Autore Topic: La ragazza Ucraina  (Letto 1014 volte)

Brunello

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La ragazza Ucraina
« il: Aprile 23, 2012, 19:35:14 »
     Le soffitte hanno un fascino tutto loro, sono avvolte da un velo misterioso che le rende ai nostri occhi il luogo perfetto per tuffarci in un passato che ci appartiene ancora. Sono le fedeli custodi dei nostri ricordi. Lo strano cigolio della vecchia porta di legno bianco, mi mise i brividi, qualcosa di arcano albergava in un suono apparentemente normale. Mi aiutai con una spalla, il rigonfiamento delle mattonelle non permetteva alla porta di aprirsi del tutto. L'acre odore di chiuso mi assalì, un imponente fascio di luce rivestiva una vecchia cassapanca esaltandone le pregevoli rifiniture. Alcuni mobili ed un grosso divano erano ricoperti da larghe lenzuola, osservai con attenzione ogni centimetro della stanza, anche un minimo indizio si sarebbe rilevato utile ai fini investigativi. Qualcuno era stato in quel posto di recente, le impronte di un uomo erano chiaramente visibili sul pavimento impolverato ed una cicca di sigaretta faceva bella mostra di sè sul davanzale della finestra, la raccolsi con una pinzetta e la riposi nell'interno di una bustina.  Con gli anni, il mio sesto senso si era notevolmente sviluppato, percepivo con nitida chiarezza che l'indagine era arrivata al capolinea, l'assassino aveva i giorni contati. La cronaca del giorno era essenzialmente incentrata sull'omicidio di una giovane donna di origini ucraine assassinata con inaudita ferocia nell'interno di una lussuosa villa dove prestava servizio come collaboratrice domestica. I proprietari erano due stimati professori universitari, che il giorno del delitto appresero la notizia telefonicamente da un funzionario della polizia. Le grida esasperate della ragazza ed i colpi di pistola esplosi avevano richiamato l'attenzione del vicinato, uno dei presenti aveva tempestivamente avvisato le autorità. Il sopralluogo non faceva altro che avvalorare la mia tesi, l'assassino aveva tentato la via di fuga dai piani alti dell'abitazione, e la presenza di impronte sul vetro della piccola finestra lo testimoniavano. Terminai gli ultimi rilievi e raggiunsi i colleghi al piano di sotto. Scendendo le scale ripensai alla testimonianza di un certo Marco Paoloni, operatore ecologico residente nella zona, a sua detta, l'età della persona che vide scendere aggrappandosi alle tubature, si aggirava intorno ai 25 anni ed era chiaro di carnagione. Pare che indossasse qualcosa di simile ad una tuta da meccanico. Osservai il fotografo scattare le ultime foto, il collega della scientifica aveva evidenziato delle tracce biologiche sul corpo della donna, e cercava di recuperare i piccoli frammenti. Non c'erano segni evidenti di forzature alla porta ed alle finestre, ciò lasciava presupporre che l'assassino conoscesse la vittima, o che quest'ultima si fidasse di lui. Pensai al classico delitto passionale, e la prima cosa da fare era indagare tra le amicizie della vittima. Lasciai la villa e mi diressi al commisariato, il cielo era plumbeo e qualche gocciolina di pioggia rigava il parabrezza dell'auto di servizio. Mi precipitai al laboratorio della scientifica e consegnai la cicca di sigaretta che vavevo reperito in soffitta per ricavarne il Dna. Presi un caffè al distributore automatico, accesi una sigaretta e annotai sul notes tutto ciò che avrei fatto da quel momento in poi. Avrei dato la priorità ad un sopralluogo nell'appartamento della vittima, dai documenti che avevo esaminato risultava che la donna si chiamasse Daynoiskee borreendich  e vivesse in un quartiere popolare di Roma. Mi ritrovai dinanzi ad un agglomerato di condomini dall'identico colore, parcheggiai la macchina e mi diressi verso un gruppetto di donne che discutevano tra di loro, mostrai la foto della ragazza nella speranza che qualcuno di loro la riconoscesse. Quello doveva essere il mio giorno fortunato, pensai, una delle signore, quella più anziana, abitava nello stesso condominio della vittima. Non seppe dirmi molto di lei, a quanto pare tra loro non c'era altro che il classico scambio di saluti e la parolina detta a mezz'aria. Riuscii in compenso ad avete il nominativo e l'ubicazione della sua migliore amica, che stando alle indicazioni della donna, avrei raggiunto in pochi minuti, e per mia fortuna a piedi. Era un piccolo palazzotto dai colori accesi, mi avvicinai al citofono e bussai nella speranza di ricevere una risposta. La signora era in casa, m'invito a salire dandomi indicazioni più precise riguardo il piano e la scala da seguire. La trovai sul pianerottolo ad attendermi, aveva l'aria confusa, e lo sguardo di chi ha intuito qualcosa ma spera di sbagliarsi. Sorseggiando del caffè, la resi partecipe della disgrazia, una lacrima le rigò il volto, era visibilmente addolorata per l'accaduto, rimase in silenzio per qualche secondo poi diede libero sfogo ai suoi pensieri. Mi raccontò che la giovane vittima, era da qualche mese legata ad un conterraneo, un certo Mitiech, dipendente presso un rivenditore di auto nuove ed usate in qualità di meccanico specializzato. Per un attimo ebbi l'impressione di riascoltare le parole del primo testimone, nella sua testimonianza mi parlò di un ragazzo con la tuta da meccanico. Pare che le continue liti fra i due fossero motivo frequente di discussioni nelle riunioni condominali, in qualche caso dovettero intervenire i servizi pubblici. Ringraziai la signora per le utilissime informazioni che mi aveva gentilmente fornito, e mi avviai verso la mia vettura. Era più che evidente che il compagno della vittima sarebbe presto entrato nel registro degli indagati, ora come ora, era però di vitale importanza una lunga chiacchierata con il presunto assassino. Grazie alle informazioni dei colleghi, che contattai via radio, ebbi in tempi brevi l'indirizzo del concessionario presso il quale lavorava l'ucraino. Raggiunsi il rivenditore con facilità estrema, grazie all'ubicazione periferica. Dalla vetrina guardai con interesse gli ultimi gioiellini della BMW, sapevo di non potermeli permettere, ma niente mi poteva impedire di sognare. Entrai all'interno della concessionaria, un impiegato in giacca e cravatta si diresse verso di me, mi aveva certamente scambiato per un cliente, in effetti ero in borghese, stava per rivolgermi la parola, quando si udirono due persone discutere in modo  concitato, subito dopo uno sparo. Corsi verso l'ufficio dal quale proveniva lo sparo, impugnai la pistola e con un calcio energico spalancai la porta, il ragazzo era visibilmente scosso, teneva l'arma puntata verso un uomo di mezz'età, presumibilmente il suo datore di lavoro. L'uomo stringeva tra le mani tremanti una grossa quantità di banconote, propabile motivo della disputa, ed era in procinto di consegnale al dipendente. Il mio brusco ingresso spinse il ragazzo a voltarsi verso di me, aveva gli occhi lucidi e spalancati, era senza ombra di dubbio il più spaventato di noi tre, gli intimai di lasciar cadere ai suoi piedi l'arma, cosa che fece quasi d'istinto. Si lasciò cadere su una poltrona, portò le mani verso il viso,  ed iniziò a piangere pronunciando parole a noi incomprensibili. Mantenni la calma, con la mano sinistra presi il cellulare dalla tasca della giacca ed avvisai la centrale, intanto il resto degli impiegati guardavano impietriti la scena. Dopo il delitto, il ragazzo, resosi conto della gravità dell'accaduto, aveva proggettato una fuga all'estero, per far fronte alle enivitabile spese di viaggio, aveva preteso del denaro dal proprietario della concessionaria, ma la cosa era degenerata. La sirena della volante iniziò ad echeggiare, era ormai imminente l'arrivo degli agenti. Guardai l'orologio, era più tardi del previsto, mi ricordai dell' impegno che avevo preso con Cinzia, per un attimo sentii il suo profumo, sentii che qualcosa mi bruciava il petto. Guardai ancora una volta il ragazzo, capii che era lui la ragione del mio improvviso malessere, era giovane, maledettamente giovane per finire una parte della sua vita nell'interno di una cella aungusta. Poi pensai alla ragazza, ed un rivolo di sudore attraversò la schiena. Lo squillo del telefonino mi riportò alla realtà, guardai il monitor, era Cinzia, la mia dolce Cinzia.
« Ultima modifica: Maggio 01, 2012, 18:54:06 da Brunello »

Rubio

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Re:La ragazza Ucraina
« Risposta #1 il: Aprile 23, 2012, 19:50:01 »
Bello come sempre. Ma perchè in Horror, unica sezione che avevo saltata, essendomi piegato anche a Fantasy? c'è un messaggio subliminale (politico) che vuoi trasmetterci? la realtà è orribile? questo è solo vecchio realismo dai tempi di Dickens. Saluti
                                     Rubio

Brunello

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Re:La ragazza Ucraina
« Risposta #2 il: Aprile 23, 2012, 21:16:49 »
Il genere esatto è  ''poliziesco,,, che purtroppo non è presente nel forum. Non mi sembrava giusto inserirlo in altre sezioni e rubare spazi agli altri utenti, il più vicino al genere minè sembrato questo. Grazie per averlo commentato.

presenza

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Re:La ragazza Ucraina
« Risposta #3 il: Aprile 23, 2012, 22:29:06 »
Interessante racconto poliziesco... gli unici che seguo però sono quelli del "Commissario Coliandro" con la sfumatura ironica e divertente.

Brunello

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Re:La ragazza Ucraina
« Risposta #4 il: Maggio 01, 2012, 18:44:21 »
Interessante racconto poliziesco... gli unici che seguo però sono quelli del "Commissario Coliandro" con la sfumatura ironica e divertente.
Molto bello, lo seguo anch'io.

nihil

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Re:La ragazza Ucraina
« Risposta #5 il: Maggio 03, 2012, 14:33:06 »
ottimo poliziesco con un finale umano nelle riflessioni del protagonista. Difficile vedere solo il colpevole, dentro di  lui c'è sempre un'anima.

Brunello

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Re:La ragazza Ucraina
« Risposta #6 il: Maggio 08, 2012, 16:29:04 »
ottimo poliziesco con un finale umano nelle riflessioni del protagonista. Difficile vedere solo il colpevole, dentro di  lui c'è sempre un'anima.
Grazie

ninag

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Re:La ragazza Ucraina
« Risposta #7 il: Maggio 08, 2012, 20:37:22 »
Bello, il tuo poliziesco, tiene il lettore incollato!!

Brunello

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Re:La ragazza Ucraina
« Risposta #8 il: Maggio 23, 2012, 18:04:40 »
Bello, il tuo poliziesco, tiene il lettore incollato!!
Grazie' :rose: