La nascita di Lucilla fu un evento eccezionale: nacque da una conchiglia rosea e madreperlata. Fu raccolta da un anziano pescatore che subito l’adottò.
Lucilla crebbe serena tra il sale del mare e gli odori del rosmarino e del mirto che circondavano la sua casa vicino alla spiaggia. I suoi capelli erano lunghi, neri e lucenti e la sua pelle bronzea emanava profumo di mare.
Aveva vent'anni quando il pescatore morì, ma prima di spirare le disse:”Ti lascio la mia rete da pesca: anche se non ti ho mai insegnato ad usarla, so che può esserti utile nella vita!” Lucilla non capì cosa avesse voluto dire il pescatore, ma prese la rete con sé e partì.
Non sapeva cosa fare, non sapeva dove andare, ma sentiva che doveva, doveva mettersi in viaggio.
Girò strade di città e strade di montagna lavorando qua e là per sopravvivere. Con sé portava sempre la rete, senza sapere cosa farne. Una sera, una sera d’estate, la luna splendeva nel cielo in tutta la sua rotondità. Lucilla la guardava persa nei suoi pensieri fatti di sogni lontani, di ricordi del cuore e problemi del domani. Lucilla guardava la luna e la luna guardava Lucilla. I loro grandi occhi sembravano parlarsi appassionatamente come due teneri amanti che ancora non hanno scoperto il loro cuore l’uno all’altro. Rimasero così per lungo tempo fino a quando Lucilla si decise: prese la rete da pesca, la distese davanti a lei, poi, fatta roteare, la lanciò con quanta più forza poteva verso la luna.
Così Lucilla riuscì ad imbrigliarla nella rete e la tirò giù. La luna cadde e si spaccò in due parti come un grande uovo. Vi uscì un giovane, vestito come un principe, dallo sguardo innamorato che si perse in quello di Lucilla.
I due innamorati passarono insieme la notte, poi, al mattino, il principe entrò nella luna e Lucilla liberò la grande sfera che salì subito in cielo.
Tutto ciò si ripeté per diverse notti dove Lucilla viveva la sua felicità notturna. Ma il suo carattere lentamente cambiava: gli amici ed i conoscenti non riuscivano più ad attraversare i suoi pensieri.
Di giorno in giorno, di notte in notte, i suoi capelli, neri e lucenti, si ammantavano di una leggera polvere argentata. Era come se Lucilla non ritrovasse più, alla luce del giorno, la strada verso i suoi desideri, le sue aspirazioni, i suoi progetti.
Un mattino, mentre stava lavorando vicino al mare, sulla superficie dell’acqua le increspature delle onde disegnarono il volto del vecchio pescatore. Lucilla lo vide e lo sentì parlare al suo cuore:”Che ti succede? Quale rotta del mare ha preso la barca della tua anima? E questa polvere argentata che tutta ti ricopre ti concede la felicità?” Lucilla non riuscì a rispondere ma le lacrime cominciarono a rigarle il viso. Le onde del mare erano tornate tranquille, ma Lucilla era rimasta turbata e si chiedeva se davvero fosse felice di quell’amore immerso nel buio della notte. Decise di non pescare più la luna per qualche notte. Riuscì a sentire anche le voci preoccupate dei suoi amici, ma tutto le appariva lontano, come di un altro mondo.
Provò a cercare un lavoro fisso in cui potersi immergere.
Cambiò città.
Prese a cavalcare alla sera lungo i campi arati.
Ma tutto ciò sembrava solo far ribollire la sua ansia. Finché una sera, ormai delusa, prese la rete ed imbrigliò la luna. Quando il grande uovo si ruppe, uscì di nuovo il principe che le sorrise. Lucilla sentì l’angoscia pressarle la gola: doveva prendere una decisione. Si alzò, prese per mano il principe e andò con lui al centro dell’uovo. Poi con un gesto fulmineo liberò la luna dalla rete. L’astro celeste salì al cielo e lì per terra non rimase che una vecchia rete da pesca con un po’ di polvere argentata. Di Lucilla non se ne seppe più niente, ma nelle notti di luna piena il mare da cui era nata sembra alzarsi nel tentativo di imbrigliarla e lei, la luna, lo guarda con una strana espressione di pace, dove la gioia e la tristezza si mischiano nel pallore argentato.