... - indicando il divano di fronte. Posti si sedette e l'appuntato lo imitò goffamente, sembrava incantato dalla bella donna che aveva di fronte, ma poteva capirlo. Margherita Fois aveva passato i sessant'anni, ma nessuno l'avrebbe mai detto. La pelle era ancora fresca, solamente due sottili linee agli angoli della bocca tradivano il passare del tempo. - Signora... - cominciò a dire il maresciallo. In breve la mise al corrente dei fatti. L'antico orologio appoggiato sulla mensola del camino segnava le 2.45 quando il maresciallo finì di parlare. Margherita non aveva aperto bocca sino a quel momento, ma quando lo fece la sua espressione era cambiata. Sembrava che una spugna invisibile le fosse stata passata sul viso, la freschezza di poco prima scomparve, in quel momento dimostrò in pieno i suoi sessant'anni. - Maresciallo Posti... - il tono era ancora calmo ma si avvertiva tensione nelle parole. - … esigo che il corpo di mio figlio venga ritrovato al più presto... lo pretendo. - Posti si alzò e si mise dietro la poltrona. - Signora... è da molto tempo che non crea più un'opera?- Margherita si irrigidì e si voltò di colpo. - Cosa intende maresciallo? Perché mi fa questa domanda? - Il maresciallo si portò di nuovo sul davanti e la fissò negli occhi. - Lei è stata una grande scultrice, ha esposto opere in tutto il mondo. - fece quindi una mezza giravolta e, col braccio, indicò le sculture presenti nel salone. - Sebbene non sia un intenditore, scommetto che tutte queste sculture siano opera sua... o sbaglio? La donna si alzò e si portò accanto al camino. Prese in mano una piccola opera, una Pietà del Michelangelo in miniatura. L'accarezzò con infinita dolcezza poi disse. - Non ha sbagliato maresciallo, ma non vedo cosa c'entri questo con la scomparsa del corpo di mio figlio. - Posti si avvicinò e le tolse delicatamente la statuetta dalle mani. - Perché credo che non dovremo cercare molto lontano... perché l'ha fatto signora? - In quel momento il campanello fece sobbalzare tutti quanti. L'orologio sulla mensola diceva che erano le 3.15. Margherita fece per andare ma Posti la trattenne per un braccio. - Colajanni, vai ad aprire...apri e basta, non chiedere chi è. - L'appuntato obbedì immediatamente. Mentre aspettavano la signora Fois era tornata a sedersi in poltrona. - Francamente non capisco cosa voglia insinuare maresciallo, io... - fu interrotta da un leggero bussare alla porta. Posti fece un cenno a Colajanni che, senza esitare, la spalancò. Il dottor Serra stava ritto sulla soglia. Appena vide i carabinieri il suo volto parve afflosciarsi, perdere consistenza. - Dottore... che sorpresa! - esclamò il maresciallo. - Si... si... lo so che non ha visto l'auto di servizio, ma siamo venuti a piedi, camminare fa bene e lei dovrebbe saperlo. Venga, si accomodi, la stavamo aspettando. -
Margherita, alla comparsa del medico, aveva afferrato i braccioli della poltrona stringendoli sino a conficcare le unghie nel morbido tessuto. Fece per alzarsi ma il maresciallo le mise entrambe le mani sulle spalle. Il dottor Serra si avvicinò al divano e si sedette tenendo lo sguardo rivolto al pavimento, in attesa. Bene... - disse Posti. - La sua comparsa mi toglie i pochi dubbi che avevo dottor Serra. Non credo sia venuto fin qua per avvisare la signora. Sapeva benissimo che l'avremmo fatto noi,  ed era troppo sconvolto per telefonare, qual'è il motivo allora? - Il medico riuscì finalmente ad alzare gli occhi. - Mi dispiace... - disse con un filo di voce. - Non volevo, ma la signora mi ha offerto molti soldi, sono in difficoltà, ho dovuto accettare. - Margherita scattò dalla poltrona come una pantera, ma Colajanni fu lesto ad afferrarla.
La donna si divincolò solo per un attimo, poi si afflosciò tra le braccia dell'appuntato. Il maresciallo le andò di fronte e si tastò nelle tasche. Nella sua mano apparve un piccolo scalpello, di quelli usati dagli scultori. - Vede signora, mai portarsi appresso gli arnesi da lavoro, potrebbero andare persi, e allora si che sarebbe un dramma. - La donna lo ignorò e guardò il medico con odio, ma Posti la incalzò di nuovo. - Cosa voleva fare con questo? Voleva forse togliere la vita al nostro dottore? Le aveva chiesto ancora dei soldi? Il dottor Serra balzò in piedi. - No! - esclamò con tutto il fiato che aveva in gola. - Le ho suggerito io di portarlo, mi serviva un attrezzo e io non ne avevo. - Si lasciò andare sul divano e si prese la testa tra le mani. - Io non volevo metterlo nella cella, ma lei ha insistito, diceva che si sarebbe conservato meglio. - Grosse lacrime iniziarono a scendergli sulle guance pallide. - Quel maledetto sportello si era incastrato, riuscii ad avvisarla prima che partisse per venire allo studio, il resto lo sapete. - Al maresciallo vennero in mente le ammaccature riscontrate sullo scorrevole della cella, il lenzuolo del lettino d'acciaio completamente teso, come se nessun corpo vi fosse stato steso, da giorni, non da qualche ora. Si sarebbe conservato meglio, aveva detto la madre. - Signora Fois, dove si trova il corpo di suo figlio? - In silenzio salirono la grande scalinata. Colajanni teneva la donna per un braccio, subito dietro li seguiva il dottor Serra, il maresciallo chiudeva la fila. Quando arrivarono davanti a una porta la donna si fermò. Posti disse loro di non muoversi ed entrò nella stanza.
Appena entrò il buio lo avvolse come un manto, cercò a tentoni l'interruttore e lo trovò subito. Quando la luce invase la stanza, la scena che gli si parò davanti lo lasciò di stucco. Il corpo del giovane era disteso sul grande letto a baldacchino, era vestito di tutto punto e sembrava dormisse. Ma quello che sconvolse il maresciallo fu quello che vide al suo fianco. Il corpo mummificato di Francesco Martinelli, il marito della signora Fois, lo fissava con uno sguardo vitreo. Preso da una curiosità morbosa, Posti si avvicinò per toccarlo. Era rigido, duro come il marmo. Come folgorato da una scossa ritrasse subito la mano. Sul comodino, di fianco al letto, una pila di libri rischiava di cadere da un momento all'altro. Ne afferrò uno e cominciò a sfogliarlo, parlava di tecniche d'imbalsamazione. Lo depose lentamente e si avviò verso la porta. La pendola nell'angolo più lontano della stanza batté cinque rintocchi, la lunga notte era finita.

nihil

  • Mucchine
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Re:Un cadavere per... sempre
« Risposta #1 il: Maggio 08, 2012, 09:23:26 »
che dire...povera madre! e a parte la madre, hai scritto davvero un bel racconto poliziesco, che va via come l'olio senza inciampi. Complimenti.  ;)

Rubio

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Re:Un cadavere per... sempre
« Risposta #2 il: Giugno 02, 2012, 14:38:31 »
  Molto bello e molto ben scritto. Complimenti anche da me, Rubio

senzanick61

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Re:Un cadavere per... sempre
« Risposta #3 il: Giugno 02, 2012, 18:48:40 »
grazie a entrambi, è la prima volta che mi cimento col giallo-poliziesco, devo sicuramente migliorare alcune cose.