Vi capita mai di subire un'indecisione invalidante, star lì a soppesare se davvero vorrei o non vorrei, per ore o per giorni e, poi, esser presi da una frenesia, uscire in fretta, precipitarsi e, infine, stringere tra le mani quel pacchetto: con quel cappello, quel libro, quel disco tanto desiderato e tanto resistito?
Ci sono cose su cui praticare la rinuncia non si può; le cose connesse con l'essere. Non si può cancellarsi, anche se agevolmente potremmo incolpare i tempi, gli eventi, l'altrui natura e toglierci dal ruolo di soggetto. Siamo ad un passo per varcare il confine della disumanità in nome di ineluttabili necessità. Ancora, strenuamente, resisto ma non so fino a quando ne avrò la forza. Gioco di anticipo e taglio su tutto il necessario - posso mangiare di meno, vestirmi come l'altr'anno, trascinarmi una chioma indecente - ma il superfluo no. Se mi togliete il superfluo di me che rimane?
Ci si può vendere l'anima solo per rimanere se stessi.