L'amore vero non è una ricerca per cauterizzare l'isolamento. Il vero amore è trasformare l'isolamento in solitudine. Solitudine significa purezza, significa che sei solo te stesso e nessun altro, semplicemente te stesso, basti a te stesso.
Ci sono due tipi di amore: nel primo si tratta dell'amore che provi quando ti senti isolato, senti la necessità di andare verso l'altro. Nel secondo caso si tratta dell'amore che provi quando sei in solitudine. Nel primo caso andrai in cerca di qualcosa, nel secondo cercherai di dare qualcosa. E colui che dà è un imperatore.
Se l'altro è presente, ne puoi gioire; se non lo è, gioisci lo stesso. Per l'uomo che non è in grado di vivere con se stesso l'altro è un bisogno, un bisogno assoluto poiché, quando si trova da solo con se stesso si annoia: è così annoiato della propria presenza che vuole un qualsiasi impegno con qualcun altro. E poiché è un bisogno, diventa una dipendenza. Se un uomo e una donna sono annoiati da se stessi entrambi pensano che l'altro li aiuterà a liberarsi dalla noia. Certo, all'inizio sembrerà così. Mano a mano che la relazione si stabilizzerà, i due vedranno che la noia non è affatto stata distrutta.
Finché le cose scorrono è qualcosa di bello che condividete. E se vedete che è venuto il momento di lasciarsi, poiché i vostri sentieri giungono a un crocevia e prendono strade diverse, vi salutate con profonda gratitudine per tutto ciò che avete rappresentato l'uno per l'altra, per tutte le gioie e i piaceri e tutti i bellissimi momenti che avete condiviso... e vi separate semplicemente, senza infelicità, senza dolore. Nessuno potrà garantire che due persone saranno felici di stare insieme per sempre, perché le persone cambiano. Si è simili ad un fiume, l'acqua scorre continuamente. Questo mondo è sconfinato: perché confinarlo a ciò che si prova oggi? Tenete le porte aperte, lasciate spazio a tutte le alternative.
Evitando le esperienze che la vita ti offre non crescerai mai. Devi accettare la sfida.
Quando cominci a donare amore con un profondo senso di gratitudine per tutti coloro che lo accettano, avrai una sorpresa: sarai diventato un imperatore, non sei più un mendicante che implora l'amore con una ciotola, bussando ad ogni porta. I mendicanti si chiedono amore l'un l'altro e provano rabbia e frustrazione, perché l'amore non arriva. Ma questo è inevitabile. L'amore è degli imperatori, e un uomo è un imperatore solo quando è così colmo d'amore da poterlo donare senza condizioni. E non c'è bisogno di dire una sola parola... può essere trasmesso nel silenzio più assoluto. Innanzitutto sii ricolmo di amore, poi la condivisione accadrà.
L'amore non conosce conclusioni: gli amanti finiscono, l'amore continua. Questa è la gioia dell'amore: l'esplorazione della consapevolezza. Entra in contatto con l'altro, relazionati con lui e così facendo non ti limiterai a vivere una relazione.
Quando sei assolutamente felice nella tua solitudine, quando non hai affatto bisogno dell'altro, allora sei in grado di amare. Se hai bisogno dell'altro, puoi solo usare, manipolare e dominare; non puoi amare. Oggi l'altro sta con me, domani potrebbe non starci più. Chi può predire il prossimo istante? A causa di questa paura del futuro diventi molto possessivo. Ma l'amore è assenza di possessività e dona libertà. Questo è possibile solo se il tuo amore è basato sulla condivisione e non sul bisogno.
La prima cosa da comprendere, che tu lo voglia o no, è che sei solo. Puoi cercare di dimenticarla, puoi sforzarti di non essere solo stringendo amicizie, trovando amanti, mischiandoti nella folla... ma qualunque cosa tu faccia resta alla superficie. E l'uomo non scopre mai la bellezza della solitudine proprio perché la paura glielo impedisce. La solitudine sembra quasi una morte, e in un certo senso è così: è la morte della personalità che hai creato nella folla, quando esci dalla folla, esci anche dalla tua personalità. Nella folla sai esattamente chi sei: conosci il tuo nome, il tuo titolo di studio, la tua professione. Ma quando esci dalla folla, qual'è la tua identità? Chi sei? Improvvisamente ti accorgi di non essere il tuo nome: ti è stato dato. Non sei la tua razza: che rapporto ha con la tua consapevolezza? Il tuo cuore non è né hindu né musulmano, il tuo essere non è limitato ai confini politici di una nazione. Chi sei? Così la tua personalità comincia a disperdersi. Questo è ciò che fa paura: la morte della personalità. Adesso dovrai interrogarti per la prima volta, dovrai scoprire di nuovo chi sei. Dovrai cominciare a meditare sulla domanda: “chi sono io?” E c'è il timore che potresti non essere affatto. Nessuno vuole essere un nulla, un nessuno, ma di fatto tutti sono un nessuno. Coloro che hanno raggiunto la solitudine hanno scoperto che non c'è nessuno: nessun nome, nessuna forma, ma una semplice presenza.
Nasciamo, viviamo e moriamo da soli. La solitudine è la nostra stessa natura, ma non ne siamo consapevoli. E invece di vedere la nostra solitudine come bellezza, estasi, pace e silenzio straordinari, la fraintendiamo scambiandola per isolamento. La solitudine ha una sua bellezza, grandiosità, positività, mentre l'isolamento è vuoto e negativo.
La gente ha così paura di stare con se stessa che fa ogni sorta di stupidaggini. Soltanto dopo essere entrato in sintonia con te stesso, puoi metterti in relazione: allora relazionarsi porterà molta gioia a entrambi, perché non nasce dalla paura. Una volta trovata la tua solitudine, puoi creare, coinvolgerti in tutto ciò che desideri, perché tale coinvolgimento non sarà più una fuga da te stesso. Adesso sarà una tua espressione, la manifestazione del tuo potenziale. Ma la prima cosa fondamentale è conoscere fino in fondo la tua solitudine.
Gesù ha detto: “Beato il solitario...” chi è il solitario? Una persona il cui bisogno di essere necessario è caduto, che è totalmente soddisfatta di se stessa per ciò che è. Una persona che non ha bisogno di sentirsi dire: “sei importante”. La sua importanza risiede dentro di lei, non viene dagli altri. Non la mendica, non la chiede; il suo significato nasce dal suo essere. Non è un mendicante e sa vivere con se stessa. Tu non sai vivere con te stesso. Ogni volta che sei solo, ti senti a disagio; immediatamente cominci a provare un senso di fastidio, di imbarazzo, di profonda inquietudine. Cosa fare? Dove andare? In qualunque posto, basta che incontri gli altri. Essere soli è molto difficile, perché ogni volta che sei solo perdi completamente di significato. Il solitario è una persona il cui bisogno di essere necessaria è scomparso, che non chiede alcun significato da te, dai tuoi occhi, dalle tue risposte. No! Se dai il tuo amore sarà riconoscente, ma se non lo dai, non si lamenterà e sarà felice come sempre. Che tu vada a trovarla o no, sarà sempre felice. Non puoi rendere infelice un solitario, perché ha imparato a vivere e a essere felice da solo. Nella sua solitudine basta a se stesso. Un “sannyasin”, un ricercatore del vero, è una persona che basta a se stessa, che non ha bisogno di nessuno e non è in alcun modo dipendente. Ma ciò provoca paura: a quel punto diventi inutile, tutta la tua esistenza ruota intorno al suo bisogno di te; senza di te l'altro non era nessuno, la sua vita era futile, un deserto. Solo in tua compagnia sbocciava; ma se vieni a sapere che può sbocciare nella sua solitudine, sarai turbato perché il tuo ego sarà ferito. Chi è il solitario? E' la persona in grado di vivere da sola come se fosse in compagnia del mondo intero, che si diverte con se stessa come un bambino piccolo, che è arrivata ad essere assolutamente felice con se stessa, che è in grado d'essere del tutto sola su questa Terra senza cambiare umore. Un solitario diventa in tal modo eletto, perché non desidera nulla di questo mondo. Non ne ha bisogno. Ha scelto solo il suo essere.
Un “sannyasin”... un solitario, un viandante, totalmente felice nella sua solitudine. Se qualcuno cammina a suo fianco, va bene; ma anche se qualcuno se ne va, va bene. Egli non aspetta mai nessuno, né si guarda indietro. Da solo è completo. Questo essere, questa integrità, lo trasformano in un cerchio: l'inizio e la fine. Il solitario è come un cerchio, il suo inizio e la sua fine coincidono.
La solitudine è la realtà assoluta. Si viene al mondo soli, soli lo si lascia. Solitudine, non indica che ti manca qualcuno, ma che hai trovato te stesso. Trovando se stessi, si trova il significato, il senso, la gioia e lo splendore della vita. Trovare se stessi è la più grande scoperta nella vita di un uomo, ma è possibile solo quando sei solo. Quando la tua consapevolezza non è affollata da niente e da nessuno, ma è profondamente vuota. Quando la tua consapevolezza non ha nient'altro di cui essere conscia, si rivolge a se stessa. Diventa un cerchio. Nella tua solitudine ricordi per la prima volta chi sei.
Devi riconoscere, per quanto sembri doloroso all'inizio, d'essere solo in terra straniera. Accettando questa realtà, il tuo dolore scompare, e nascosta dietro il dolore c'è la conoscenza di te stesso. E la tristezza arriva quando sei solo, e arriva per darti l'opportunità per scendere più in profondità nella tua solitudine. E' un'amica, schiude la soglia della tua solitudine eterna.
E' bellissimo essere soli, ma è bellissimo anche essere innamorati e stare con la gente. Quando stai con gli altri, godi al massimo della loro presenza, non occorre pensare alla solitudine. E quando sei stanco degli altri, passa alla solitudine e apprezzala più che puoi.
In realtà i più grandi momenti di silenzio sono seguiti dall'amore, da grande amore, da vette d'amore. E le vette d'amore sono sempre seguite da intensi momenti di silenzio e solitudine. Devi imparare a perderti e poi ritrovarti, per poi perderti ancora.
Osho - Con te e senza di te